Le Primarie? Sono del Pd
Candidato sindaco di Sassari: i partiti alleati del centrosinistra non parteciperanno all’appuntamento del 6 aprile. «Ci confronteremo sul nome»
Sassari. Primarie del centrosinistra per scegliere il candidato sindaco della coalizione? No, sono primarie del Pd, perché i nomi in pista sono tutti e cinque del Partito Democratico. I partiti alleati del centrosinistra non ci stanno ed alla stampa, sabato mattina a Palazzo Ducale, spiegano la loro posizione ed illustrano i contenuti di un documento. Ci sono l’assessore provinciale Rosario Musmeci, Andrea Idda (Idv), Pierangelo Masia (Psi), Sebastiano Muresu (Sel), Nino Marginesu (Centro Democratico), Pietro Delogu (La Base), Dario Satta (Sinistra Sarda), Mario Campus (Upc) e Ottavio Sanna (Partito dei Sardi). Schierati con loro anche i Rossomori.
«Abbiamo cercato di promuovere, nel corso del confronto interno alla coalizione di centrosinistra – esordisce il documento –, un itinerario in grado, anche attraverso l’istituto delle primarie di coalizione, di individuare il candidato alla funzione di sindaco di Sassari per le future elezioni del prossimo maggio e insieme, innanzitutto, promuovere l’elaborazione di un programma di governo condiviso e partecipato in grado di rilanciare l’azione politica de! centrosinistra, garantire il buon governo della città e riaffermare, nel contempo, la funzione ed il ruolo della città di Sassari nel contesto del sistema metropolitano del Nord Ovest dell’Isola. Ciò non è stato possibile. L’incapacità del Partito Democratico di effettuare una sintesi politica in grado di formulare proposte che non configurassero meccanicamente la riproposizione delle diverse componenti interne a quel partito, connotano, di fatto, come peraltro sta avvenendo in tutte le circostanze ed in ogni luogo, l’appuntamento delle primarie quale palestra preelettorale interna e funzionale alle dinamiche proprie dello stesso Partito Democratico. Saranno le primarie del Partito Democratico e non della coalizione del centrosinistra quelle che si celebreranno nei prossimi giorni a Sassari».
«Non possiamo assolutamente convenire sull’idea di primarie che si stanno configurando, ovvero come palestra interna del Pd. Un’altra avrebbe dovuto essere la strada: occorreva creare da subito una relazione con la città», spiega Musmeci. «È come se dinanzi alla necessità di attraversare un fiume, c’è chi, come il Pd, pensa di essere veloce con un’imbarcazione sicura che permetta di raggiungere l’altra riva, mentre noi riteniamo che bisogna mettere in campo una grande piattaforma che getti fondamenta per costruire un grande ponte. L’esigenza non è raggiungere l’altra riva, ma le modalità con cui viene raggiunta. È il ponte che deve annullare le distanze tra politica e quotidianità».
«Sicuramente è stata un’occasione persa. Occorreva prima individuare un programma, una piattaforma comune. Le elezioni dovevano essere il prossimo anno, invece qualcuno ha deciso che saranno tra due mesi», aggiunge Pierangelo Masia. «Nel Pd ci sono tanti piccoli Pd. Ma su questo non abbiamo niente da ridire, è la loro struttura. Invece, ciò di cui accusiamo il Partito Democratico è che non è stata portata avanti nessuna fase programmatica, saltata completamente per le problematiche interne del maggiore partito della coalizione», dice Pietro Delogu. «Sin dalla prima riunione abbiamo chiesto al Pd di fare sintesi. L’idea era di portare tre candidati, noi uno. Abbiamo anche provato a viaggiare alto, di portarne uno solo per tutto il centrosinistra, che passasse oltre le primarie, con una richiesta formale al rettore Attilio Mastino: avremmo avuto un sindaco di prestigio, una personalità accademica apprezzata a livello europeo. Ma non si sono create le condizioni perché il rettore accettasse», spiega Ottavio Sanna.
«Con questo documento unitario c’è stata una sintesi che sfiora il paradosso. Noi, dieci partiti differenti per ideologie e percorsi troviamo un accordo; nel Pd invece le differenze sono più pesanti pur essendo un unico partito. Il nostro alleato maggiore ci avrebbe dovuto educare alla sintesi ed invece sta succedendo esattamente il contrario. A livello nazionale il nuovo sistema elettorale spinge a fare sì che scompaiano i piccoli partiti. Questo non accadrà mai», dice Nino Marginesu.
Sì, ma il nome del vincitore delle Primarie sarà buono anche per voi come candidato sindaco. Spiega Mario Campus, che è anche consigliere provinciale: «Potrebbe essere un nome adatto per il partito ma non per la candidatura alla guida della città». Insomma, sì, ma a certe condizioni. «Questa forzatura del Pd ci mette in difficoltà. Ad Alghero stava per accadere la stessa cosa, ma abbiamo costretto il Pd a riunire la coalizione. Anche lì si parlava di nomi e non di programma. La nostra posizione è rimasta ferma ed è probabile che ci saranno sviluppi eclatanti nei territori». «Io non credo all’istituto delle Primarie», attacca in conclusione Dario Satta. «Tuttavia, partecipando ad una coalizione, abbiamo detto: vediamo qual è il percorso. Il Pd ha rifiutato il turno unico. Una soluzione che considero solo un espediente ed un imbroglio finalizzato a risolvere i problemi del Pd. Il giudizio su questi anni del centrosinistra a Sassari è positivo. Però adesso è necessario dare una discontinuità netta. Il Pd non può essere un partito pigliatutto, non può esistere che non realizzi in otto anni il Puc, il Mattatoio, il Centro Intermodale, il secondo lotto della metropolitana di superficie o il campus universitario. Se queste cose non verranno fatte proprie dal candidato sindaco, Sinistra Sarda non parteciperà, qualunque siano le sue radici politiche».
E adesso? «Mettiamo al centro le questioni morali. I soliti che determinano gli equilibri della città sono i padroni dei voti, persone che riteniamo debbano andare a casa. L’esigenza di questa città è guardare ai prossimi dieci anni. Dopo le Primarie ci rivedremo e stabiliremo gli altri passaggi. Intanto lunedì prossimo convocheremo consiglieri ed assessori, comunali e provinciali, anche quelli che hanno appena lasciato per partecipare alle elezioni regionali. Cominceremo a discutere su aree tematiche e sul programma del centrosinistra, non di un partito», è la conclusione di Andrea Idda.