Al Museo della Tonnara di Stintino il reliquiario di San Basilio

Illustrati i risultati delle analisi condotte dall’Università di Sassari. «Un mistero affascinante», secondo don Francesco Tamponi, incaricato regionale della Cei

 

 

ReliquiarioSanBasilioStintino. È stato presentato nei giorni scorsi al Museo della Tonnara di Stintino il reliquiario di San Basilio, custodito dai Padri Francescani di Oristano e costituito da un cranio umano adulto ben conservato, e da una teca d’argento, opera datata 1456. La conferenza ha messo in luce i risultati delle analisi condotte finora dagli specialisti dell’Università di Sassari. I Padri Francescani di Oristano hanno dato il via al progetto Bioarcheologico sulla reliquia del santo, che ha preso le mossa nel 2013, con la ricognizione del materiale scheletrico.

«È un mistero affascinante quello legato al reliquiario di Oristano – ha dichiarato don Francesco Tamponi, incaricato della Conferenza Episcopale regionale per i Beni Culturali Ecclesiastici e per l’Edilizia di Culto in Sardegna –, un’opera straordinaria che all’ultima analisi ha rivelato una serie di dati inediti».

Secondo gli studi condotti dal microbiologo Salvatore Rubino, del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Sassari, e da Luca Bondioli, responsabile della sezione di Antropologia e Archeozoologia del Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” di Roma, si tratta di un individuo adulto, di sesso maschile, la cui età è compresa tra i 25 e i 50 anni. Quest’ultimo dato escluderebbe con sicurezza l’attribuzione del reperto a San Gregorio di Nazanzia, tesi sostenuta da una recente rilettura di Salvatore Cosentino.

«Analisi future permetteranno la scoperta di ulteriori dettagli: la data di morte, l’origine geografica e perfino la fisionomia», spiega Salvatore Rubino, responsabile del gruppo internazionale di Bioarcheologia che svolge analisi sul Dna antico, e che, solo per fare un esempio, ha studiato il Dna di uno degli eroi di Mont’e Prama.

L’analisi al Carbonio 14 permetterà di determinare l’epoca di morte dell’individuo, mentre l’analisi del dna antico permetterà non solo di confermare la diagnosi di sesso, ma sarà anche possibile confermare o confutare l’eventuale provenienza geografica del reperto.

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