Dal dialogo la lotta alla radicalizzazione

Al Museo della Tonnara di Stintino la terza edizione del convegno interreligioso “Dialogando”, ormai diventato immancabile appuntamento nel periodo natalizio

 

 

Dialogando2016Stintino1Stintino. Da una parte una richiesta all’Europa di aiuto e di maggiore attenzione alla situazione dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, dall’altra parte la necessità di un dialogo più ampio, perché con la conoscenza, la cultura, si possono superare i fenomeni della radicalizzazione e del terrorismo. Questo in breve quanto emerso a Stintino, durante la terza edizione di Dialogando, il convegno sul dialogo interreligioso che quest’anno ha messo al centro dell’attenzione il ruolo che la religione e la società civile possono avere nella lotta alla radicalizzazione.

A fare da palcoscenico all’incontro, che per il paese è diventato un immancabile appuntamento nel periodo natalizio, è stato il nuovo museo della Tonnara. Qui si sono ritrovati esperti della materia per dare vita a due sessioni di lavoro che hanno concentrato l’attenzione su religione e lotta alla radicalizzazione quindi sul ruolo della società nella lotta all’estremismo religioso.

Dialogando2016Stintino2«Abbiamo ritenuto opportuno confermare la realizzazione di questo appuntamento – ha detto il sindaco Antonio Diana – anche in coincidenza con l’allestimento del presepe che vuole rappresentare e raccogliere, sotto il segno della pace, le culture di tutto il mondo. Siamo convinti che il dialogo sia la chiave per il confronto tra i popoli e quello che avviene qui, anche grazie a questi incontri, può rappresentare un contributo per la nascita anche di strategie utili ad affrontare problematiche come l’estremismo e la radicalizzazione», ha concluso.

A portare i saluti dell’Università di Sassari e del rettore dell’Ateneo turritano è stato Salvatore Rubino che ha sottolineato l’importanza di iniziative come Dialogando e la necessità di una maggiore cooperazione, strada sulla quale ha detto il docente stintinese, peraltro il governo italiano si sta già muovendo.

Le religioni, è stato detto durante il convegno, devono essere come un ponte tra i popoli, un’occasione di incontro, di dialogo e superamento delle difficoltà. Ma a superare la radicalizzazione religiosa e il terrorismo deve intervenire anche una nuova politica europea, che guardi alla cooperazione e alla promozione dello sviluppo dei paesi del Medio Oriente. Cambiare la realtà dei giovani e avviare strategie che coinvolgano tutti gli Stati del mondo sotto l’egida dell’Onu. E ancora dialogare assieme, parlare di tolleranza per affrontare quel terrorismo che sta deformando l’immagine dell’Islam.

Al tavolo dei relatori, moderati prima da Amer Al Sabaileh, segretario generale del Mediterranean Gulf Forum di Giordania, e poi dalla giornalista Valentina Porcheddu, si sono dati il cambio l’Imam libanese del consiglio Alto Druza Cheikh Nazibih Abo Ibrahim, Mtanios Haddad, monsignore della Chiesa cattolica greco melchita e rettore della basilica di Santa Maria in Cosmedin a Roma, e Faisal Mesleh, presidente del Center of strategy relation in Libano. E ancora il rettore dell’Università di Tunisi H’maied Ben Aziza, il regista tunisino Mourad Ben Cheikh e Sergio Giangregorio dell’Istituto di ricerca sui rischi geopolitici.

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