Un galà pucciniano per Matteo Desole

Il tenore sassarese ha trascinato il pubblico del Teatro Comunale per l’evento del primo dell’anno. Con lui il soprano Francesca Pusceddu e, alla direzione, Francesca Tosi

Sassari. Il 2024 sarà l’anno dedicato ai cento anni dalla morte di Giacomo Puccini. Tanti eventi non solo musicali lo celebreranno in Italia, un po’ meno fuori dal nostro Paese. Va però detto che il compositore lucchese rimane uno dei più rappresentati nei teatri d’opera del mondo, in particolare con Tosca, La Bohème e Madama Butterfly, a cui si aggiunge Turandot, l’ultimo capolavoro rimasto incompiuto. Musica che con termini a noi più vicini possiamo classificare come nazionalpopolare (e proprio di “musica zuccherata” parlava lo stesso Puccini, preoccupato che il pubblico si stancasse delle sue melodie, che inseriva in partiture in realtà pervase da stilemi di derivazione wagneriana a partire dalla soluzione del leit-motiv, per approdare infine a uno stile del tutto personale), specchio del resto di un’epoca, quella verista a cavallo tra Ottocento e Novecento che vedeva la scuola musicale italiana chiusa nei confini della lirica, mentre nel resto d’Europa, non solo nei paesi di lingua germanica, aveva ripreso a svilupparsi con felici esiti la musica strumentale (Mahler, Debussy, Satie, Rachmaninov, Ravel, Richard Strauss, solo per citare qualche nome). Puccini del resto chiude la storia della grande lirica italiana. Dopo Turandot nessun nuovo titolo rimane nel repertorio dei teatri lirici. Gli anni pucciniani andrebbero quindi analizzati un po’ più nel dettaglio proprio per capire meglio uno snodo della storia della musica.

Bene, senza dubbio, ha fatto l’Ente Concerti Marialisa de Carolis a proporre al pubblico sassarese un “galà pucciniano” per il primo dell’anno. Scontata l’etichetta di Concerto di Capodanno, espressione invero un po’ abusata: di Concerto di Capodanno vero e proprio, ci sia concesso, ne esiste solo uno, quello di Vienna, che incarna lo spirito di festa della giornata, con l’infinito repertorio danzante della famiglia Strauss, ottimamente interpretato dai mitici Wiener Philharmoniker (compagine dall’eccelsa qualità sonora), che negli anni hanno chiamato sul podio della Goldener Saal del Musikverein il meglio dei direttori d’orchestra del momento,  bacchette del calibro di Karajan, Maazel, Abbado, Kleiber, Ozawa, Barenboim, Mehta, Muti, Pretre, Jansons e tanti altri.

A Sassari da tempo non si vedeva un concerto di musica classica per il primo dell’anno. Una tradizione che nel tempo si è persa. Eppure tra la fine dell’Ottocento fino a Novecento inoltrato in piazza d’Italia era presente, sotto Palazzo Giordano, un piccolo palco (non era un vero e proprio palcoscenico) dove trovava spazio un’orchestra che suonava brani per festeggiare l’arrivo del nuovo anno. A dirigere i musicisti in piazza interveniva spesso, proprio per Capodanno, il compositore sassarese Luigi Canepa, figura di riferimento del mondo musicale cittadino di quegli anni. L’idea, partita dall’Amministrazione comunale (che ha sostenuto economicamente l’evento) e subito accolta dall’Ente Concerti, è stata allora quella di riprendere questa tradizione. Un passaggio sottolineato dal direttore artistico del de Carolis, Alberto Gazale, che poco prima del galà è salito sul palcoscenico per salutare il pubblico e ringraziare, chiamandolo al microfono, il sindaco Nanni Campus.

Al di là dei termini, l’evento di lunedì scorso al Teatro Comunale ha registrato un indubbio gradimento. Anche questo in realtà abbastanza scontato: negli anni l’Ente ha proposto altri concerti, anzi, recital, dello stesso taglio nazionalpopolare, incentrati su uno o due cantanti affermati con l’immancabile Puccini in programma. Stavolta la voce di assoluta qualità, anche internazionale, era quella di Matteo Desole, tenore sassarese che calca i palcoscenici dei grandi teatri internazionali, allievo della divina Raina Kabaivanska. Ad affiancarlo Francesca Pusceddu, soprano cagliaritano che al Comunale di Sassari ha già cantato anche nella stagione lirica appena conclusa, seppure in parti non da protagonista (Berta in Il barbiere di Siviglia, nelle stagioni precedenti è stata Zerlina in Don Giovanni e prima ancora in La vedova allegra e Cenerentola).

Il programma eseguito, apprezzatissimo dal pubblico, come detto, comprendeva gli attesi e celebri brani pucciniani, da “E lucevan le stelle” da Tosca a “Nessun dorma” da Turandot, da “Quando men vo” e “Che gelida manina” da La bohème a “O mio babbino caro” da Gianni Schicchi. Più altre arie: “Avete torto” ancora da Gianni Schicchi, “Chi il bel sogno di Doretta” da La rondine, “O soave fanciulla” da La Bohème, “Signora ascolta” da Turandot. In più, un paio di brani strumentali, come “La tregenda” e “L’abbandono” da Le Villi e l’altrettanto celebre Intermezzo da Manon Lescaut.

Ovazione per il sassarese Matteo Desole, che ha trascinato il pubblico nel “Nessun dorma”. Bella voce e grande presenza scenica (si capisce quanto il mondo vocale pucciniano gli sia particolarmente congeniale) per lui, non servono altre definizioni. Buona anche l’interpretazione di Francesca Pusceddu, applauditissima pure lei.

L’Orchestra dell’Ente, apparsa un po’ rinnovata rispetto al solito (si suonava del resto il 1° gennaio, non tutti erano disponibili), è stata ben guidata da Francesca Tosi, direttrice musicale di palcoscenico dell’Ente Concerti ed esperta direttrice di cori negli enti lirici). Una scelta insomma fatta in casa e che ha dato un esito convincente.

È mancato il tutto esaurito, che sembrava certo dopo le comunicazioni sui social dell’Ente dei giorni precedenti: parecchi posti sono rimasti curiosamente vuoti. Qualcosa non ha infatti funzionato nella distribuzione dei biglietti (tutti gratuiti) iniziata un mese prima. Tanto che, così è stato spiegato poco prima dell’inizio del galà, diversi posti nelle primissime file sono risultati assegnati due volte e parecchi spettatori “dirottati” all’ultimo momento in galleria.

Pubblico sassarese in visibilio, si diceva, con tanto di standing ovation finale, come si usa nelle sale da concerto del nord Europa. Il galà interamente pucciniano alla fine però non era tale; due i bis, meno riusciti rispetto al programma ufficiale della serata, “Libiamo nei lieti calici” da La Traviata di Verdi e una coraggiosa “Marcia di Radetzky” di Johann Strauss padre, che siamo abituati ad associare al Neujahrskonzert viennese. Spontaneo, come era facilmente prevedibile, il battimani cadenzato degli spettatori.

Una bella serata di musica quindi, per un galà pucciniano che a livello nazionale è stato il terzo della giornata, preceduto di qualche ora infatti da altri due eventi, uno dei quali a Firenze, “Grazie, Puccini!”, con l’Orchestra Sinfonica della Toscana.

L.F.

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