Dinamo, la fiamma si è già spenta?

L’effetto Markovic sembrerebbe essere già svanito e ora il rischio di restare fuori dal tabellone dei play off è concreto

Spinta emozionale esaurita e fiamma che, se non spenta è diventata molto flebile. Dopo le imprese contro le big che avevano portato la Dinamo fuori dalle sabbie mobili e a conquistare la matematica salvezza, l’effetto Markovic sembrerebbe essere già svanito, unitamente ai play off che, erano diventati l’obiettivo più o meno dichiarato dopo aver messo in sicurezza la stagione. La sconfitta casalinga con Pesaro prima e quella di ieri al PalaBarbuto di Napoli, hanno fatto scivolare indietro in classifica i sassaresi, in una posizione anonima (decima) fra zona retrocessione e play off a conferma di una stagione nata male, raddrizzata in corsa e che ora sta riprendendo la strada dell’anonimato.

Una squadra quella biancoblù che, con Markovic in panchina aveva avuto la scossa giusta, mettendo in cassaforte i punti necessari per non soffrire sino all’ultima giornata, dando segnali confortanti sotto l’aspetto dell’atteggiamento e trovando quelle certezze tattiche che le hanno permesso di raggiungere uno standard di competitività accettabile. Proprio sul più bello però, quando la stagione sembrava definitivamente svoltata e avviata verso un finale da Dinamo, ecco che è arrivato un calo prima di tutto mentale a conferma di una durezza che non fa parte del dna di questo gruppo. Scossa si dunque, ma per i miracoli l’ottimo coach bosniaco, come del resto chiunque, non è attrezzato.

Troppo altalenante il rendimento dei singoli per garantire continuità, troppa la discontinuità emersa anche in uomini chiave come i vari Tyree e Charalampopoulos, solo per citarne due. Ma la lista potrebbe allungarsi ai vari McKinnie, Cappelletti, Kruslin, perchè non sono sufficienti sei o sette partite azzeccate sulle 27 disputate finora per guadagnarsi la pagnotta, non possono bastare.

Come è stato probabilmente un errore di valutazione, pensare che, lasciare partire un giocatore presente a tutti gli effetti nelle rotazioni non avesse alcun tipo di ripercussione tecnico-tattica, fermo restando che, se un capitano chiede di essere ceduto ad una manciata di giornate dal termine con la barca ancora non esattamente in porto, le sue motivazioni dovevano essere evidentemente ridotte ai minimi termini, perciò il via libera della società all’operazione, da un certo punto di vista è stato comunque comprensibile e probabilmente inevitabile.

Al termine del campionato mancano tre partite che, la Dinamo giocherà con Varese in casa, Scafati fuori e Reggiana in casa. Se facesse filotto, cosa improbabile ma possibile, potrebbero ancora verificarsi le combinazioni favorevoli per allungare la stagione, in caso contrario la società avrà più tempo per resettare completamente (o quasi) e mettersi al lavoro per ricostruire dalle fondamenta un gruppo che, salvo sorprese avrà Nenad Markovic come condottiero e Bendzius come capitano, due basi solide da cui ripartire, una in panchina e una in campo, attorno alle quali inserire i tasselli giusti per dare una decisa e salutare rinfrescata, salutando e ringraziando chi a Sassari ha fatto il suo tempo.

Aldo Gallizzi

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