Riapre il Museo Sanna

Dopo quattro anni di chiusura per interventi sulla struttura, la riqualificazione degli spazi e dei percorsi di visita

Sassari. Riapre al pubblico il Museo Nazionale “Giovanni Antonio Sanna”, chiuso da quattro anni e sottoposto a importanti lavori di riallestimento degli interni. Mercoledì scorso l’anteprima per la stampa e poi la cerimonia con il taglio del nastro alla presenza delle autorità cittadine. Una nuova veste, moderna e funzionale, riqualifica gli spazi e i percorsi di visita con l’esposizione dei reperti, dalla collezione preistorica a quella romana, da quella etnografica a quella fenicio-punica. Sono intervenuti la direttrice della Direzione Regionale Musei Sardegna, Luana Toniolo, la direttrice del Museo “Sanna”, Elisabetta Grassi, il Segretario regionale del Ministero, Patricia Olivo, e il direttore generale dei Musei del Ministero della Cultura, Massimo Osanna.

«Un momento di grande emozione per noi che ci abbiamo lavorato ma anche per la città – ha detto Luana Toniolo, direttrice della Direzione regionale dei Musei della Sardegna –. Un museo che non è solo archeologico ma anche etnografico, con importantissime collezioni. Riaprire tutto con un allestimento definitivo avrebbe richiesto un altro anno. Abbiamo pensato allora a un allestimento temporaneo, veloce, che ci permettesse di poter nuovamente vedere i capolavori contenuti qui. All’ingresso abbiamo riportato alcune frasi di grandi scrittori. La nostra idea del Museo Sanna è infatti che deve ritornare ad essere vivo, ridiventare la casa della città. A partire da settembre a Comune, Università, associazioni arriveranno delle nostre lettere di invito per partecipare a focus group che terremo qui». Dopo la mostra di Antonio Marras, nel Padiglione Clemente e che terminerà a fine settembre, per l’autunno è già stata programmata una mostra archeologica con pezzi che vengono da altre regioni.

«Il nucleo storico, il Padiglione Castoldi, racconterà le collezioni che hanno dato origine al Museo – ha spiegato la direttrice Elisabetta Grassi –. E infatti una grande novità è la sala dedicata a Giovanni Antonio Sanna, che può essere considerato il fondatore del Museo stesso. Nelle altre sale abbiamo un percorso cronologico tematico che racconta la storia e l’archeologia dal Paleolitico alla Tarda Antichità e al Medioevo».

Un risultato di grande sinergia tra diversi uffici del Ministero della Cultura, è stato sottolineato: il Segretariato regionale con un progetto di riqualificazione del Museo e l’allestimento della sala principale del Padiglione Castoldi, iniziato nel 2016, con la direzione scientifica di Gabriella Gasperetti, e il progetto di allestimento del gruppo di lavoro coordinato da Francesca Condò che ha restituito visibilità alle collezioni e alle origini del Museo oltre che a indicare un nuovo possibile assetto generale; la Direzione Regionale Musei, che negli ultimi mesi ha avviato un piano di lavoro per l’allestimento temporaneo dell’intera struttura.

Un allestimento temporaneo, come detto: è infatti in corso la progettazione dell’allestimento definitivo e moderno del museo a cura dello studio Tortelli e Frassoni, con una riqualificazione degli spazi e dei percorsi di visita.

«Sono contento di essere qui, perché questo è un vero successo per il nostro Ministero – ha dichiarato il direttore generale dei Musei Massimo Osanna, che ha tagliato il nastro insieme al sindaco Nanni Campus e alle direttrici Luana Toniolo, Patricia Olivo ed Elisabetta Grassi –. Finalmente si restituisce alla città uno spazio come il Museo Sanna. È stato un delitto tenerlo chiuso ben quattro anni, per la comunità e per il pubblico. In realtà già questo allestimento potrebbe non essere considerato temporaneo. È solo una questione di pignoleria. I musei devono essere considerati luoghi dinamici. A Sassari ho visto che ci sono altri luoghi straordinari, come la Pinacoteca, dove però va rifatto tutto. Dobbiamo lavorarci moltissimo, a cominciare dall’ingresso, che con quella scalinata così dritta non invoglia certo a entrare. Si sta pensando a un nuovo accesso, dal cortile dove c’è un albero secolare, con il Comune davanti. Legare i luoghi della cultura con le istituzioni locali. È fondamentale la collaborazione tra enti».

Questi gli orari di apertura al pubblico: martedì, mercoledì e sabato dalle 9 alle 13,30, giovedì e venerdì dalle 14,30 alle 19,30, lunedì e domenica chiuso. Previste inoltre in agosto alcune aperture straordinarie: mercoledì 10 agosto 14,30-23, giovedì 11 agosto 9-13,30, domenica 14 agosto 9-13,30 (apertura straordinaria), lunedì 15 e martedì 16 chiuso.

 

Storia del Museo Nazionale Archeologico ed Etnografico “Giovanni Antonio Sanna”

Il Museo Nazionale Archeologico ed Etnografico “Giovanni Antonio Sanna” nasce come Regio Museo Antiquario nel 1878. Del nucleo originario, ospitato nel palazzo dell’Università di Sassari, facevano parte i reperti provenienti dai primi scavi condotti nell’area della colonia romana di Turris Libisonis (Porto Torres), a cui si aggiunsero nel tempo numerose donazioni da parte di privati cittadini. La direzione del nascente museo fu affidata al professor Ettore Pais, che mantenne l’incarico fino al 1882. Nel 1875 l’industriale e politico sassarese Giovanni Antonio Sanna donò alla città le sue collezioni di arte e di antichità, a condizione che il Municipio costituisse un apposito museo. Ad esaudire, non senza difficoltà, la volontà paterna fu l’ultimogenita di Sanna, Zely, che dopo più di 50 anni dalla morte del padre, fece costruire a proprie spese, su un terreno di proprietà, e donò al Comune l’edificio di stile neoclassico che costituisce il nucleo storico del Museo.

Il nuovo Museo, progettato dal noto architetto Carlo Maria Busiri Vici, assunse la denominazione di Regio Museo di Antichità ed Arte “Giovanni Antonio Sanna” e fu inaugurato il 28 ottobre 1932.

Fin dal primo allestimento il Museo Sanna si caratterizzò per l’aspetto polivalente delle sue collezioni. Nell’esposizione, infatti, trovavano spazio una sezione archeologica e una sezione d’arte, che includeva i 350 dipinti donati da Sanna, oltre ad alcune opere date in deposito dal Comune. 

Già dal 1932 era inoltre presente il primo nucleo della collezione etnografica, costituito da mobili tradizionali, gioielli, tessuti, piccoli oggetti artistici e d’uso, donati in memoria di Zely Bertolio, pronipote di Giovanni Antonio Sanna, da sua madre Enedina.

Nei decenni successivi furono realizzati nuovi corpi di fabbrica, per rispondere alle esigenze espositive e conservative. Fra questi, il cosiddetto Padiglione Clemente, realizzato per volontà del Cav. Gavino Clemente, noto ebanista sassarese, che nel 1947 aveva donato al museo la sua ricca collezione etnografica.

Dopo una chiusura temporanea di 7 anni, la sezione archeologica del museo fu riaperta al pubblico nel 1973 con un nuovo allestimento curato da Ercole Contu, che ne volle fare “un Museo per tutti” nel quale l’ordinamento cronologico e topografico fossero comprensibili al più vasto pubblico di non specialisti. Negli anni successivi l’esposizione è stata parzialmente rinnovata, senza però discostarsi del tutto dal progetto originario.

La Sezione Archeologica, notevolmente accresciuta nel corso degli anni grazie alle ricerche condotte sul territorio, costituisce oggi la sezione principale del Museo. I materiali archeologici, in parte riconducibili a collezioni e in parte provenienti da campagne di scavo, coprono un arco cronologico che va dal Paleolitico all’età moderna. La Sezione Etnografica, incrementata nel tempo da donazioni e acquisti, è attualmente una delle più ricche della Sardegna, oltre ad essere la più antica del genere nell’isola. Dal 2001 la sezione storico-artistica non è più ospitata presso il Museo Sanna ma è confluita nella collezione della Pinacoteca Nazionale nell’edificio ex Canopoleno.

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