Diritto di ritenzione su imbarcazioni abbandonate, un’autotutela per le aziende nautiche

A Olbia evento formativo organizzato da Confindustria Centro Nord Sardegna

Olbia. Il fenomeno delle imbarcazioni lasciate in stato di abbandono (nei cantieri o nei porti) è diffuso anche tra le imprese nautiche della Gallura. Un problema che le aziende sono chiamate a gestire in maniera autonoma e che può portare anche a buchi in bilancio. Esistono però strumenti che consentono di superare la fase di stallo. Il più efficace e utilizzato è il “diritto di ritenzione”, che consiste in una azione di autotutela da avviare presso gli organi giudiziari. Sul tema, Confindustria Centro Nord Sardegna, insieme a Cna Gallura e Confartigianato Gallura, in collaborazione con lo studio associato Paoletti Law Group di Verona (che vanta una lunga esperienza nel settore del diritto marittimo), ha promosso nei giorni scorsi un evento formativo rivolto agli operatori del settore.

Nella sala conferenze dell’hotel DoubleTree di Olbia gli avvocati Alberto Bardini e Sabrina Pangrazio hanno fatto il punto sul “diritto di ritenzione”, illustrando le principali soluzioni da adottare per sbloccare situazioni di abbandono di imbarcazioni nei cantieri o nei porti, con una proprietà del tutto sparita o manifestamente insolvente. Si tratta infatti di beni mobili registrati, che occupano spazio spesso prezioso per altri utilizzi e che non di rado costituiscono casi complicati da risolvere in particolare se l’imbarcazione è di un paese extra Ue. A fronte di passività per determinate realtà societarie provocate proprio da situazioni di questo tipo, c’è poi il problema ulteriore della responsabilità dell’amministratore della società per mancata tutela del credito.

L’unica strada da percorrere è quella di vedere riconosciuta la proprietà del bene abbandonato con l’assegnazione dell’imbarcazione al cantiere, in modo da rientrare dalle spese. Si tratta in parole povere di ottenere un bene che poi può essere ceduto o utilizzato per ripianare la perdita intervenuta negli anni per la custodia nel cantiere o nel porto.

A complicare il quadro però si pone il problema delle “bandiere di comodo” di determinate imbarcazioni. Se la bandiera è di uno stato della Ue la procedura è chiara. Se si tratta invece di altri stati – è stato fatto l’esempio di una imbarcazione che batte bandiera britannica ma delle isole della corona, come Man o Jersey – è richiesta una specializzazione giuridica altamente qualificata per dipanare la questione e permettere al giudice di applicare il diritto straniero, come previsto dalle norme, e risolvere il giudizio.

Le procedure di liberazione o di assegnazione in proprietà al cantiere delle imbarcazioni abbandonate sono applicate anche nei tribunali sardi, in particolare in quello di Tempio Pausania, competente per il nord est dell’Isola, come è stato ricordato nel corso dell’incontro, che si è concluso con gli interventi degli operatori del settore che hanno formulato diverse domande a conferma dell’attualità della problematica analizzata.

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