Antonio Piu, un anno da presidente a Palazzo Ducale

Bilancio dei primi 12 mesi di mandato. Risparmiati 112 mila euro. «Il sindaco Nicola Sanna è preparatissimo per il suo ruolo e l’Amministrazione durerà cinque anni»

 

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Il presidente Antonio Piu in occasione della seduta di insediamento del Consiglio

Sassari. Un anno di mandato. Era il 4 luglio del 2014 quando il nuovo Consiglio comunale sassarese si insediava ed eleggeva il presidente. Per Antonio Piu è tempo di un primo bilancio.

Presidente, come è andata in questo anno?
«Il bilancio, credo nei fatti e nei risultati, lo posso giudicare molto positivo. E così hanno fatto tutti i gruppi consiliari. Il ruolo del presidente del Consiglio non è un ruolo riconducibile ad un determinato gruppo politico, nonostante io sia stato il più votato con il Pd (1250 preferenze, il più votato dell’intera Assemblea Civica, ndr). Il valore dell’istituzione Comune dà una responsabilità che ti fa “uscire” dal partito di appartenenza. Questo Consiglio che presiedo è molto rinnovato rispetto al precedente, sia anagraficamente che da un punto di vista del quadro politico: è vero, non sono presenti in Aula gruppi che invece esistono a livello nazionale ma c’è il Movimento 5 Stelle che porta una ventata di aria fresca e di giovani consiglieri e una mentalità diversa. Far conciliare l’importanza dell’Istituzione con una nuova prospettiva nell’affrontare un ruolo politico, questo è il mio ruolo, cercando di equilibrare allora i due punti di vista. Nel contempo siamo intervenuti sul funzionamento del Consiglio, cercando di velocizzare i lavori, per dare una risposta più celere ai cittadini. Non che in passato si lavorasse male. Era semplicemente necessario un aggiornamento. Tutto questo garantendo una autonomia del Consiglio rispetto alla Giunta».

Che non significa contrapposizione.
«Tutt’altro. Vuol dire che il Consiglio, nell’ambito dei compiti definiti dalla legge, ha un ruolo di indirizzo e controllo delle decisioni della Giunta. C’è ovviamente la possibilità che questo si rifletta, come successo per il caso degli asili nido, in una dialettica anche forte però sempre con un unico obiettivo, garantire il servizio e anche migliorarlo. Ecco, rispetto al passato è cambiato questo: si discute, anche tanto, sui temi. E non è affatto un passo indietro, perché quando non ci sono contrapposizioni non è  detto che ci sia una buona amministrazione. Se allora i consiglieri comunali sono votati dai cittadini è giusto che tutte le voci si possano manifestare. Quel regolamento sugli asili nido, approvato all’unanimità, è un esempio di sintesi di un lavoro importante portato avanti da tutti. Poi è vero che c’è stata una delibera di Giunta, pienamente legittima, ma questo è un altro passaggio».

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Antonio Piu

All’inizio del mandato sono state introdotte novità per le Commissioni.
«È stato cambiato il regolamento sul funzionamento del Consiglio comunale. Avevamo due esigenze. Innanzitutto era impensabile che si potessero fermare i lavori di Commissione perché due soli consiglieri univano le loro forze e bloccavano tutto. Adesso questo non accade più: abbiamo introdotto il voto plurimo, ovvero un consigliere in commissione pesa quanto il suo partito. Per esempio un consigliere del Pd vale cinque o tre consiglieri del Pd presenti in commissione valgono l’intero gruppo di 13 consiglieri. Al contempo ogni monogruppo sta in tutte le commissioni. Grazie a questa novità abbiamo avuto un risparmio di 112 mila euro in un anno. A parte la riduzione del numero degli eletti (sei in meno rispetto al mandato precedente, come previsto dalla legge, ndr), che equivale al 30 per cento di questa somma, siamo riusciti a concentrare il lavoro in una maniera tale che le commissioni siano state convocate in misura minore rispetto al passato. Cambiata la mentalità con le novità politiche in Consiglio, è stata rinnovata anche la tabella di marcia dei lavori. Adesso stiamo discutendo il bilancio preventivo (giovedì e venerdì prossimi l’importante pratica sarà all’ordine del giorno del Consiglio) ed al contempo chiudendo l’attività di controllo ex articolo 77».

In questi dodici mesi ci sono stati “buoni” e “cattivi”.
«Nessun gruppo si è comportato meglio o peggio degli altri. Questo lo dico con totale serenità. Per esempio, ogni euro risparmiato lo si è fatto grazie al lavoro di tutti. Oppure su regolamenti e pratiche si è andati avanti, ciascuno mantenendo le proprie posizioni e, in taluni casi, portando le istanze dei cittadini. Come nel caso del regolamento sulle pedane su suolo pubblico: i cittadini sono venuti a Palazzo Ducale, hanno parlato con noi e in due mesi lo abbiamo fatto. O il regolamento sui comitati di quartiere, da tre mesi in commissione: siamo arrivati alla fine e tra poco vedremo il risultato. Questo è un tema tra l’altro importante, perché si darà ulteriore voce ai cittadini. E i comitati non prevedono spese per l’Amministrazione».

Rimanendo sui risparmi, i gruppi consiliari hanno ancora dei fondi?
«Ci sono ma in misura più ridotta rispetto al passato. Ho ereditato una situazione che da consigliere comunale avevo vissuto con la proposta del taglio del 50 per cento dei fondi dei gruppi. In più, c’è stato un ulteriore taglio in quest’anno. Siamo così passati da 30 mila ai 20 mila. Il fondo è gestito da ogni gruppo in maniera diversa. Per esempio, per l’incontro nazionale dell’Anci a Milano nell’ottobre del 2014 abbiamo formato una “squadra” di dieci consiglieri, sei in meno rispetto all’anno precedente, ed è stato utilizzato il fondo del gruppo».

Il ruolo di presidente è super partes e per prassi non vota. Però in certe situazioni questo avviene.
«Nell’ultima seduta ho in effetti votato a favore della mozione sull’area metropolitana per il nord Sardegna, proposta da diversi consiglieri ed illustrata da Simone Campus e che è stata approvata all’unanimità. Voto raramente e credo che sia corretto che il presidente voti solo ed esclusivamente su grandi temi che riguardano davvero tutti e che danno al sindaco uno strumento più forte per fare sentire la voce della seconda città della Sardegna».

La domanda è d’obbligo: cambierà qualcosa nella Giunta? Da mesi siamo in attesa di qualcosa che però non si verifica. Adesso sono mature le condizioni?
«Occorre analizzare la situazione da un punto di vista politico. La Giunta in questo anno ha indubbiamente lavorato. C’è però bisogno di un passo diverso, un aggiustamento in corso d’opera. Chi è oggi assessore, sia chiaro, sta facendo bene ed è preparato per il suo compito. È un discorso di impostazione, non di persone. Solo dopo ci può essere allora un cambio di Giunta. Il Pd è un partito grande e che ha eletto molti consiglieri comunali. Riuscire a trovare un accordo su temi che investono la città è necessario».

Non c’è nessun rischio di rottura?
«Assolutamente no. Il sindaco Nicola Sanna è preparatissimo per il suo ruolo e l’Amministrazione durerà i cinque anni di mandato. Su questo siamo d’accordo tutti».

E il prossimo 14 agosto?
«Ho sempre vissuto con grande emozione la Faradda, ancora di più da consigliere prima e da presidente del Consiglio comunale adesso. Indubbiamente la città sta vivendo una situazione di difficoltà, che però non sempre è imputabile all’Amministrazione e alla politica. Qualcuno si farà sentire, questo è comprensibile. Siamo consapevoli che occorra restituire a tanti cittadini quella dignità che la crisi ha portato via. Ma penso che sarà una bella festa. I Candelieri sono l’anima di Sassari». (intervista di Luca Foddai)

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