Educare al pensiero ospitale

Sassari. “Educare al pensiero ospitale. Per una cultura della pace e dell’inclusione in un contesto di cambiamento d’epoca”. È il titolo del messaggio che l’arcivescovo Gian Franco Saba rivolge alla città e al territorio in occasione della solennità di San Nicola, patrono di Sassari. Oggi, 6 dicembre, viene celebrato con un pontificale alle 18 al duomo, alla presenza dei parroci e delle autorità cittadine. Al termine verrà estratta dal Dote di San Nicola, destinata a tre spose. Ieri invece, nella sala Angioy del Palazzo della Provincia, l’arcivescovo ha presentato ai fedeli e alle autorità il testo del messaggio, in occasione dell’incontro culturale “Con San Nicola: diventare uomini-ponti”, promosso dalla Fondazione “Accademia. Casa di popoli, culture e religioni”. Tra i relatori padre Xavier Manzano, vicario generale della Diocesi di Marsiglia e docente di Filosofia, già direttore dell’Institut Catholique de la Méditerranée, che si è soffermato sul tema dell’importanza della presenza degli “uomini-ponte”, ovvero coloro che non hanno paura di essere attori nel Mediterraneo, mare di incontro.

«Il cambiamento che avvertiamo – ha sottolineato monsignor Saba nel messaggio – richiede quel processo di recezione che implica “fare dello straniero un ospite”, riportare alla memoria il fastidio latente che percepiamo di fronte a questo “cambiamento-intruso” per “compiere la scelta di riceverlo”. E un cammino forse fati-coso, dal quale senza perdere la propria specificità si sente anche il cambiamento come vita che si rigenera. Il pensiero diventa ospitale se l’orizzonte della riflessione si spinge oltre ciò che è visibile, se guarda, ascolta con disponibilità interiore quanto si presenta differente o appare divergente. Pensare il cambiamento è una nuova sfida, l’appello di una sorta di “straniero che viene … che ci fa vivere in più di una società e in più di una cultura, e che ci chiede di pensare in altro modo le società, le culture e il posto di ciascuno nel mondo”. Uno sguardo al nostro territorio mostra l’immagine di una situazione di novità che, con il sociologo Cammille Schmoll, possiamo descrivere come un ambiente di paesi e agro nel quale si evolve il “cosmopolitismo quotidiano”. Molto opportunamente papa Francesco evidenzia come non vi siano realtà ecclesiali e pastorali impermeabili ai processi attivati dal cambiamento d’epoca: “Gli ambienti rurali, a causa dell’influsso dei mezzi di comunicazione di massa, non sono estranei a queste trasformazioni culturali che operano anche mutamenti significativi nei loro modi di vivere” (EG 73). Il “cosmopolitismo quotidiano” contribuisce a mettere in risalto il progressivo processo di spopolamento e le sue importanti conseguenze sociali, economiche, politiche e anche religiose. È rilevante l’aumento della popolazione anziana, la scelta o non-scelta di abitare in un luogo differente da quello dove si è nati».

«In occasione delle visite alle parrocchie e durante gli incontri del processo sinodale – ha aggiunto Saba – riscontro proprio il bisogno di ritrovare la speranza e la gioia nell’affrontare il cambiamento d’epoca: il processo di conversione pastorale non è un semplice aggiornamento delle strutture, un ammodernamento dei mezzi, uno sviluppo di competenze, esso richiede a tutti noi l’impegno ad ascoltare, interpretare, generare questo nuovo cammino della vita umana. È richiesto l’impegno e il coraggio di tutti, di ciascuno per la propria parte, senza scuse di retroguardie, di assenze, di autogiustificazioni. Ma esige anche l’onestà: un pensiero onesto produce una prassi onesta. Per questo la Chiesa non può venire a patti con sistemi sociali estranei al Vangelo, alla sua stessa missione. Un eventuale errore momentaneo esige la coraggiosa virata verso metodi, vie e mezzi che non siano in conflitto con il Vangelo. Occorre sempre più sviluppare itinerari “tra la soglia e il focolare” superando l’ipotetica convinzione che la crisi della fede riguardi soltanto la città e non tocchi la sfera rurale del territorio. Nemmeno la classica distinzione tra credenti e non credenti corrisponde più a un’attenta analisi sociologica. Forse per troppi anni un sonno di consapevolezza ha indotto ad affermare che tutto questo fosse lontano da noi!».

Nel corso dell’evento, la Capitaneria di Porto Torres, con il comandante, il capitano di fregata Giuseppe Cannarile, reduce da un’operazione a Lampedusa, ha donato a monsignor Saba una croce realizzata con il legno di una delle imbarcazioni usate dai migranti per arrivare nell’isola. Per ricambiare, l’arcivescovo ha deciso di comprendere la Guardia Costiera nel comitato d’onore della Fondazione Accademia.

Al termine è intervenuto per un saluto il sindaco di Sassari Nanni Campus.

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