Fosso della Noce, obiettivo messa in sicurezza

Presentata l’idea progettuale dei tecnici incaricati dal Comune di Sassari. Dure le critiche dell’opposizione. Brianda: «No allo scempio»

Sassari. Mettere in sicurezza la valle del Fosso della Noce, classificata come ad alto rischio idrogeologico. È l’obiettivo del progetto di intervento elaborato dall’Amministrazione comunale e illustrato mercoledì mattina ai consiglieri della Commissione Lavori pubblici presieduta da Manuel Alivesi dai tecnici incaricati. Un’idea progettuale che, oltre al no delle opposizioni nell’Assemblea Civica, ha trovato in città una ferma opposizione da parte di comitati civici e di quartiere, che hanno assistito alla seduta, eccezionalmente convocata in aula consiliare. In apertura è intervenuto l’assessore ai Lavori Pubblici Carlo Sardara. «Il Comune ha a disposizione venti milioni di euro per opere di mitigazione del rischio idraulico in città per realizzare interventi come questo nel Fosso della Noce – ha detto l’esponente della Giunta Campus –. È uno scenario di risoluzione della problematica in questione che ha un carattere puramente tecnico, tutto in continuità con le progettazioni precedenti». Come noto, è stato ribadito, il Fosso della Noce è un collettore potenziale di una grande massa d’acqua. Con l’intervento presentato mercoledì si vuole attuare un collegamento idrico dalla parte alta fino a valle, verso l’Eba Giara. Del resto, l’acqua era libera di scorrere prima del processo di edificazione del Novecento. Oggi non si può passare in un alveo naturale di fatto chiuso e cementificato in alcuni punti e interrotto dai due terrapieni di viale Trento e viale Trieste. In realtà, l’idea progettuale presentata alla Commissione è solo al primo step della procedura prevista dalle normative in vigore per le situazioni di rischio idrogeologico. Servirà insomma anche l’approvazione degli uffici della Regione.

Il presidente Manuel Alivesi e l’assessore Stefano Sardara

«Si tratta di uno tra i tanti interventi per i quali sono in corso diverse progettazioni finalizzate alla mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale. In una zona così antropizzata come il centro città il rischio assume connotati importanti, per la presenza di molte abitazioni», ha spiegato l’ingegner Fabio Spurio, dirigente del settore Infrastrutture del Comune di Sassari. L’intervento nel Fosso della Noce ha ricevuto due finanziamenti, uno ministeriale di 5 milioni di euro e un altro regionale, per la parte progettuale, di 460mila euro. L’intervento è stato poi inserito dal Ministero nel Pnrr e questo ha consentito di seguire una procedura di appalto integrato complesso, ovvero l’affidamento congiunto della progettazione definitiva e dei lavori, con il termine per la scadenza delle offerte per metà mese.

I dettagli del progetto sono stati illustrati dall’ingegner Fabio Cambula, del raggruppamento per la progettazione preliminare, che comprende anche un geologo e altri tecnici specializzati in geotecnica. «Il pericolo idraulico è certificato dal 2012, quando fu fatto il primo studio di dettaglio in esecuzione del piano di assetto idrogeologico previsto dalla Regione. Da 26 anni mi occupo della materia e applichiamo le norme in maniera rigososa, insieme ai criteri presenti in letteratura rispetto ad eventi eccezionali», ha precisato Cambula. Si tratta di eventi di cui magari non c’è memoria recente, ma che potrebbero accadere in un periodo compreso tra i 50 e i 500 anni. Da ultimo però, a causa dell’aumento generalizzato delle temperature e delle modifiche nel clima, qualcosa è cambiato, anche in Sardegna. Eventi un tempo eccezionali oggi lo sono di meno, come le alluvioni a Capoterra, Olbia e Bitti degli anni recenti. «Il progetto che siamo stati chiamati a proporre è perfettamente integrato in un quadro anche normativo», ha proseguito l’ingegnere.

Gli ingegneri Spurio e Cambula

Ma come potrebbe essere realizzato il canale nel Fosso della Noce? La larghezza è nota da settimane, tanto che i comitati civici insistono proprio su questo aspetto impattante parlando di “canalone”: sette metri, con 2,5 metri per una pista di servizio che potranno essere convertiti in una (eventuale, è solo un esempio, è stato detto) pista ciclabile. L’obiettivo è creare una linea di deflusso nella quale far convergere l’acqua fino a raggiungere il rio San Giovanni nella Valle del Rosello – Eba Giara. Per legge è in ogni caso vietato fare canali tombati, perché – questa la spiegazione tecnica – quando si va in pressione il cemento armato esplode. «Siamo obbligati a eseguire una sezione a cielo aperto, con criteri di ingegneria naturalistica (da oltre 15 anni bisogna usare criteri di minimo impatto ambientale). Abbiamo limitato al minimo il calcestruzzo, utilizzato esclusivamente dove c’è già, come in corrispondenza dei parcheggi – ha detto ancora Cambula –. È inoltre prevista una tecnica, costosa ma meno impattante, come quella delle microgallerie che passeranno sotto i due terrapieni riducendo al massimo il ricorso a terra da scavo e senza interrompere il traffico. Abbiamo già la disponibilità di una ditta che accoglierà il materiale ricavato dalle trivellazioni: non andrà quindi in discarica ma da un privato, con l’Amministrazione che potrà risparmiare per il trasferimento».

La linea di deflusso si connetterà a valle con un’opera del 2000, un canale interrato che passa sotto viale San Francesco per giungere fino al rio San Giovanni. Ci saranno inoltre spazi privilegiati come il vivaio comunale sotto viale Trieste che verranno valorizzati.

Mariano Brianda

Dure le critiche dall’opposizione di centrosinistra. A dare fuoco alle polveri è stato Mariano Brianda, che non si è tirato indietro e ha accusato senza mezzi termini la Giunta di avere già deciso tutto. «Stiamo celebrando una giornata di resistenza popolare contro uno scempio del territorio – ha detto l’ex candidato sindaco, sottolineando la presenza in aula di cittadini –. Stiamo distruggendo una valle fortemente identitaria per Sassari e non riesco a capire perché. Speravo che lei, assessore, venisse a dire in questa commissione una sola cosa: abbiamo deciso di ritirare questa pratica. L’intervento che ci avete presentato è decisamente fuori misura. Da questa soluzione prospettata sembra derivi più una pista da bob o un fiume per canoe per le prossime olimpiadi. Si spendono poi cinque milioni, un decimo di quanto si fa per la continuità territoriale. Il rischio idrogeologico è rappresentato dalla presenza di due “dighe” (i terrapieni di viale Trento e viale Trieste, ndr) che sarebbe sufficiente superare con altrettanti sottopassi. Nel Fosso della Noce non c’è nessun rio che scorre». C’è poi una questione di metodo. «Una pratica simile non può passare in Consiglio a colpi di maggioranza, come è stato. Occorre insomma che venga rivista e si fermi l’iter burocratico. Coinvolgiamo anche l’Università che si è dichiarata pronta a fornire progetti alternativi per preservare una vallata fortemente identitaria. Facciamo passare Sassari come città intelligente, con un parco urbano meraviglioso, e non come la città dello sfascio e della distruzione».

Nette anche le parole di Fabio Pinna (Pd): «Samo qua in funzione di una azione popolare che con grande coraggio si è presentata negli ultimi venti giorni. Solo adesso è stata convocata la commissione con assessore e tecnici in audizione. La ritengo una deprimente limitazione della volontà popolare, perché il processo partecipativo è completamente saltato. È un po’ una bomba sganciaa da un aereo che non può essere fermata. E allora “No al canalone” dei comitati civici è un no deciso al metodo Campus». «Questa Amministrazione ha la capacità di nascondersi dietro i tecnici. Chiedo: per la mitigazione del rischio idrogeologico questo era l’unico progetto fattibile? Non si è discusso con la città».

Soddisfazione invece da parte dei commissari di maggioranza. «È un progetto multidisciplinare. Quanto può valere la sicurezza di un quartiere e degli abitanti? È quantificabile in cinque milioni di euro? Certo non siamo a Olbia, ma le condizioni climatiche hanno stravolto la nostra normalità – ha detto Grazia Di Guardo, interrotta da un paio di “Vergognati!” –. A Sassari dobbiamo prepararci a eventi estremi, non prevederli. Ho visto il progetto preliminare di un’opera perfettamente calibrato. Non accetto parole come bomba o scempio, espressioni violente, come violenta è questa campagna contro». «Vivo a Palmadula e non conosco la valle… – ha spiegato poco dopo Enrico Sini –. Sento parlare di necessità di partecipazione, tutte belle cose. Il nostro obiettivo è togliere il vincolo di dissesto idrogeologico nella valle. Attualmente chi vuole riparare un muro di casa non può farlo perché servono mille pareri. I tecnici hanno solo fatto un bel lavoro». «Provo grande rispetto per i cittadini qui presenti, ma la discussione va spostata sul piano tecnico, tralasciando l’aspetto politico», ha detto infine Federico Sias (M5S).

Luca Foddai

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