Faradda 2023, conclusione in piazza Santa Maria poco prima delle 3

Ancora una Discesa diversa dalla tradizione. Fischi fragorosi (ma circoscritti) al sindaco e alla municipalità all’uscita da Palazzo di Città

Sassari. Lo scorso anno si era parlato di edizione storica. Allora i candelieri erano diventati 13, il numero massimo nelle vicende ultrasecolari della Faradda. Stavolta non è necessario scomodare la stessa definizione. È stata semplicemente una Discesa dei Candelieri inedita, che non ha alcun precedente. Beninteso, fino all’ingresso in piazza Santa Maria non ci sono state differenze rispetto alla tradizione consolidata. Anche il ritardo record accumulato dalle 18 in poi è ormai ben sperimentato. Del tutto nuovo è stato lo svolgimento della parte finale. Niente chiesa di Santa Maria di Betlem: l’ingresso principale è rimasto chiuso e tutta la suggestiva cerimonia, il cuore della Faradda, si è svolto all’esterno. Purtroppo, e non si poteva fare diversamente, è così andata perduta gran parte del fascino dell’omaggio all’Assunta. E anche la conclusione di tutto, i candelieri disposti a corona, è saltata. Al termine infatti i grandi ceri lignei sono stati portati nel chiostro. L’intera operazione è l’ennesimo atto inedito di una Discesa che dal 2020 a oggi ha sempre presentato qualcosa di differente e – è il termine più appropriato – inedito.

L’arrivo in piazza Santa Maria del candeliere dei Contadini

Innanzitutto, la lunghezza. Nel 2022 tutto si era concluso alle 2,30. Stavolta il voto è stato sciolto alle 2,50, con la coda della sistemazione dei candelieri nel chiostro. Sulla partecipazione record del pubblico va invece ripetuto il solito discorso. Complicato affermare se la folla era più consistente dello scorso anno.

Al termine, e anche questo è un dato di fatto che si ripete ogni anno, la stanchezza ha preso il sopravvento, dopo più di otto ore. «Al culmine della Faradda siamo qui radunati ancora una volta per sciogliere il Voto alla Beata Vergine Maria, assunta in cielo in anima e corpo», ha detto il padre guardiano del convento di Santa Maria di Betlem, Salvatore Sanna. Spetta infatti a lui (o a un suo confratello delegato, ma quest’anno ha scelto di farlo direttamente lui con tutti gli obrieri) accogliere ciascun gremio e consegnare la candela da collocare vicino all’Assunta. E sempre il padre guardiano ha il compito di proclamare lo scioglimento del Voto. Il cerimoniale quindi, dall’omaggio dei Massai a Municipalità e clero fino alla benedizione conclusiva dell’arcivescovo, si è svolto nel piazzale, in particolare sul sagrato dell’antica chiesa francescana, la cui facciata è coperta dall’impalcatura dei lavori di messa in sicurezza strutturale (non si può infatti parlare di restauro vero e proprio dell’intero complesso conventuale). «Quest’anno una Faradda davvero insolita, il bello della prima volta, anche i vari disagi e le incomprensioni che abbiamo sperimentato. Ci ritroviamo a compiere questo atto di fede e di speranza che i nostri padri ci hanno tramandato nella piazza. Ma se i lavori di messa in sicurezza e consolidamento della struttura muraria della chiesa ci hanno impedito di esprimere la nostra fede e devozione nella maniera tradizionale, nulla però può fermare il nostro anelito a una vita bella e sana. Non ci ha fermato neanche il covid. I nostri padri ce la hanno tramandata e noi viviamo di tradizione. Come la memoria. L’uomo senza memoria non vive. E la tradizione ci fa vivere il presente e ci apre gli orizzonti per un futuro migliore. Ci troviamo qui ancora una volta esausti e dopo tanta fatica, con il cuore colto ancora di più di emozione. E siamo in piazza, quasi a significare che la Chiesa è aperta a tutti, nessuno escluso». Per noi è il segno di Maria. «Benediciamo il Signore, a zent’anni! Il Voto è sciolto!», ha concluso padre Salvatore.

Salvatore Sanna, padre guardiano di Santa Maria di Betlem, e l’arcivescovo Gian Franco Saba

«Non possiamo dire buona sera, ma buon giorno! Mi sembra questo il momento più bello della Faradda e che mostra il vero senso e il significato di questa festa – ha aggiunto al termine l’arcivescovo Gian Franco Saba –. Ciascuno di voi, cari gremianti e portatori, accostandovi a Maria avete baciato i piedi in segno di venerazione, sicuramente consegnando a lei anche i vostri pensieri, i vostri affetti e le vostre intenzioni. Maria porta Gesù a noi, questo il cuore della nostra festa, che ci porta qui ogni anno per esprimere i nostri sentimenti di gratitudine e di ringraziamento e di affidamento.  Possano i piedi di Maria condurre a Gesù i bisogni nostri, di questa bella città che deve avere sempre la capacità di porre in risalto le sue bellezze, di storia, di origine, di potenzialità, lodandole. E credo sia importante farlo anche stasera. Mi fa piacere esprime il mio plauso per le tante cose belle che vengono fatte a Sassari e nel contempo incorraggiarle perché sempre vengano promosse per costruire la comunità umana e civile. E affidiamo a Maria le tante le persone che vivono l’esperienza della guerra o dell’abbandono».

Partiti alle 18 da piazza Castello, i 13 candelieri hanno attraversato il cuore del centro storico tra gli applausi cadenzati della folla. Alle 21,50 (e lo scorso anno erano state le 21,43, quindi l’orario è stato quasi confermato) il brindisi “A zent’anni!” con i Massai e subito dopo l’uscita da Palazzo di Città del sindaco e della Municipalità. E i fischi? Nel video lasciamo ogni giudizio ai nostri lettori, ma è innegabile che contestazioni e fischi, organizzati o meno, ci sono indubbiamente stati (secondo una tradizione che in realtà con i Candelieri poco avrebbe a che fare ma che adesso esiste). E appena superata via Satta si è levato un ripetuto “buffone, buffone” e poi lungo corso Vittorio Emanuele è volato un insulto, stavolta politico, a cui lo stesso Campus ha replicato direttamente, ma il tutto si è spento lì.

Verso le 23,28 l’ingresso nella parte alta di piazza Santa Maria del primo candeliere, quello dei Braccianti. I candelieri sono stati disposti nella porzione alta di piazza Santa Maria, subito dopo corso Vico. E nella fase conclusiva si sono avvicinati al sagrato con le modalità finora seguite in chiesa secondo il cerimoniale, quindi con l’inchino triplice di fronte alla Vergine Dormiente dei grandi ceri, collocati a corona del simulacro settecentesco. I candelieri sono stati poi sistemati nel chiostro, dove rimarranno sino all’Ottava del 22 agosto. Anche questa è una soluzione che non ha precedenti. 

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