Primarie sindaco di Sassari – Nicola Sanna
«A fare bene i conti tra tutti i 5 candidati sono solo io il più giovane politico democratico sulla scena». Subito, partendo dalla Ztl, un nuovo grande centro commerciale naturale
Nicola Sanna è nato a Bochum (Germania) nel 1963. Laureato in Agraria, è stato presidente dell’Ordine dei dottori agronomi. Tra il 1989 ed il 1990, per appena sei mesi, la prima esperienza in politica: consigliere comunale per il Pci. Funzionario Ersat-Laore, già capo di gabinetto dell’Assessorato regionale dell’Ambiente (2008-2009), nel 2009 è diventato assessore alle Politiche Abitative. Dal 2010 è assessore comunale alla Programmazione, Bilancio, Tributi, Personale e Politiche Abitative.
Perché ha deciso di candidarsi alle Primarie?
«Perché nonostante tutti, a parole, parlino di rinnovamento della classe politica a fare bene i conti tra tutti i 5 candidati sono solo io il più giovane politico democratico sulla scena. Sono assessore comunale solo dagli ultimi 5 anni: l’avvocato Angela Mameli è sulla scena politico-amministrativa dal 1975, cioè da 39 anni, da quando fu eletta consigliere comunale di Sorso; la presidente della Provincia Alessandra Giudici lo è da 10 anni circa; Monica Spanedda lo è da 9 perché è stata eletta presidente del consiglio comunale dal 2005 ed assessore dal 2010; Gianni Carbini lo è da nove perché nel 2005 è stato eletto consigliere provinciale e dal 2010 è assessore comunale».
Qual è l’emergenza in città più grave da risolvere e come intende intervenire?
«Penso sia necessario potenziare e dare maggiore efficienza al sistema di aiuti economici alle famiglie sassaresi più bisognose, riducendo i tempi di attesa per un colloquio con le assistenti sociali e assicurando una presa in carico in misura sinergica e collaborativa con la bellissima rete di volontariato laico e religioso presente all’interno della nostra città, bella dentro».
Un punto del programma che promette di realizzare nei primi 100 giorni
«Credo che nei primi 100 giorni si possa, discutendo innanzitutto con i residenti, i commercianti dell’Area Blu, dare vita a un nuovo grande centro commerciale naturale. Un luogo cioè dove ci sia sicurezza e piacere di passeggiare in strade pulite, illuminate, piene di verde, arredate da sedie e tavolini dei bar, dei ristoranti, o da salottini messi a disposizione da tutte le altre categorie di commercianti per la propria clientela. Io sono per una nuova ed anche più ampia Area Blu se si garantisce una corona di parcheggi per residenti e consumatori, se sviluppa un asse in grado di offrire tanti parcheggi ad un costo accessibile per tutti. Questo asse l’ho ribattezzato “via dei mille parcheggi”, dove insistono più di 1.500 posti auto tra le strutture Atp, Conad, Coin, Emiciclo, Piazza Fiume, Santi Angeli, Fosso della Noce».
Siete tutti e cinque candidati espressione del Partito Democratico. Sono queste Primarie del centrosinistra o del solo Pd?
«Sono le primarie di chi, presentandosi come candidato, rappresenta una consistente fetta di elettorato che va oltre il PD. Personalmente sia prima che immediatamente dopo la presentazione ufficiale della mia candidatura ho cercato ed ottenuto l’interesse e in qualche caso addirittura la sottoscrizione della stessa da parte di personalità politiche provenienti sia dalle forze collocate più a sinistra, sia centriste. Lunedì ho incontrato i vertici del Partito Socialista, Martedi i vertici di Sel, Mercoledi i vertici di Sinistra Sarda, ed altre personalità politiche centriste mi hanno confermato l’interesse a incontrarmi dopo averglielo chiesto personalmente. Credo che i partiti della coalizione abbiano perso l’occasione di presentare un loro rappresentante perchè, forse, al loro interno erano ancor più divisi del PD. E queste primarie con più candidati del PD hanno comunque un senso perché differenti sono le proposte politico-amministrative di cui i cinque candidati sono portatori».
Sullo strumento delle Primarie: non si rischia ogni volta di portare lacerazioni e divisioni, di innescare una sorta di resa dei conti tra componenti e correnti interne? E poi: cinque candidati non sono troppi?
«Il PD essendo un grande partito plurale, dove non vige la necessità di un pensiero unico, avrebbe dovuto svolgere per tempo il proprio congresso regionale ancora prima delle elezioni regionali, per definire una nuova proposta politica sorretta da una maggioranza politica interna che, attualmente, non è più uguale a quella formatasi nel congresso del 2009. I partiti sono da sempre il luogo del conflitto politico e programmatico ed i congressi sono lo strumento per fare una sintesi. Se non ci riesce il Partito, che non fa neanche il congresso, saranno gli elettori a fare la sintesi tra personalità che esprimono differenti posizioni politiche e programmatiche. Credo che chiunque vinca dovrà recuperare gli errori della dirigenza del PD, espressione della vecchia maggioranza che sostiene il segretario regionale del PD, Silvio Lai, una maggioranza che non esiste più».