Mattarella a Sassari per ricordare Berlinguer

Cento anni fa la nascita del segretario del glorioso Pci. Mercoledì prossimo cerimonia all’Università dove sarà scoperta una lapide

Da sinistra, Omar Chessa, il rettore Gavino Mariotti e Tore Cherchi

Sassari. Mercoledì prossimo 25 maggio il presidente della Repubblica Enrico Berlinguer ritornerà a Sassari, ancora una volta nell’aula magna dell’Università, per commemorare Enrico Berlinguer nel centenario della nascita. Un evento che vedrà la partecipazione anche delle ministre dell’Università Maria Cristina Messa e delle Politiche giovanili Fabiana Dadone. Accolti dall’Inno italiano eseguito dal tenore Francesco Demuro, verrà scoperta una lapide celebrativa di Berlinguer, collocata al piano superiore del loggiato, accanto a quella di Francesco Cossiga. Sarà così inaugurata una “Galleria di sardi illustri”, che si svilupperà in tutte le strutture dell’Ateneo: non solo lapidi ma anche sale e aule in tutti i Dipartimenti, da dedicare a personalità dell’Università di Sassari. L’evento di mercoledì proseguirà con i saluti del rettore Gavino Mariotti, del presidente della Regione Christian Solinas e della ministra dell’Università Maria Cristina Messa. La cerimonia vedrà poi la consegna dell’alta benemerenza alla famiglia Berlinguer. Sarà invece Omar Chessa, ordinario di Diritto Costituzionale, a ripercorrere “L’eredità morale e politica di Enrico Berlinguer”. Interverrà inoltre il Coro dell’Università che eseguirà il canto tradizionale della Sardegna. Tutta la cerimonia, alla quale potranno accedere solo le autorità, potrà essere seguita in diretta streaming sul sito web istituzionale dell’Università www.uniss.it.

«Berlinguer è una delle personalità più illustri che Sassari ha avuto, uno statista, un segretario di partito, un politico particolare anche nel suo modo di essere sardo, taciturno. E la lapide sarà vicina a quella già esistente del suo amico-nemico politico Francesco Cossiga», ha spiegato giovedì mattina il rettore Gavino Mariotti, in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’evento, affiancato da Tore Cherchi, presidente della Fondazione Berlinguer ed ex parlamentare del Pci e poi del Pds e dei Ds, e dal professor Omar Chessa. L’iniziativa si è arricchita con il passare dei giorni di interventi, oltre alla presenza gradita e prestigiosa del presidente Mattarella. Prevista la partecipazione di tutta la famiglia. «Berlinguer – ha ricordato Tore Cherchi – è figlio della tradizione democratica di Sassari. Fondamentale fu per lui un episodio giovanile, quando nel gennaio del 1944 scelse di stare con la povera gente, pagando tutto questo con il carcere. In una delle sue ultime interviste disse di essere rimasto fedele agli ideali della gioventù».

«Berlinguer fu lontanissimo da una concezione machiavelliana. Per lui l’azione politica si reggeva su prosupposti morali imprescindibili», ha sottolineato Omar Chessa. Verrà ricordato in particolare lo “stile di Enrico Berlinguer”. Come scrisse Norberto Bobbio, la sua «caratteristica fondamentale» era di «non avere i tratti negativi che contraddistinguono tanta parte della classe politica italiana»: la «vanità», l’«esibizionismo», il «desiderio di primeggiare». Al contrario, manteneva una linea di condotta personale improntata sempre a valori di sobrietà, equilibrio, riservatezza. Inoltre, saranno evidenziate le tematiche fondamentali del lascito berlingueriano: dalla «questione morale» alle riflessioni sull’«austerità», dalla presa di distanza dall’URSS e dalla Rivoluzione di Ottobre (la quale, per dirlo con le parole dello stesso Berlinguer, aveva ormai «esaurito la sua spinta propulsiva») alla ferma posizione contro la minaccia terroristica alle istituzioni repubblicane italiane. Il futuro Segretario Nazionale del Partito Comunista iniziò e portò avanti gli studi Universitari nell’Ateneo sassarese quasi per intero, iscrivendosi, dopo il diploma conseguito presso il Liceo Azuni, alla Facoltà di Giurisprudenza, sostenendo 15 esami del primo, secondo e terzo anno, tutti con alto profitto e trasferendosi all’Università di Roma La Sapienza solo nell’ultima parte della sua carriera di studente, l’anno accademico 1943/44.

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