Renato Soru: ‘Eni faccia le bonifiche e poi se ne vada’

L’europarlamentare e segretario regionale del Pd ha chiuso il convegno organizzato venerdì sera a Sassari dal Partito Democratico sul nuovo modello di sviluppo compatibile per Porto Torres

 

ConvegnoModelloPortoTorres1Sassari. «Bonifichiamo Porto Torres e bonifichiamo anche le nostre teste: quell’esperienza è finita». Addio per sempre al Petrolchimico e all’industria per la città turritana e tutto il nord ovest della Sardegna? Pare proprio di sì, almeno relativamente a quel tipo di industria che finora abbiamo conosciuto. Serve un qualcosa per il presente e per il futuro, totalmente differente rispetto al passato. «Da noi le imprese non vengono perché ci sono aree industriali. Oggi contano solo le competenze che riusciamo a coltivare ed i talenti che riusciamo a valorizzare. Gli imprenditori si formano, non nascono: se avremo competenze, talenti e capacità di affrontare i rischi allora ce la faremo. Questa è la politica industriale per la Sardegna». Con queste parole Renato Soru, europarlamentare e segretario regionale del Pd, ha chiuso l’incontro organizzato venerdì pomeriggio all’Hotel Grazia Deledda di Sassari dal Partito Democratico provinciale e dedicato al tema “Da Porto Torres un nuovo modello di sviluppo compatibile. Quali politiche pubbliche?”.

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Renato Soru

Un intervento chiaro quello dell’europarlamentare ed ex presidente della Regione, anche troppo secondo i dirigenti sindacali presenti in sala, come Giovanni Tavera (Uil-Uiltec) e Massimiliano Muretti (Cgil-Filctem), che hanno interrotto Soru più volte. La domanda ricorrente infatti è cosa ne sarà dei lavoratori (operai e tecnici del vecchio Petrolchimico, ma anche tutti gli altri dell’indotto) che oggi non hanno altra scelta che fare affidamento sugli ammortizzatori sociali. Drastica, ma realistica, la risposta di Renato Soru: «Il mentre è già finito. Abbiamo perso dieci anni parlando di fenoli e cracking. In dieci anni un ragazzo finisce il liceo, si laurea e a 25 anni è pronto per il mondo del lavoro». Quali studi però e con quali prospettive? «Il rettore Massimo Carpinelli, che vedo oggi per la prima volta anche se con lui abbiamo più volte parlato al telefono, diceva prima che in futuro gli studenti verranno a Sassari perché qui troveranno un polo dedicato alle nuove tecnologie. È così infatti. Uno degli errori che ho commesso da presidente della Regione è che non ho fatto in modo che la politica dicesse a rettori e università sarde che il futuro era la tecnologia. In questo settore si creano migliaia di posti di lavoro. E noi avevamo competenze prima che le avessero altri, perché internet è nata in Sardegna. E mentre parlavamo di chimica e come salvarla, chiudevamo Numera», ha spiegato Soru. «Anche il presidente della Commissione Europea Juncker ha detto che si deve puntare sull’economia digitale. È un mondo in crescita. Casualmente abbiamo competenze in Sardegna e stranamente stanno venendo imprese in Sardegna, non perché ci sono le aree industriali». I talenti insomma la Sardegna li ha. Ma non nella vecchia industria, modello ormai superato.

«Stasera mi piacerebbe che ce ne andassimo dicendo che quella storia è finita. Sono rimaste 130 persone, che saranno 300 e che lavorano e lavoreranno per Matrica. Ci sarà qui il centro delle biotecnologie. Ma Eni non c’è più, non esiste, sono quattro gatti. Da quanto ho capito stasera difficilmente la centrale a biomasse sarà fatta. E allora che faccia le bonifiche e pulisca il posto, che spenda i 500 milioni, ma che poi se ne vada. Perché è come un santo che non ci fa mai una grazia», ha continuato il segretario del Pd sardo. «A Cagliari c’è un’industria (dell’Information and Communication technology) appena arrivata che ha già 6000 occupati, con stipendio ogni mese», ha detto ancora Soru, che ha anche ricordato, con una punto di orgoglio, che la sua Tiscali arriva ad un migliaio di dipendenti.

Subito prima dell’europarlamentare era intervenuti il senatore Silvio Lai, che aveva anticipato alcuni punti. «Serve un nuovo modello di governance per Porto Torres, che deve diventare Area complessa. E poi che Eni se ne vada al più presto. Che faccia le bonifiche, ovviamente, ma che poi vada via». Nel corso del convegno sono intervenuti, tra gli altri, Luciano Mura (direzione provinciale del Pd), Maria Grazia Piras, assessore regionale dell’Industria, che ha ripercorso gli ultimi step dell’iter che la Regione sta seguendo con l’Eni e gli altri partner sulla chimica verde ma anche le altre presenze industriali come la centrale di Fiumesanto (e l’arrivo dei cechi di Eph), Massimo Carpinelli, rettore dell’Università di Sassari, e Catia Bastioli, amministratore delegato di Matrìca, che ha illustrato quanto fatto finora a Porto Torres con i nuovi impianti inaugurati nel giugno dello scorso anno e delle prospettive di sviluppo sempre nel settore della chimica verde. Erano presenti inoltre il presidente della Fondazione Banco di Sardegna Antonello Cabras, il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau ed il sindaco di Sassari Nicola Sanna, che ha rivolto un saluto introduttivo. L’incontro è stato moderato da Franco Borghetto. (lu.fo.)

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