Al Teatro comunale il giovane Rossini diventa sassarese

Il pubblico ha apprezzato l’adattamento della “Cambiale di matrimonio”, scritta dal maestro pesarese a 18 anni. Attesa per il “Rigoletto”, il 9 e l’11 novembre

CambialeMatrimonio1Sassari. Opera graziosa e leggera “La Cambiale di matrimonio”. Poco più di un’ora e mezza di risate, per situazioni concepite e, soprattutto, musicate da un Rossini appena diciottenne, ma che già faceva capire quale talento stesse per esplodere. “La Cambiale” è il secondo titolo proposto per questa stagione dall’Ente Concerti “Marialisa de Carolis” (sabato 27 e in replica domenica 28 ottobre). Dopo “L’Italiana in Algeri”, applaudita lo scorso 12 ottobre, ecco adesso un altro omaggio al Cigno di Pesaro, nel 150esimo anniversario della morte. Un’opera giovanile, per un pubblico (anche) giovane – e questa per il mondo della lirica è una sorta di sfida costante, raggiungere e appassionare le nuove generazioni – e che viene realizzata da giovani. Ma, anche, che diventa sassarese. Obiettivi questi centrati dall’allestimento proposto al Teatro comunale di Cappuccini, grazie alla collaborazione con l’Accademia di Belle Arti “Mario Sironi” e con il Liceo Classico e Musicale “Azuni”.

“La Cambiale di matrimonio”, farsa giocosa in un atto su libretto di Gaetano Rossi, era stata rappresentata per la prima volta Teatro San Moisè di Venezia nel 1810. Per il diciottenne Gioachino fu il primo successo, episodio ben ricostruito nel film di Mario Monicelli “Rossini, Rossini!” del 1990, nel quale il compositore era interpretato da giovane da Sergio Castellitto, insieme a Philippe Noiret, Rossini anziano ipocondriaco e amante della buona cucina e dei dolci al cioccolato in particolare. A Sassari “La Cambiale” mancava dal 1977, quand’era stata abbinata alla “Rita” di Gaetano Donizetti.

CambialeMatrimonio2La farsa, ambientata nel libretto in una città del Regno Unito (forse Londra), viene spostata nella Sassari gli anni ’20 dalle registe Matelda Cappelletti e Maria Paola Cordella, che la ricollocano nella redazione della Nuova Sardegna. Il vecchio Tobia Mill, nell’originale un commerciante, diventa allora il direttore del giornale ed è disposto a fare di tutto pur di salvarlo, fino a cedere la figlia in sposa a un ricco canadese (editore del più importante quotidiano del suo paese) arrivato dalle lontane colonie americane. Non c’è però solo Sassari nelle scelte registiche. Ci sono anche riferimenti cinematografici: la scena, dal sapore chapliniano, del mappamondo, che all’inizio dell’opera diventa un enorme palloncino gonfiabile che scoppia, e “Rocky IV”, per il duello tra Mill e Slook, con tanto di battuta “Io ti spiezzo”. Le scene e i costumi sono stati invece ideati e realizzati dagli allievi dell’Accademia di belle arti “Sironi”, mentre il saggio del programma di sala è stato scritto da quattro studentesse del liceo e molti ragazzi hanno collaborato alla macchina teatrale.

Licenze insomma nell’allestimento, ma più che lecite, nel solco di soluzioni frequenti già ai tempi di Rossini (le opere si adattavano al presente, soprattutto se poco seriose, anche se, va detto, si rimaneva ben lontani dagli stravolgimenti provocatori e spesso irritanti di alcuni registi di oggi), e decisamente riuscite, con una dedica a Sassari, a Vittore Cordella, per anni amministratore della Nuova Sardegna, e al maestro Claudio Desideri, baritono recentemente scomparso e grande Dandini nella storica “Cenerentola” rossiniana di Ponnelle e Abbado.

Bene nel complesso la realizzazione musicale. L’orchestra era composta per l’occasione da studenti del Liceo Azuni, con qualche rinforzo più adulto. Il direttore, il sassarese Andrea Solinas, ha guidato la compagine orchestrale, svelta e sicura. La partitura della “Cambiale”, che apparentemente non comprende passaggi complessi, è però ricca di trabocchetti, che rimandano alle composizioni rossiniane più mature, su tutte il “Barbiere” e “L’Italiana”, di cui sono chiare alcune anticipazioni tematiche. Benissimo il soprano Gabriella Costa (Fanny); bene anche il basso Marco Bussi (Mill). Un po’ meno convincenti – e alcuni sono apparsi a tratti impacciati in scena – gli altri interpreti, i nuoresi Marco Puggioni (Milfort) e Maria Ladu (Clarina) e i cagliaritani Nicola Ebau (Slook) e Francesco Leone (Norton), complice la solita brutta acustica del teatro, che stavolta ha sacrificato il bilanciamento sonoro tra palco e orchestra, fisicamente riportata (era ora) quasi al livello della platea, ma che a tratti sovrastava le voci.

Uno spettacolo riuscito che ha pienamente soddisfatto i gusti del pubblico sassarese.

La prossima opera in cartellone, il 9 e 11 novembre, è il capolavoro verdiano “Rigoletto”.

Luca Foddai

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