Programma P.I.P.P.I., una finestra sul mondo educativo a supporto di famiglie e minori

Le progettazioni del Settore Politiche sociali del Comune di Porto Torres per sostenere la crescita dei bambini nelle famiglie in difficoltà

Porto Torres. Scongiurare l’allontanamento dei minori dalle loro famiglie attraverso interventi educativi mirati. È l’obiettivo del progetto P.I.P.P.I. (Programma di Intervento per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione), portato avanti nell’ambito del Plus di Sassari (Piano Locale Unitario dei Servizi alla persona) dal Settore Politiche sociali del Comune di Porto Torres, che ha aderito alla rete formata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dall’Università di Padova e dal Comune di Sassari. Il progetto ha consentito sino ad ora di seguire, attraverso gli operatori del Settore educativo territoriale, diverse famiglie con bambini, evitando il distacco di questi ultimi dal nucleo familiare.

«In questi anni con le riunioni e le conferenze del progetto Comunità educante siamo riusciti a fornire tanti strumenti formativi a genitori, docenti, educatori, allenatori, forze dell’ordine e a tutti coloro che partecipano alla crescita dei ragazzi. Diversi nuovi elementi di supporto verranno dati con il programma A scuola per mare, finanziato attraverso il bando “Con i bambini” per il quale Porto Torres è risultato l’unico Comune beneficiario della Sardegna. Il progetto Pippi – sottolinea l’assessora alle Politiche sociali, Rosella Nuvoli – è un ulteriore tassello del programma di formazione, ancora più intenso in quanto ci consente di intervenire direttamente presso quelle famiglie in cui si registrano difficoltà nelle risposte ai bisogni dei bambini. La vulnerabilità è spesso legata alla condizione lavorativa, all’abitazione e alla povertà: grazie al monitoraggio dei nostri Servizi sociali riusciamo a capire quali sono le situazioni più a rischio e dove intervenire con il supporto degli operatori del nostro Servizio educativo territoriale». Tra gli obiettivi principali ci sono l’aumento della sicurezza dei bambini e il miglioramento della qualità del loro sviluppo, per prevenire gli eventuali distacchi degli stessi dalle famiglie. «Tutto questo significa lavorare a metà strada tra il sostegno alla genitorialità e la tutela dei minori. La sfida è trasformare la famiglia da negligente a responsabile della buona crescita dei bimbi. Per il Comune è una sfida sia dal punto di vista socio educativo, ma anche sotto il profilo economico, perché potrebbe portare dei risparmi sulle rette dovute alle case famiglia. Siamo arrivati a spendere in un solo anno fino a 700mila euro per gli inserimenti: anche per questo motivo è necessario adoperarsi, innovando gli interventi per i minori». Per riuscire a riannodare i legami tra genitori e figli occorre che anche i professionisti lavorino tra loro e con le famiglie in un’ottica di dialogo, e che le rispettive organizzazioni di appartenenza si mettano in rete in modo cooperativo. Le forme di sostegno messe in campo sono quattro: l’educativa domiciliare, il sostegno individuale e di gruppo per i genitori e i bambini, le attività di raccordo tra scuola e servizi, la famiglia di appoggio. «Da qui si innesca la valutazione partecipativa e trasformativa dei bisogni di ogni famiglia. Questo significa che tutti i soggetti coinvolti avviano un processo di riflessione da cui scaturiranno le linee operative dell’intervento. Attualmente, siamo fra i pochi comuni in Sardegna ad aver aderito al progetto Pippi: questa collaborazione – conclude Rosella Nuvoli – proseguirà sia quest’anno che nella prossima annualità, grazie ai finanziamenti già stanziati dal Ministero».

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