A Sassari il canto dei King’s Singers

Lunedì scorso al Teatro Verdi applauditissimo concerto del prestigioso gruppo vocale a cappella britannico, uno dei migliori del mondo

Sassari. Un concerto che sicuramente resterà nella memoria di chi ha avuto la fortuna di esserci. Lunedì sera, al Teatro Verdi, i King’s Singers, uno dei gruppi vocali a cappella più famosi al mondo, hanno incantato il pubblico (con pieno merito, va aggiunto). La loro grande abilità interpretativa mai sopra le righe e al contempo trascinante ha strappato applausi e una standing ovation finale, davvero inusuale per Sassari (è più comune nei paesi anglosassoni e germanici). I sei cantanti britannici (ecco i loro nomi: i controtenori Patrick Dunachie e Edward Button, il tenore Julian Gregory, i baritoni Christopher Bruerton e Nick Ashby e il basso Jonathan Howard), e chiamarli cantanti è fors’anche riduttivo, hanno introdotto i singoli brani direttamente in italiano, con qualche simpatico cambio di accento. Una carriera di oltre 50 anni – quella del gruppo in generale naturalmente, gli attuali componenti sono molto più giovani, sono entrati a partire dal 2010 -, e 70 cd incisi con milioni di copie vendute in tutti i paesi, a dimostrazione di una fama meritatamente conquistata e confermata anno dopo anno. Dal 1968 si sono alternati 28 cantanti, che hanno portato al gruppo due Grammy Awards, un Emmy Award e un posto nella Hall of Fame della prestigiosa rivista britannica di musica classica “Gramophone”. I primi componenti erano coristi di varia provenienza, soprattutto dal Coro del King’s College di Cambridge, una delle istituzioni corali più prestigiose del Regno Unito.

Il tema conduttore della serata sassarese è stato il canto degli uccelli, con qualche inserimento canoro di altri animali, il tutto tratto dallo spettacolo “Songbirds”. Un mix sonoro davvero variegato, con brani dalle isole britanniche, dalla Francia e alcune puntate in Italia, Canada e Germania, di differente periodo storico, dal 1500 a oggi. Inizio con “Songbirds” dei Fleetwood Mac e la bella “Blackbird” dei Beatles. Poi la ballata canadese “She’s Like the Swallow” e i pezzi di grandi nomi della musica classica come Schubert, Ravel, Poulenc e Ligeti e il contemporaneo inglese Huw Watkins e la sua “The Phoenix and the Turtle”, ispirata al poema allegorico di Shakespeare. Spettacolare e applauditissimo il brano rinascimentale di Janequin “Le chant des oiseaux”. “The musicians of Bremen”, con le imitazioni di diversi animali, tra cui un cane, un gatto, un gallo, uno spiritosissimo asino, composto nel 1972 dall’australiano Malcolm Williamson, ha chiuso la prima parte del concerto che nella seconda ha visto i King’s Singers eseguire “Masterpiece”, scritto per loro nel 1974 da Paul Drayton: una composizione curiosa, con gli stili musicali di grandi compositori (Bach, Haendel, Mozart, Beethoven, Mendelssohn, Johann Strauss e Debussy) ricostruiti esclusivamente con la voce. Il programma di sala si chiudeva qua. Ma il concerto è proseguito con altri brani a sorpresa, tutti introdotti a rotazione da ciascuno dei cantanti, come “Penny Lane” del Beatles e “Seaside Rendez Vous” dei Queen. Non poteva mancare un omaggio alla regina Elisabetta, il cui funerale si era celebrato appena poche ore prima del concerto sassarese, applaudita dal pubblico. In chiusura un magnifico arrangiamento del “Volo del calabrone” di Rimsky Korsakov, concluso con l’insetto (o era invece una stupida zanzara?) miseramente schiacciato sul palcoscenico, e una versione di “MLK” degli U2.

Luca Foddai

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