Dinamo, l’Europa è appesa a un filo

Ieri sera Saragozza ha battuto il Banco per 105-88. Ultima spiaggia domani in Germania contro l’ex Vitali. Il punto di Aldo Gallizzi

Su una cosa non ci sono dubbi, a questa Dinamo non mancano di certo il cuore e la voglia di lottare. In campo europeo però, queste qualità non possono essere sufficienti per andare ad espugnare un campo come quello di Saragozza, a maggior ragione se hai assenze pesanti come quelle di Spissu e Katic, con Treier a referto per onor di firma o poco più, considerate le sue condizioni ancora precarie dopo un mese di stop per infortunio. Se a ciò si aggiungono i tre falli fischiati a Bendzius dopo soli 5 giri di lancette, va da sé che il compito diventi una vera e propria mission impossible. Sì perché il Banco finché le energie glielo hanno consentito è rimasto in partita. Primo quarto ai limiti della perfezione, sbandata nel secondo, dentro la partita con le unghie e con i denti nel terzo, ultimo sforzo e riavvicinamento all’inizio del quarto e crollo verticale negli ultimi cinque minuti. In soldoni è stata questa la cronistoria della partita che ha di fatto reso praticamente utopistica la qualificazione al turno successivo della Champions. Tre sconfitte in altrettante partite, non lasciano molte speranze, perché i biancoblu dovrebbero vincere tutte e tre le restanti gare, due con i tedeschi del Bamberg (primo incrocio domani in Germania) e il ritorno con il Nymburk e sperare che i cechi perdano sempre. E proprio alla gara di andata in Repubblica Ceca, persa rocambolescamente di un punto, vanno le maggiori recriminazioni. Una partita infausta, una trasferta infausta, costata oltre che i due pesantissimi punti e forse la qualificazione, anche il contagio covid per tre giocatori del roster, con tutte le conseguenze e ripercussioni che ora paiono evidenti. Domani contro il Bamberg dell’ex Vitali i sassaresi non si presenteranno come vittima sacrificale e daranno tutto per tenere aperto il discorso qualificazione, ma se le cose non dovessero andare per il verso giusto, ci si metterà una pietra sopra e ci si concentrerà sul campionato, con qualche rimpianto sì, ma senza farne un dramma. Certamente uscire dall’Europa non farebbe piacere a nessuno, ma in un anno nel quale si gioca a porte chiuse e gli incassi al botteghino sono pari a zero, quantomeno da questo punto di vista non sarebbe un disastro.

Aldo Gallizzi

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