Dinamo, leadership e talento cercasi

L’avvio di stagione disastroso dei biancoblù non è figlio solo degli infortuni ma anche di scelte azzardate in alcuni ruoli chiave

Guardare indietro a ciò che si è fatto e ai giocatori che c’erano e ora non ci sono più potrebbe avere apparentemente poco senso, anche perchè alcuni sono voluti andare via per propria volontà e sarebbe stucchevole continuare a parlarne, ma c’è un ma. Un esempio: lo scorso anno la Dinamo aveva come play e guardia due signori che si chiamano Dowe e Robinson, ovvero due atleti esperti, uno dei quai già pratico del campionato italiano che poteva fornire determinate garanzie. L’altro aveva numeri importanti nel campionato tedesco, quindi già pratico del basket europeo, ma per l’Italia era un’incognita. E’ stata una scommessa si con qualche rischio, ma abbastanza basso e la società l’ha vinta, tant’è che Dowe quest’anno ha salutato raddoppiando il suo stipendio a Tortona.

Cosa è successo quest’anno? probabilmente la società “gasata” dal colpaccio andato a segno l’anno scorso, ha voluto ripercorrere la stessa strada ma raddoppiando la scommessa, azzardando con un bel pizzico di presunzione l’ingaggio di due giocatori con nessuna esperienza nel campionato italiano negli stessi ruoli chiave di play e guardia. Il tutto nella stagione in cui il campionato è cresciuto, livellandosi verso l’alto e guardando la classifica questa è la cosa che salta agli occhi. Non esiste la schiacciasassi e il campo sta dimostrando che, anche una neopromossa può battere chi sta facendo sfracelli in Eurolega.

Parliamoci chiaro, guardando i roster, non c’è una squadra che non abbia almeno due americani di leadership e talento, ovvero le caratteristiche che i giocatori presi per fare la differenza devono avere. E la Dinamo? al netto degli infortuni che hanno messo fuori causa prima Bendzius e poi Diop e della preseason complicata, in questa squadra manca prima di tutto la leadership, mentre il talento se c’è è oppresso e schiacciato dalla scarsa personalità.

Nel dettaglio, Whittaker lo abbiamo criticato e ora non lo stiamo esaltando, ma ieri ha battuto un colpo finalmente, dando qualche timido segnale e vedendogli fare certe giocate a qualcuno è venuto il dubbio se anzichè come play si trovi meglio da guardia, sgravato da compiti di regia. Il carattere a quanto dice chi lo conosce bene, non gli manca e chissà che quella di ieri non possa essere stata la sua partita spartiacque. E’ più una speranza che altro, ma a questo punto c’è curiosità nel vedere cosa combinerà nella prossima uscita. Se dovesse confermare i segnali positivi, potrebbe anche conquistarsi quella leadership di cui al momento è totalmente priva la squadra.

Tyree: il brillante esordio che aveva fatto sognare i tifosi è un lontano ricordo e finora è stato un fuoco di paglia. Ciò che preoccupa è il fatto che anche caratterialmente il giovanotto con le treccine non sia particolarmente gagliardo. Doveva essere il principale terminale offensivo, nonchè il realizzatore principe, il go to guy, l’uomo che a giochi rotti doveva essere in grado di mettersi in proprio e fare canestro. Ebbene, lo si è intravisto solo esclusivamente nel giorno del suo esordio. Non è ancora pronto fisicamente si è detto poi, giustificandone le successive partite sottotono, ora però le settimane stanno passando e uno col suo fisico non certamente imponente, dovrebbe essere in piena forma, quindi il problema non può essere più quello. Il problema è che deve fare un bel bagno di umiltà e si deve svegliare, deve fare quello step mentale che potrebbe fargli fare il salto di qualità, altrimenti è normale trarre conclusioni riguardo alla sua incapacità di fare la differenza nel campionato italiano che, non è esattamente quello belga da dove proviene e dove faceva il fenomeno. Deve darsi una mossa e in fretta.

McKinnie: ecco un altro azzardo, è chiaro che essendo stato preso in fretta e furia per sostituire Bendzius in una fase della stagione nella quale era difficile trovare buoni giocatori liberi, ma in questo caso non si può colpevolizzare più di tanto chi lo ha scelto. Il punto è che si tratta di un altro giocatore che non solo non conosceva il campionato italiano, ma non aveva mai giocato neppure in Europa. Nella sua carriera è sempre stato un comprimario che, senza responsabilità particolari e giocando un basket molto differente da quello che si gioca qui, ha portato a casa la pagnotta. In queste sue poche settimane ha confermato di essere un giocatore con qualità anche atletiche, ma è in grande difficoltà nella comprensione del basket che si gioca a queste latitudini e neanche lui ha leadership.

Nella sostanza, l’unica scelta azzardata in riferimento agli stranieri, ma che sembrerebbe una scommessa vinta, riguarda Gombauld che ha faticato le primissime settimane ma poi si è ambientato e sta diventando importante.

In generale dunque, gli errori di valutazione ci sono stati e sono stati piuttosto gravi e partendo dal presupposto che una squadra intera non si può cambiare, spetta alla società tirar fuori dalle secche la barca; le strade sono due: o si tirano fuori da questo gruppo la leadership e il talento oppure è inevitabile ritornare subito sul mercato senza se e senza ma per riparare agli errori e inserire un giocatore che porti ciò che manca, ovvero la leadership, l’esperienza e il talento sul quale costruire la crescita di tutto il resto del gruppo.

Aldo Gallizzi

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