Massimo Quarta inaugura la nuova camera acustica del Comunale

Il violinista di fama mondiale ha incantato gli spettatori e tenuto a battesimo la struttura che garantisce un suono migliorato. I problemi del teatro di Sassari

Il grande violinista Massimo Quarta al Comunale di Sassari

Sassari. L’attesa stavolta era doppia: per la nuova “camera acustica” e per Massimo Quarta, grande violinista di fama internazionale. Due eventi in una sola serata domenica scorsa. Per l’Ente Concerti “Marialisa de Carolis” si è trattato anche di un ritorno alle origini. L’istituzione musicale sassarese è nata proprio per colmare un gap che da sempre in città esiste tra cultori, per non dire fan (più in passato che ora), della musica lirica e appassionati di musica sinfonica e da camera. La dizione “Ente Concerti” va cercata proprio in questa origine, quando nel 1950 la Società dei Concerti, creata pochi anni prima, nel 1942, si fonde con la Filarmonica Sassarese, più giovane, del 1948. Poi nel 1952 l’Ente Concerti, guidato da Marialisa de Carolis, pianista romana trapiantata a Sassari, inizia ad organizzare anche la stagione lirica. In realtà, lo scopo primario dell’Ente era proporre musica sinfonica e da camera, ma con il tempo la musica lirica ha finito per prevalere, proprio per il grande seguito che ha da sempre in città. Bene allora la riscoperta delle proprie origini, uno degli obiettivi dei vertici dell’Ente, come aveva sottolineato nella conferenza stampa di presentazione della stagione sinfonica il presidente Antonello Mattone, affiancato dal direttore artistico Alberto Gazale. Una partenza entusiasmante quindi, con uno dei più grandi interpreti del violino, Massimo Quarta, nome di eccellenza internazionale. Per lui un doppio ruolo, solista e direttore. Il Concerto per violino e orchestra in mi minore op. 64 di Felix Mendelssohn, uno dei capolavori della letteratura violinistica, ha confermato le doti di Quarta, sublime nei passaggi virtuosistici, affrontati con ottima padronanza. Una esecuzione ben sorretta dall’Orchestra dell’Ente Concerti, che ha poi affrontato l’altrettanto celebre Sinfonia n. 4 in La Maggiore op. 90 “Italiana”, sempre di Mendelssohn, con Quarta nella veste di direttore. Due i bis concessi da Quarta subito dopo il concerto per violino, il celeberrimo Capriccio n. 24 di Nicolò Paganini (Quarta vinse il prestigioso Premio Paganini nel 1991) e il Largo tratto dalla Sonata n. 3 in Do Maggiore per violino solo BWV 1005 di Johann Sebastian Bach, eseguiti magnificamente con grande sicurezza. Qualche incertezza è invece emersa nell’orchestra, soprattutto nel primo e nell’ultimo movimento della sinfonia, nelle sezioni dei primi e dei secondi violini, e anche, ma solo all’inizio, nei fiati.

Una tirata d’orecchi va invece rivolta al pubblico sassarese, un po’ troppo distratto e non è certo la prima volta. Il colpo d’occhio della platea era senza dubbio incoraggiante, meno nella galleria. Ma questo è un aspetto che sarà difficile da risolvere. Il teatro è davvero sovradimensionato e soffre di gravi limiti progettuali e acustici.

Domenica prossima è in programma la seconda serata della stagione sinfonica. Il pianista tedesco Alexander Lonquich, anche lui nella doppia veste di solista e direttore, e l’Orchestra del de Carolis proporranno due conosciutissime composizioni beethoveniane: il Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 in Sol Maggiore op. 58 (già eseguito a Sassari al Teatro Verdi da un giovane Lonquich 35 anni fa) e la mitica Sinfonia n. 7 in La Maggiore op. 92.

La nuova camera acustica fotografata durante l’intervallo del concerto di domenica scorsa, senza l’orchestra

E la nuova camera acustica? Va innanzitutto detto che la struttura (realizzata da Suono Vivo di Padova), sistemata sul palcoscenico, dietro l’orchestra, ha fatto il suo lavoro. Per dare l’idea, è come passare da una resa monofonica a una stereofonica. Entusiasta Massimo Quarta. «Suonare con l’orchestra del de Carolis – ha detto il grande violinista – è stata una bellissima esperienza. È composta da musicisti non solo bravi, cosa comunque non scontata, ma anche animati da grande entusiasmo, curiosità e voglia di imparare. È stata davvero una settimana di lavoro che resterà positivamente nel mio ricordo, siamo entrati subito in sintonia. Ad aiutarci è stata anche l’ottima qualità del suono della sala. La camera acustica che è stata appena installata è una soluzione fantastica che dovrebbero adottare tutti i teatri. Fa lavorare bene i musicisti, riusciamo a sentirci bene fra noi e questo ovviamente va a beneficio di chi ci ascolta». Il suono sul palcoscenico è insomma nettamente migliorato per gli stessi musicisti, che adesso potranno bilanciare meglio le sezioni ed evitare di essere costretti a forzare, come è accaduto spesso per i fiati. Del resto, la soluzione della camera acustica, nata alla fine degli anni ’90, è ormai diffusa in tanti teatri europei. La utilizza anche La Scala nei concerti della sua Filarmonica, e poi il Teatro dell’Opera di Roma, il San Carlo di Napoli, il Comunale di Bologna e tanti altri teatri lirici, tra i quali anche quello di Cagliari (il suono secco, tipico dei teatri italiani a ferro di cavallo e palchetti, è adatto alla voce ma non alle orchestre sinfoniche, che infatti sin dalla loro creazione ai primi del 1800 tendono a suonare in sale da concerto e non in teatro). Alla camera ricorrono anche le grandi orchestre dei paesi germanici quando devono suonare nei teatri il repertorio sinfonico. Celebre, per esempio, è la camera acustica della Semperoper di Dresda, per la mitica Staatskapelle Dresden. Giusto insomma che l’Ente de Carolis abbia pensato a una soluzione di questo tipo per migliorare l’acustica del Comunale.

Teatro, e anche questo viene ripetuto da anni, che continua a mantenere tutti i suoi limiti strutturali. Sin dall’inaugurazione mostra gravi errori progettuali. Non solo i posti ciechi in platea coperti dal soffitto della galleria e i palchetti inutilizzabili. Per l’acustica dei concerti sinfonici si può intervenire (occorrerà lavorare per le frequenze più alte, quelle dei violini, che faticano davvero a essere percepite con accuratezza), per la buca orchestrale sarà più complicato. Dall’Ente assicurano che qualcosa si farà: la profondità è eccessiva, l’orchestra si sente male (il suono è giocoforza indirizzato verso l’alto) e la pedana mobile su cui collocare l’orchestra può sì essere sollevata ma a discapito dello spazio per gli strumenti. Il direttore al Comunale è una figura che il pubblico può solo immaginare, letteralmente scomparso alla vista degli spettatori ma anche, ahimè, spesso anche dei cantanti che stanno in palcoscenico. Si racconta che Claudio Abbado, alla fine degli anni ’90, durante una vacanza estiva passata nella sua casa algherese, avesse avvertito, in occasione di una visita al cantiere e osservando la disposizione dei pilastri e dei muri ancora grezzi, che la sala avrebbe avuto problemi di acustica. Suggerì di rivolgersi a una ditta specializzata per un intervento tecnico. Quel consiglio, dato da uno dei più grandi direttori della storia della musica, cadde nel vuoto.

L.F.

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