Disterrados de eris e de oe

Gli studenti del Liceo Spano alla scoperta dell’emigrazione. Lavoro di ricerca ha messo in luce storie sorprendenti e numerose analogie con chi fugge dalle guerre sui barconi della speranza

EmigrazioneStudentiSpanoSassari. Giovanni Maria Angioy come punto di partenza “de su disterru”, l’esilio, per indagare le infinite esperienze dei migranti sardi e comprendere le analogie con chi fugge oggi sui barconi della speranza dai paesi in guerra.

Così dagli scaffali degli archivi e delle biblioteche sono emersi personaggi come il contadino sassarese Efisio Ponti, emigrato nel 1896 in Brasile, dove si trovò schiavo in una piantagione di caffè con moglie e sei figli al seguito, riuscendo poi a fuggire tra mille peripezie e a ritornare nell’isola. O testimonianze incredibili come quella di Carlo Cossu di Usini, fondatore della Biblioteca comunale del paese del Coros, che nella seconda metà dell’Ottocento partì per l’Australia dove finì per diventare viceconsole Italiano.

Sono solo alcuni dei tratti salienti emersi durante il progetto “Disterrados de eris e de oe”, un’iniziativa che in queste settimane ha coinvolto le classi 4^a e 3^a del Liceo Scientifico Giovanni Spano di Sassari.

A guidare i ragazzi nel complesso e affascinante lavoro, realizzato grazie al contributo della Regione in relazione alle attività legate a “Sa Die de sa Sardigna”, è stato un team di esperti guidato Michele Pinna, docente di storia e filosofia allo Spano e direttore scientifico dell’Istituto Camillo Bellieni, che ha condotto i ragazzi alla scoperta della loro storia di sardi.

Tra i professionisti coinvolti nel gruppo l’archivista Stefano Alberto Tedde, che ha portato gli studenti alla ricerca delle fonti con carteggi sorprendenti come le cronache giornalistiche del quotidiano La Nuova Sardegna che, tra Otto e Novecento, hanno pubblicato veri e propri reportage sui migranti sassaresi e sardi.

Tra i momenti più coinvolgenti una visita all’Archivio di Stato di Sassari, dove la direttrice Federica Puglisi ha accolto i neofiti facendo toccare con mano carte ingiallite, ruoli matricolari, atti notarili e documenti del Fondo Questura inerenti l’emigrazione sarda.

I ragazzi hanno appreso racconti di miseria e sfruttamento, storie di sardi all’estero per lavoro che, richiamati alle armi durante la guerra preferivano disertare. Tra gli atti notarili è emersa la vicenda di una coppia di poveri artigiani sassaresi che nel 1829 decise di migrare per portare in giro nelle principali città del Regno, in Francia e in Inghilterra, la loro singolare coppia di bambine gemelle siamesi come fenomeno da baraccone. Le due bimbe sarebbero morte in viaggio prima di giungere a Parigi.

Ultima tappa del percorso didattico è stato un viaggio alla scoperta di Bono, la città natale di Angioy, dove i liceali sassaresi hanno incontrato gli studenti dell’Istituto superiore Ianas di Tortolì, per visitare insieme la casa natale dell’Alternos, la chiesa dove fu battezzato, le vie dedicate ai suoi sodali e i luoghi dove gli abitanti difesero il borgo dagli assalti dei soldati vice-regi inviati da Cagliari per distruggerlo.

Significative sono state le testimonianze di emigrazione di alcuni ragazzi di origine cinese e rumena. Tra le iniziative è stata cantata una canzone simbolo dell’emigrazione sarda, “Adios Nùgoro Amada” scritta a fine Ottocento dal canonico Solinas, e altre melodie con il coinvolgimento del musicista bonese Valentino Giuliano Mocci, che ha tenuto un concerto di musiche tradizionali e del suo repertorio personale.

Dal lavoro di ricerca è nata una brochure dove sono contenuti i vari step del progetto e le storie di emigrazione raccolte. Tutte le attività sono state documentate con immagini e interviste dalle quali è stato realizzato un video reportage a cura del giornalista Salvatore Taras, dal quale sarà prodotto un dvd.

«Abbiamo creduto fin dal primo momento nel progetto proposto da Michele Pinna – ha affermato la dirigente scolastica dello Spano, Maria Paola Curreli – e i ragazzi hanno mostrato un entusiasmo e un coinvolgimento inaspettati. Il fine è quello di promuovere la conoscenza delle diverse cause dell’emigrazione come guerra, asilo politico, povertà, motivi di studio, e sensibilizzare lo spirito dell’accoglienza rispetto a chi arriva esule o immigrato».

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