Centrale di Fiume Santo, dati in rete e analisi epidemiologica sui lavoratori

Audizione a Palazzo Ducale della Commissione Tecnica di controllo, che propone sei interventi. Gianpaolo Mameli: «Il CO2 emesso potrebbe essere ridotto della metà utilizzando metano o gpl»

 

 

CommAmbienteFiumeSanto2.jpgSassari. Sei proposte per migliorare il controllo ambientale della centrale termoelettrica di Fiume Santo. Sono state illustrate martedì mattina ai consiglieri comunali della Commissione Ambiente di Palazzo Ducale, presieduta da Valeria Fadda (Pd), dai commissari nominati dal Comune di Sassari nella Commissione di controllo della centrale, Gianpaolo Mameli, che ne è anche il presidente, e Giannina Chessa. «La spiaggia di Fiume Santo è bellissima e la qualità dell’acqua è eccellente, dicono le analisi ministeriali. Come assai capillari sono i controlli di organismi come Arpas o dei Noe dei Carabinieri, che possono entrare nello stabilimento e fare qualunque tipo di rilevazione ambientale. Ma c’è anche un controllo democratico degli operai che postano foto sui social. Se allora nonostante questo è potuto succedere tutto ciò che è adesso all’attenzione della magistratura credo che qualche regola debba essere modificata», ha esordito Gianpaolo Mameli all’inizio della seduta, nel corso della quale è stata illustrata la relazione tecnica del 2014 (documento molto importante anche alla luce dell’inchiesta giudiziaria che sta coinvolgendo direttamente i vertici della centrale). Attenzione però all’interpretazione dei dati: per esempio, i valori dell’arsenico presente nella zona, presumibilmente naturali. «Abbiamo analizzato i dati del 2013 e del 2014, tramite le centraline E.On, comparandoli con le centraline dell’Arpas. Il nostro compito non è però solo confrontare ma anche verificare se si superano i limiti previsti», ha detto Mameli.

Ed ecco allora le proposte. Innanzitutto dotare le centraline di controllo dell’aria anche dei rilevatori del PM=2,5, non solo del PM=10, ovvero, in poche parole, permettere una verifica della presenza delle polveri sottili. Poi assegnare la gestione delle centrali all’Arpas: le spese però rimarrebbero a carico della proprietà della centrale, come anche il lavoro della Commissione. «Noi però rispondiamo al Comune, perché la nomina è fatta dall’Amministrazione. Il nostro mandato dura un anno e sarà il Comune a decidere. Se si ritiene inutile la commissione stessa o si preferisce modificarne la composizione diciamo sin da ora che il nostro mandato è a totale disposizione», ha aggiunto Gianpaolo Mameli.

CentraleFiumeSanto1Le altre proposte sono: analizzare le polveri dei filtri, al fine di determinare la loro composizione chimica e per poterne determinare con maggiore precisione la loro origine; fornire periodicamente le analisi dei 57 piezometri di monitoraggio delle acque di falda e qualsiasi altra analisi effettuata per la caratterizzazione del terreno; promuovere una indagine epidemiologica sui lavoratori, che hanno lavorato nella centrale di Fiume Santo; e pubblicare in rete (sui siti web dei Comuni di Sassari e Porto Torres e della Provincia) in tempo reale i risultati di tutte le analisi di carattere ambientale. «Chiediamo un’analisi epidemiologica, perché il rischio immediato ricade sui lavoratori. Ricordiamoci cosa è avvenuto negli anni passati relativamente al Petrolchimico: la Sir non ha dato mai gli elenchi dei 15 mila dipendenti, l’Eni sì, ma solo sui suoi anni, ovvero circa tremila nomi. Ecco perché gli elenchi sono stati cercati tramite l’Inps. Per Fiume Santo invece questa ricerca è più facile. L’analisi epidemiologica penso debba farla sì la Asl ma a spese della proprietà della Centrale», ha detto ancora Gianpaolo Mameli.

«Era già nostro intendimento programmare questo incontro per illustrare la relazione 2014 della commissione su Fiume Santo che, come sappiamo, fu costituita nel 2003 con una convenzione tra amministrazioni comunali di Sassari, Porto Torres ed Endesa. L’obiettivo, infatti, è far capire come questa commissione abbia lavorato in questo breve periodo, cioè da novembre», ha spiegato il sindaco Nicola Sanna, presente alla seduta. «A luglio con un bando – ha ripreso il primo cittadino – abbiamo voluto selezionare persone con esperienza professionale adeguata in materia». La commissione ha diversi compiti, stabiliti proprio in virtù della convenzione del 2003. Tra questi, quello di garantire un approfondito monitoraggio ambientale, verificare la possibilità di diminuire l’impatto ambientale quindi trasmettere una relazione tecnica trimestrale e una annuale e poi ancora analizzare e trasmettere ai sindaci l’informativa su qualsiasi anomalia di tipo ambientale relativa alla centrale. E su quest’ultimo punto è stato lo stesso Nicola Sanna a sottolineare che in base ai dati trasmessi potrebbe essere necessario emettere degli atti interdittivi. «Si tratta di informazioni importanti per l’autorità sanitaria, quale è il sindaco, per prendere provvedimenti a tutela della salute della collettività», ovvero ordinanze di divieto di balneazione e di pesca e altre forme di tutela sanitaria.

CommAmbienteFiumeSanto1.jpgÈ stata Giannina Chessa, intervenuta subito dopo Mameli, ad esporre alcuni dati relativi alla rete di rilevamento della qualità dell’aria, dell’acqua di mare e dei reflui. I dati del piano di monitoraggio devono essere trasmessi ad Ispra ed Arpa. Qual è allora il livello di inquinamento? In realtà, i dati non sono univoci. Per esempio, relativamente al PM=10, parametro legato alla presenza di polveri sottili nell’aria, il dato medio nella città di Sassari è più alto rispetto a quello delle zone industriali. E in ogni caso sempre al di sotto dei limiti normativi. Da chiarire invece quanto avviene per l’acqua di raffreddamento, che a Fiume Santo è di mare: solo qui, a differenza di altre centrali che utilizzano carbone, diventa acqua reflua, con cui in realtà è solo mischiata. I valori di boro, cloruro e solfati risultano sì superati ma perché è utilizzata acqua di mare.

Si potrebbe dire che tutto va bene? Non è proprio così e lo ha spiegato Gianpaolo Mameli. «C’è un dato estremamente importante, un inquinante come la quantità di CO2 prodotta dalla centrale, livelli enormi, che potrebbero essere ridotti della metà utilizzando metano o gpl».

Sul sito web del Comune di Sassari è disponibile la relazione 2014 della commissione tecnica

Dati e analisi da pubblicare online quindi ma necessità anche di vedere direttamente la situazione, con un sopralluogo della Commissione Ambiente, ha chieso Giampaolo Manunta (Idv). «Negli anni passati siamo stati sotto un colonialismo economico, soprattutto con la Sir. Analizziamo bene i dati storici e ambientali, per capire quanto la centrale incide realmente sui valori naturali», ha detto Nicola Lucchi (Sassari è).

L’ultimo intervento della seduta è stato del vicesindaco ed assessore all’Ambiente Gianni Carbini. «I controlli avvengono all’interno di un preciso quadro normativo e mi sembra siano effettuati al meglio. Possono certo essere migliorati, come ci suggerisce la commissione, che ha un compito tecnico: nel caso in cui ci possano essere stati comportamenti illeciti, sarà compito della magistratura appurarlo. Il lavoro – ha detto Carbini – va nella direzione di un miglioramento della qualità della produzione anche per garantire un livello occupazione più che mai indispensabile a questo territorio». (lufo)

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