L’obiettivo finale, dopo l’ingresso in Consiglio regionale, è lo Stato sardo. A Sassari assemblea con Franciscu Sedda e Paolo Maninchedda
Sassari. Sala affollata all’inverosimile e tanto entusiasmo. Il Partito dei Sardi compie i primi passi a livello organizzativo e convoca a Sassari l’assemblea nazionale nella sala congressi della parrocchia di Santa Maria di Pisa. «Ci ritroviamo qui, a Latte Dolce, in un quartiere popolare, perché vogliamo dare la possibilità a tutti, tangibile e reale, di entrare in contatto con noi, capire le nostre proposte», ha detto domenica mattina Franciscu Sedda, uno dei due padri fondatori del partito. L’altro è Paolo Maninchedda, già sardista, prima ancora in Progetto Sardegna (soriano della prima ora ma poi antisoriano). Al centro, tra i due, Ottavio Sanna, referente sassarese, più che probabile nome di punta per le prossime elezioni comunali a Sassari.
«Abbiamo l’opportunità di fare un altro passo nel cammino di autodeterminazione. Se governiamo, incidendo nella società e nella politica sarda, il nostro messaggio arriva più chiaro agli elettori. Siamo il terzo partito della coalizione, non dimentichiamolo. L’obiettivo adesso è avere un gruppo in ogni comune e riuscire a fare attività nel territorio. Stia attento il Pd: ci disse che stavamo solo facendo una scampagnata. Non è stato così», ha detto Sedda. Chiare le stoccate dirette a Gavino Sale, leader di iRS e neo consigliere regionale. «Abbiamo preso autorevolezza per costruire un coordinamento in Consiglio, con un gruppo autonomo, “Soberanìa e Indipendentzia”, insieme agli altri sovranisti. Un sardo intelligente dice: quelli lo vogliono fare, ci provano; qualcun altro invece preferisce giocarsela da solo. Chiedo: volete un partito che si chiude nella protesta? E vota quello, va bene. Volete qualcuno invece che riesce a entrare in Consiglio regionale? Meglio, chiaramente. Ma una volta dentro non puoi farti il gruppo con Fratelli d’Italia!».
E a Sassari per le elezioni comunali del 25 maggio? «Faremo la lista, col nostro simbolo. In altre situazioni presenteremo invece liste civiche. Abbiamo incontrato Rossomori, Sel, ma anche altri. Tra poco si dirà che la coalizione è sovranista e, solo dopo, di centrosinistra». Infine Sedda ha ricordato un episodio, che ha coinvolto anche Francesco Pigliaru e Paolo Maninchedda nella fase di definizione degli assetti di Giunta. «Il presidente della Regione ci disse: vi vedrei bene alle riforme. Gli rispondemmo: e allora attento, ché una mattina ti svegli presidente della Repubblica (sarda)!».
Di trasporti ed infrastrutture, ma anche di fisco e tasse, ha parlato invece Paolo Maninchedda, che è anche assessore ai Lavori Pubblici nella Giunta Pigliaru. «Nell’ultima seduta abbiamo scoperto che per la sanità sarda ci sono a disposizione 300 milioni di euro in meno. Le banche non scontano alle imprese le fatture della pubblica amministrazione, neanche di Abbanoa. È legittimo che lo facciano?», ha detto. «Non abbiamo la capacità di attrarre denaro. Su 153 milioni di euro per cassa integrazione o mobilità, 53 siamo riusciti ad anticiparli noi dalle casse regionali. E gli altri? Sono in tutto 28mila gli espulsi sardi da mondo del lavoro. Nell’ultimo periodo si è registrato un incremento del 26 per cento degli acquisti nei discount. E se crolla la grande distribuzione, si porta giù tutta la filiera produttiva. Noi vogliamo produrre ricchezza. Ma il tema è scomparso dai giornali e dal dibattito politico, sostituito dall’esercito del no».
Infine una critica pesante nei confronti dell’Anas. «I 3mila km di strade statali in Sardegna sono tutte interrotte, con cantieri infiniti. Io lo chiamo “l’incompleto di Stato”. Dietro c’è una massa finanziaria ferma. E non dimentichiamoci che lo Stato quando affida 100 milioni di euro all’Anas 15 se ne vanno forfettariamente come aggio allo stesso ente delle strade», ha detto Maninchedda.