Dinamo, non tutto è perduto ma l’inerzia ora è dalla parte di Milano

Sprecati due match point, domani serve l’impresa al Forum

 

 

DinamoMilano2.jpgMilano è sempre Milano, è la squadra costruita con il triplo del budget delle avversarie, per vincere a mani basse. Tutto vero, ma quando ci si trova in vantaggio per 3-1 nella serie e la più forte è in ginocchio e ha solo bisogno del colpo di grazia, il rammarico e i rimpianti ci sono eccome e poco o niente importa da dove veniamo e chi siamo. Si perchè, quando si perde non ci si può sempre e comunque trincerare dietro la fatidica frase: “ricordiamoci chi siamo e da dove veniamo”. Ora siamo qua, punto. E passi la sconfitta di tre giorni fa in trasferta, ma ieri no, non doveva andare così. I milanesi sapevano che per loro non ci sarebbe stato un domani in caso di sconfitta e hanno iniziato la partita tesi, tesissimi, era sufficiente guardarli negli occhi nel riscaldamento per capirlo. Purtroppo però, anche in casa biancoblu si avvertiva un certo nervosismo, lo si evinceva dai volti dei giocatori e dai tantissimi tiri finiti sul ferro durante il riscaldamento prepartita. Piccoli particolari, ma per chi è attento, non insignificanti. Le spadellate sono proseguite per oltre tre minuti e mezzo dopo la palla a due; nessuna delle due squadre riusciva a far canestro. La tensione si tagliava a fette. Il Banco è stato il primo a prendere le redini della gara e il linguaggio del corpo di Gentile e compagni non lasciava presagire niente di buono per l’Olimpia.

Quattordici punti di vantaggio per la Dinamo, EA7 in difficoltà, coach Banchi che cerca disperatamente soluzioni e addirittura getta nella mischia Angelo Gigli, sistematicamente fuori dalle rotazioni fino a quel momento in tutta la serie e chiede a Marshon Brooks di portar palla perchè non è soddisfatto di Ragland e Tabu. Verso la fine del secondo quarto, Milano rosicchia qualcosa. Al rientro in campo dopo l’intervallo il crollo della Dinamo, così come era successo 48 ore prima al Forum. Squadra confusa, molle, quintetti discutibili scelti da coach Sacchetti, Milano che fa la voce grossa specie sotto le plance e Dinamo che soffre terribilmente. Mbodji portato al cinema da Samardone Samuels, frana letteralmente. Inspiegabilmente Jeff Brooks, forse l’unico insieme a Lawal a dare la sensazione di poter reggere l’urto nel pitturato, passa molti minuti in panca. Con la Dinamo in rottura prolungata, coach Meo ricade in uno dei suoi difetti principali, ovvero non essere tempestivo nel chiamare i time out, se non per dare indicazioni tattiche ai suoi, quantomeno per spezzare il ritmo agli avversari. Logan è asfissiato da Moss, Dyson è poco lucido e sbatte contro il muro biancorosso, Sanders ha le gambe molli e non ha la solita energia. L’ultimo ad arrendersi è Lawal, ma non basta perchè ormai Milano ha preso vantaggio e sicurezza e riesce così ad esprimere tutto il suo potenziale, controllando agevolmente il timido tentativo di rientro da parte dei biancoblu.

In sintesi, l’inerzia è ora dalla parte di Milano che si è ripresa il fattore campo e domani potrà farlo valere, ma la Dinamo ha l’occasione per far ricredere chi ieri è andato via dal PalaSerradimigni dicendo “per quest’anno è finita”. Certo, ci vorrà la miglior Dinamo, quella umile e combattiva e non quella supponente vista nelle ultime due gare. Sarà determinante che un paio di giocatori ieri particolarmente opachi, ritrovino le energie perdute e che pensino esclusivamente a concentrarsi e dare tutto sul parquet, perchè non è ancora tempo di svago e vacanza. Ci vorrà un gruppo compatto che ritrovi la strada maestra, perchè domani è l’ultima chiamata. Solo partendo da questi presupposti si potrà pensare di centrare il risultato storico, altrimenti sarà solo tempo di rimpianti e occasioni perdute. (Aldo Gallizzi)

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