Inizia a piacere la Dinamo di Markovic

Dopo due partite e dieci giorni di lavoro con la squadra, si intravedono i primi segnali e l’indirizzo tecnico tattico che il nuovo coach vuole dare alla squadra

Ancora è presto, ma qualcosa riguardo alle intenzioni di Markovic è già emerso e onestamente piace.  Al di là della vittoria con Cremona, pesantissima e fondamentale nell’economia del campionato, si è visto quello che nelle intenzioni del tecnico bosniaco, deve e dovrà essere il volto della squadra. Difesa aggressiva e intensa, transizione e circolazione di palla veloce con movimenti su schemi ben precisi. Nessuna tolleranza per chi “rompe i giochi” e tiene la palla in mano per più di 3 o 4 secondi a meno che non si sia riusciti ad eseguire lo schema e sia necessario inventarsi la giocata. A farne le spese contro la Vanoli è stato il folletto Tyree. “In allenamento abbiamo lavorato su cose ben precise e lui ha dimostrato di non averle ancora assimilate, la responsabilità è mia e avremo un’altra settimana piena per lavorarci”. Sono queste le parole del coach nel dopo partita, non certamente una bocciatura per un giocatore che è e sarà determinante in questa Dinamo, ma un segnale chiaro. Della serie, qualunque sia il nome che hai scritto nelle spalle, se non fai ciò che abbiamo preparato ti siedi. Punto.

Un cambio di corso e di tendenza netti, ma probabilmente necessari per far si che si trovi lo spirito giusto e la squadra abbia un cambio di rotta. Del resto lo si sapeva e Markovic è stato ingaggiato proprio per queste ragioni, perchè è una allenatore di disciplina, sufficientemente scafato ed esperto per non mettersi problemi nella gestione degli uomini. Non che Bucchi non lo fosse, ma è innegabile che il tecnico bolognese fosse in difficoltà nel toccare le corde giuste dei suoi giocatori e servisse quella scossa che in questi casi può arrivare solo dall’esterno.

Tra le buone notizie anche il recupero di Treier, in naftalina da diverse settimane, una cosa che la Dinamo attuale non può onestamente permettersi. L’estone ha dimostrato di avere voglia di dimostrare qualcosa, ora però servono conferme, perchè il grosso problema del buon Kaspar è sempre stato la continuità, non è mai riuscito a consacrarsi.

La nota più stonata invece è purtroppo sempre la stessa e riguarda McKinnie. Qui vale lo stesso discorso, non ci si può permettere un americano di così basso rendimento. Ne Bucchi e ne Markovic stanno riuscendo a svegliarlo e il suo destino pare segnato. Bisognerà giusto trovare la formula meno dolorosa possibile per interrompere il rapporto contrattuale.

Aldo Gallizzi

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