Giustizia, comitato promotore: bene le firme in Sardegna, ora i referendum

Il segretario del Partito Radicale Maurizio Turco ha annunciato dal palazzo del Consiglio regionale a Cagliari l’imminente avvio della campagna referendaria

Cagliari. La raccolta firme per i referendum sulla Giustizia procede con successo anche in Sardegna ed il segretario del Partito Radicale, Maurizio Turco, ha annunciato dal palazzo del Consiglio regionale a Cagliari, l’imminente avvio della campagna referendaria: «Siamo pronti per partire, già dal primo ottobre, perché ormai è certo che gli italiani saranno chiamati al voto sui sei quesiti: riforma del Csm; responsabilità diretta dei magistrati; equa valutazione dei magistrati; separazione delle carriere e delle funzioni; limiti agli abusi della custodia cautelare; abolizione del decreto Severino».

Il segretario del partito di Marco Pannella, insieme con la tesoriera, Irene Testa, i consiglieri regionali del Pd, Roberto Deriu e Piero Comandini, il consigliere del Psd’Az, Stefano Schirru, il responsabile dell’osservatorio carcere dell’Unione camere penali, Franco Villa, con l’avvocato Martina Pinna e il fondatore della comunità “La Collina”, don Ettore Cannavera, non ha nascosto la soddisfazione per la mobilitazione a sostegno della “giustizia giusta” e ha sottolineato la positiva collaborazione con la Lega: «Grazie alla loro organizzazione sul territorio è stato possibile promuovere una più capillare raccolta firme e la partecipazione di Matteo Salvini ha favorito l’attenzione dei media sui temi della Giustizia».

«Una Giustizia da riformare nel profondo perché gravida di orrori», ha incalzato Irene Testa che ha ricordato gli errori giudiziari e i drammi sardi del caso di Aldo Scardella (morto suicida dopo 185 giorni di carcerazione da innocente), di Pietro Paolo Melis (diciotto anni in prigione senza colpe) e dell’avvocato Sergio Viana (ingiustamente imprigionato per due anni con l’accusa di omicidio nell’ambito dell’inchiesta sul caso Manuella).

A giudizio degli esponenti radicali «si è a un passo da un fatto epocale che segnerà l’avvio di una vera e propria rivoluzione culturale e politica». «All’indomani dei referendum – ha spiegato Maurizio Turco – assisteremo ad un autentico sconvolgimento del quadro politico in Italia e nei prossimi mesi tutti i partiti saranno costretti a confrontarsi e a dibattere per spiegare i sì ed eventualmente i no».

A sostegno dei referendum i consiglieri regionali del Pd, Piero Comandini e Roberto Deriu, che hanno “riconosciuto le differenti posizioni all’interno del partito democratico” ed hanno però ribadito l’impegno “nella battaglia culturale per la riaffermazione dello stato di diritto attraverso la riforma della giustizia”. «Il problema ha affermato Deriu – non è domandarci perché ci sia la Lega in questa battaglia, quanto chiedersi perché non ci sono tutti gli altri». «La Giustizia – ha insistito il vice presidente del Consiglio regionale, Comandini – riguarda tutti i cittadini e le loro libertà e l’Italia è il fanalino di coda in Europa per i tempi lunghi dei processi e il minor numero di giudici impegnati nei tribunali».

Sì alla “giustizia giusta” anche da parte del consigliere del Psd’Az Stefano Schirru, che ha evidenziato il favore dei sardisti alla campagna referendaria e ricordato, con riferimento alle disposizioni del decreto Severino, le difficoltà e le penalizzazioni che complicano l’esistenza e l’operato di tanti amministratori locali. L’avvocato Franco Villa ha invece posto l’accento sui due quesiti cari all’Unione della camere penali: «La separazione delle funzioni tra giudici e pm, insieme con la limitazione degli abusi della custodia cautelare in carcere, sono prima ancora che battaglia politica, una battaglia di civiltà giuridica e di progresso». A giudizio dell’avvocato Martina Pinna “il tema fondamentale” è però quello della “responsabilità dei magistrati” mentre don Ettore Cannavera non soltanto si è detto impegnato per i referendum ma ha rilanciato la sfida per l’abolizione della carcerazione minorile: «Che mondo è quello che dopo avergli negato il diritto all’educazione e alla cultura, punisce il minore con la privazione della libertà?».

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