Cultura

L’arte di Maria Lai

Un ponte tra epoche diverse. Al Teatro Civico di Sassari, per la rassegna “Anima sarda”, è stato presentato il volume di Clarita di Giovanni, “Ansia d’infinito”, e proiettato il film “Postscriptum”

AnimasardaMariaLai1Sassari. «Minuta quanto straordinaria, capace di ridare senso compiuto a parole comuni come arte, inizialmente discreta e schiva, aperta e disponibile agli incontri nell’ultimo periodo della sua prolifica carriera artistica». Così, venerdì sera, di fronte al folto pubblico del Teatro Civico (Palazzo di Città – Rete museale Thamus), la critica d’arte Giuliana Altea ha tracciato un breve, ma intenso profilo di Maria Lai, l’artista di Ulassai, scomparsa l’anno scorso, a cui era dedicato il primo appuntamento della rassegna “Anima sarda”, ideata dall’Aes e realizzata in collaborazione con la libreria Odradek, il Comune di Sassari, la Fondazione Sardegna Film Commission e la Thorn & Sun communication.

Una serata scivolata piacevolmente durante la quale i relatori sul palco: la regista Clarita Di Giovanni; il fotografo Stefano Gramitto Ricci (che ha curato la parte iconografica del volume edito da Condaghes), Giovanni Manca (Edizioni Condaghes) e Giuliana Altea, coordinati da Rita Marras (libreria Odradek), hanno rievocato i tratti più significativi della intensa e significativa produzione artistica di Maria Lai.

AnimasardaMariaLai2«Un cambiamento di rotta – ha proseguito Giuliana Altea parlando ancora dell’artista di Ulassai – che deve essere calato nella rinnovata atmosfera culturale dei primi anni Novanta del secolo scorso, quando si apre la stagione della comunicazione e dell’arte cosiddetta relazionale, un fatto di per sé straordinario della sua vicenda artistica se si considera il fatto che Maria Lai si è formata negli anni Cinquanta, quando l’arte era concepita come mezzo di salvezza con potere quasi taumaturgico».

Parole corredate e impreziosite dalle immagini scorse durante la proiezione del film “Postscriptum”, di Clarita di Giovanni, una sorta di complemento dell’altra produzione, “Ansia d’infinito”, della stessa regista. Nel filmato, Maria Lai ricostruisce in prima persona la propria vicenda artistica, dalle prime esperienze, ai periodi romano e veneziano, e dalle sequenze del film, che può essere interpretato come una sorta di testamento spirituale, filtra tutta la poetica dell’artista di Ulassai: «Che ha saputo gettare – ha concluso Giuliana Altea – un ponte tra due epoche diverse con la capacità tutta artistica di saper conciliare gli opposti».

Non sono mancati gli interventi dal pubblico durante il dibattito che ha chiuso questa prima serata di Anima Sarda. Il prossimo appuntamento è per mercoledì 23 aprile, sempre a Palazzo di Città, alle 18,30, quando sul palco saliranno Massimo Dadea e Guido Melis per parlare di “La maledizione libertaria”, ultimo libro di Dadea, edito dalla cagliaritana Cuec. Modera la serata il giornalista Antonio Meloni.

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