Scuole della Sardegna: il Decreto Caivano ci dà una mano

Si raccolgano le firme per ottenere, in base all’art. 10bis del “Decreto Caivano”, classi meno numerose e più preparate

La lingua sarda a scuola (foto concessa Taraspress)

Il cosiddetto “Decreto Caivano”, cioè il decreto legge del 15 settembre 2023 n. 123, convertito con modificazioni nella legge 13 novembre 2023 n. 159, in partenza uno dei tanti provvedimenti “spot” di Giorgia Meloni, studiato con attenzione contiene degli elementi capaci di dare una mano alle scuole della Sardegna, stritolate tra i parametri nazionali del DPR 81/2009 e il galoppante calo demografico. Leggiamo insieme il punto dirimente: «Art. 10bis (Abolizione del limite numerico minimo di alunni per classe nelle istituzioni scolastiche del Mezzogiorno – “Agenda Sud”). – 1. A decorrere dall’anno scolastico 2024/2025, i dirigenti degli uffici scolastici regionali di cui all’articolo 75, comma 3, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, con riferimento alle istituzioni scolastiche ed educative del primo e del secondo ciclo di istruzione site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche, nei contesti di disagio giovanile o caratterizzate dalla presenza di alunni con fragilità negli apprendimenti, nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Campania, Molise, Puglia, Calabria, Sardegna e Sicilia, possono derogare al numero minimo di alunni per classe previsto dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, nei limiti dell’organico dell’autonomia assegnato a livello regionale».

La prima osservazione riguarda la locuzione «[…] possono derogare al numero minimo di alunni per classe previsto dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81[…]». In altre parole, i 15/18/27 studenti previsti per formare una classe prima nelle primarie e secondarie di I e II grado possono ridursi sensibilmente. Ricordo che gli articoli 8,10,11 e 16 del dpr 81/2009 prevedono già un limite minimo a dieci alunni per classi uniche e indirizzi di studio. Una “rivoluzione” attesa da tanti anni, anche se limitata a otto Regioni, Sardegna compresa. Non si dimentichino gli articoli 5 comma 2 e 4 c.1 del sopracitato dpr. Il secondo rilievo riguarda la frase «[…] nei limiti dell’organico dell’autonomia assegnato a livello regionale». Il 9 gennaio 2024 il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha fornito un’informativa ai sindacati, confermando per l’anno scolastico 2024/25 gli stessi organici del 2023/24. Questo significa che, per l’anno prossimo, ogni Ufficio Scolastico Regionale parte dal numero di cattedre indicate nell’Organico di quello corrente. E qui scatta lo spirito più realista del re di USR e USP, ispirato da decenni a un ferreo principio: “Taglia, taglia, fortissimamente taglia!!!”. Se non fosse tragica, la questione assumerebbe dei connotati comici: le centinaia e centinaia di cattedre tagliate dall’USR della Sardegna nel corso degli anni, a organico nazionale invariato, per il principio burocratico dei “posti comunicanti” sono state regolarmente assegnate ad altre regioni.

Il terzo elemento interessante per la Sardegna è contenuto nella definizione che prevede l’applicabilità dell’art. 10-bis «nelle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche». Nelle more dell’ormai improcrastinabile “battaglia”, vinta a suo tempo dal Friuli, per il rispetto della normativa scolastica a tutela della minoranza linguistica sardo-catalana, la più numerosa d’Italia, danneggiata gravemente per ben dodici anni dalla cosiddetta “Legge Monti”, il Decreto Caivano ci dà una mano. Urge un risveglio immediato di docenti, ata e genitori della Sardegna, col sostegno dei sindacati non allineati con USR e USP: si raccolgano le firme per ottenere, in base all’art. 10bis del “Decreto Caivano”, classi meno numerose e più preparate, tese a promuovere il successo scolastico delle alunne e degli alunni fragili. Se poi l’amministrazione scolastica, more solito, facesse orecchie da mercante e ragionieristici ragionamenti, ci sarebbe un giudice anche a Cagliari…

Antonio Deiara

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