Michele Solinas (Riformatori): «Noi sempre coerenti con le nostre idee»

Intervista al candidato al Consiglio regionale. «La nostra attività è frutto di un progetto, per il presente e per il futuro e che viene dal passato»

Michele Solinas

Sassari. Michele Solinas, sassarese, segretario territoriale dei Riformatori, imprenditore e amministratore di una società di consulting, è candidato nel collegio di Sassari alle elezioni del 24 febbraio per il rinnovo del Consiglio regionale nella lista dei Riformatori Sardi, nell’ambito della coalizione di centrodestra, civica e sarda che sostiene Christian Solinas alla Presidenza della Regione.

Michele Solinas, perché si propone agli elettori?
«Dopo tanti anni di passione e di attività politica e di formazione politica all’interno di un gruppo storico ormai per la Sardegna ho ritenuto che fosse venuto il momento di porre la mia esperienza al servizio della comunità. Soprattutto dopo anni di intenso lavoro e dopo avere costruito una squadra giovane, professionalmente – ritengo – adeguata e con l’idea di prospettive future. Penso sia necessario che esca vincitrice dalle urne una generazione politica che possa guardare al futuro, perché lo sente proprio, e al presente, perché lo sente ancora di più vista la situazione generale. Questo non significa rottamare tutti gli esponenti delle classi politiche degli ultimi anni. Certamente, la responsabilità non è di coloro che non c’erano».

Voi Riformatori Sardi siete sempre rimasti nella coalizione di centrodestra.
«Ho l’onore di rappresentare nel territorio del nord ovest della Sardegna un partito che è autonomista per antonomasia, i Riformatori Sardi. Che sono sempre stati coerenti nella collocazione politica nel centrodestra».

Negli ultimi anni avete sostenuto, anche con importanti riscontri tra i sardi, il tema dell’inserimento del principio di insularità in Costituzione e la questione delle accise.
«L’insularità ricomprende anche tante altre battaglie che abbiamo portato avanti come quella sulle accise. In particolarità, l’insularità per noi è stata la madre di tutte le battaglie. Alcuni ci hanno rimproverato un anno e mezzo fa dicendoci “dove state andando?” “non è una questione mediatica”. Non so quanto poi alla fine sia mediatica o elettoralmente efficace. Certamente l’ottenimento dell’inserimento del principio dell’insularità in Costituzione sarà efficace per tutti i sardi, senza distinzioni. La nostra attività è frutto di un progetto, per il presente e per il futuro e che viene dal passato».

E i problemi di Sassari, dai trasporti alla sanità, non solo la recente vicenda del Policlinico?
«Nel mio messaggio elettorale io scrivo principalmente ‘trasporti, sanità, territorio’. Vogliono dire che questi temi costituiscono certamente una quota importante del bilancio e anche della socialità, della necessità di una nuova coesione al livello di territorio. Faccio un ragionamento semplice e pratico: se noi curiamo qualcuno che può essere curato in due giorni in quindici giorni quella persona non può andare a lavorare. Perdiamo soldi, tempo e stato d’animo delle persone. Prima di tutto c’è il paziente, che può stare bene se gli operatori che lo devono seguire sono nelle condizioni ideali per poter lavorare. Le risorse le possiamo recuperare rendendo il sistema più efficiente, qualità vuol dire risparmi, non invece tagli lineari. È vero anche che comunque la nostra situazione a Sassari non può che dipendere dal rilancio dell’efficientamento di tutto ciò che fa parte del motore trainante di questo territorio. Un modello di sviluppo non c’è e ce lo dobbiamo insomma inventare. Quindi, lavoriamo sull’università, sulla sanità, sui trasporti. Sono intervenuto diverse volte sul porto e sull’aeroporto e sul collegamento col territorio. Le vicende degli ultimi anni sono sotto gli occhi di tutti, probabilmente siamo stati anche presi in giro attraverso false promesse. C’è rimasta probabilmente solo la speranza. Io ritengo che la generazione che ha interesse reale per il futuro oltre che la speranza possa avere la voglia di invertire la rotta. Però non possiamo fare a meno di una qualità di classe dirigente e di classe politica che fino ad ora certamente non c’è stata, per lo meno nella misura adeguata alle esigenze del territorio». (lufo)

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