Giorno della Memoria, Sassari ricorda la liberazione di Auschwitz

Cerimonia venerdì mattina a Palazzo Ducale. Campus: «Voi giovani siete l’antidoto ai crimini collettivi del passato»

Sassari. Anche quest’anno Sassari ha celebrato il Giorno della Memoria con una seduta solenne del Consiglio comunale. Venerdì mattina, 27 gennaio, l’Assemblea civica si è riunita in seduta solenne per ricordare la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945, e per commemorare le vittime dell’Olocausto, il valore del loro sacrificio e tenere viva la memoria del ricordo dello sterminio. Coltivare la memoria è un dovere morale e civile per costruire un mondo fondato sui principi di libertà e democrazia.

«Come ormai consuetudine, l’Amministrazione comunale vuole condividere questa giornata con il contributo di voi giovani», ha detto in apertura di seduta il presidente Maurilio Murru. «Senza memoria non c’è futuro. Il legame tra noi che rappresentiamo le istituzioni e voi studenti e studentesse è la naturale congiunzione tra chi vuole oggi è chiamato a tenere vivo il ricordo di quella tragedia e a favorire la formazione delle vostre coscienze e a chi quella storia oggi la racconterà. Quella storia fatta di lacrime e di paura, di abbandoni e di terrore. Pensate che è la prima volta che celebriamo questa giornata con uno scenario di guerra in Europa. Per questo oggi rivolgo il mio pensiero alla giornata della memoria degli ucraini, che celebrano il 14 maggio i loro connazionali che hanno salvato gli ebrei durante la II Guerra mondiale. L’Ucraina oggi sotto attacco della follia russa o, meglio, di qualche folle russo, è al quarto posto al mondo per numero di persone che hanno aiutato gli ebrei durante la II Guerra mondiale. La Germania di Hitler ha cercato di sterminare il popolo ebraico anche in Ucraina, paese che nell’Olocausto ha perso un milione e mezzo di ebrei, un quarto di quei sei milioni europei. Nel 2020 2689 ucraini hanno ricevuto il titolo di “Giusto tra le nazioni”. Anche l’Ucraina, benché oggi sottoposta a invasione sotto fitti bombardamenti con la guerra dentro casa sostiene gli sforzi del mondo rivolti a studiare la storia dell’Olocausto dando il proprio contributo, oggi purtroppo fatto di morte e di sangue».

«Avervi qui con noi è un motivo di orgoglio, per questa giornata che innalza davvero, e non se ne voglia a male nessuno, il livello del nostro Consiglio – ha ribadito poco dopo il sindaco Nanni Campus –. Quelli della mia generazione hanno amato, al di là di qualsiasi posizione politica, una canzone di Francesco Guccini nel 1966, “La canzone del bambino nel vento”, diventata famosa anche come “Auschwitz” (Son morto con altri cento, son morto ch’ ero bambino, passato per il camino e adesso sono nel vento e adesso sono nel vento, ndr). Purtroppo, quel “vento” non si è fermato. Ed è particolarmente offensivo pensare che oggi noi celebriamo l’entrata dell’Armata Rossa ad Auschwitz e quella divisione che lì entrò per prima era il Primo Fronte Ucraino. Quel “vento” continua a soffiare. Nel febbraio del 2022 i russi invadono l’Ucraina. Sono quotidiane le immagini drammatiche di morte, distruzione, violenza e desolazione. Non sono immagini di guerra, ma di palazzi, condomini, uomini, donne, bambini, che muoiono sotto i bombardamenti. Quel vento però ha già soffiato in Ucraina, perché nel 1932 gli stessi protagonisti per volontà di un dittatore, Stalin, iniziò lo sterminio dei contadini ucraini da parte dei russi, attuato nella maniera più cruenta. Furono uccisi ben quattro milioni di ucraini, per fame, e la metà erano bambini. Fu coniata una parola, “Holodomor”, per esprimere proprio lo sterminio per fame. La storia si ripete, è triste, tristissimo. Qual è l’antidoto? Siete voi. Non dobbiamo pensare che la colpa oggi sia di Putin, come allora fu di Stalin, o che l’abominio tedesco attuato a Auschwitz, Birkenau, Buchenwald, Treblinka fosse solo di Hitler, con Himmler e Goebbels. Era un popolo, che ha agito contro i suoi simili. Se la memoria non è collettiva, se la condanna non è collettiva, non possiamo dire: lo ha voluto Hitler. Perché ci sono state migliaia e migliaia di cittadini tedeschi, padri di famiglia che sono andati a uccidere donne, uomini e bambini. Come collettiva fu allora la colpa, collettiva è oggi la colpa di una nazione che invade un’altra nazione, che ammazza i civili, che bombarda le centrali elettriche per lasciarli in quell’inverno. Ecco allora il senso del Giorno della Memoria. Il mio secolo è stato quello delle guerre e delle stragi. Voi però potete guardare al futuro, ricordando i crimini di quegli uomini che facevano finire i bambini nel “vento”».

Ha portato il suo saluto il prefetto Paola Dessì. «Questa Giornata non deve costituire occasione di riflessione una sola volta all’anno», ha insistito la rappresentante del Governo. «Abbiamo ancora in vita testimoni dello sterminio. Con il tempo verranno meno. Sappiamo sin d’ora che non avremo un giorno testimonianze dirette e della Shoah sapremo direttamente dai libri. Ecco perché è ancora più importante il ricordo non solo una volta all’anno. Non possiamo permetterci che l’Olocausto diventi solo un rigo sui libri di storia, come ha detto la senatrice Segre».

I veri protagonisti della mattinata sono stati anche quest’anno gli studenti e le studentesse di alcuni istituti cittadini, coinvolti a cura della consigliera Virginia Orunesu, che ha curato l’evento. Con letture, riflessioni e riferimenti a documenti, hanno personalizzato con grande efficacia i loro interventi perché certe pagine della storia non vadano mai dimenticate. Questo anno erano previsti gli interventi di tre generazioni a confronto: scuola primaria, secondaria di primo e di secondo grado. Erano presenti le scuole primarie e secondarie di primo grado “S. Pertini”, “San Donato” e “S. Farina” e i licei classico, musicale e coreutico “D.A. Azuni”, scientifico “G. Spano”, artistico “F. Figari”, classico “Canopoleno”, statale “Margherita di Castelvì” e l’istituto di istruzione superiore “Pellegrini- Ipia”.

L.F.

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