Sardegna

Agroalimentare, la Confindustria chiede un incontro a Pigliaru

La richiesta è rivolta, oltre che al presidente della Regione, agli assessori dell’Agricoltura Elisabetta Falchi e dell’Industria Maria Grazia Piras

ortaggiCagliari. La promozione delle produzioni dell’industria agroalimentare sarda è l’oggetto della richiesta d’incontro inoltrata da Confindustria Sardegna al presidente della Giunta Francesco Pigliaru ed agli assessori dell’Agricoltura Elisabetta Falchi e dell’Industria Maria Grazia Piras.

Confindustria Sardegna, che sull’agroalimentare gioca un ruolo da protagonista per funzione, imprese rappresentate, Pil, esportazioni, radicamento nel territorio ed occupazione generata, crede infatti nelle potenzialità di sviluppo di un comparto che se supportato da una moderna politica di filiera può incrementare notevolmente il proprio contributo decisivo alla crescita economica ed occupazionale della Sardegna.

Occorre però la massima attenzione e capacità d’ascolto di tutti gli operatori del comparto, in particolare di coloro che si confrontano costantemente con le problematiche della qualità e disponibilità delle materie prime, dei complessi processi di trasformazione, della competizione sui mercati locali e soprattutto esterni e del rapporto quotidiano con distributori e consumatori, affinché le scelte da compiersi siano effettivamente quelle che servono per un vantaggio diffuso ed equilibrato di tutta la filiera.

Nei giorni scorsi Confindustria Sardegna ha rappresentato alla Commissione Attività produttive del Consiglio Regionale le preoccupazioni dei produttori in merito a quanto emerge in diversi punti delle diverse proposte di legge regionale presentate per il comparto agricolo ed agroalimentare che appaiono non sempre in linea con gli orientamenti europei e tendenti a contrapporre le produzioni tipiche a quelle dell’industria alimentare, riconducendo solo alle prime i concetti di qualità, sicurezza e genuinità e dando così alla produzione industriale alimentare sarda una connotazione negativa o di rango inferiore. Appesantimenti burocratici, sovrastrutture organizzative, con duplicazione e sovrapposizione di marchi e disciplinari che, nel tentare d’avvantaggiare una porzione della filiera, peraltro spesso assai lontana da standard minimi di qualità ed efficienza, rischia paradossalmente di danneggiare pesantemente tutto il comparto, a partire dai segmenti della trasformazione e della commercializzazione e esportazione.

Confindustria Sardegna esprime forti perplessità in merito all’istituzione di marchi qualità Sardegna o altri similari per identificare solo prodotti realizzati con materie prime locali, pur sapendo che spesso tali materie prime sono indisponibili o insufficienti. Servono piuttosto politiche e capacità gestionali della filiera che consentano di implementare quelle proposte capaci già nel breve periodo di migliorare in qualità e quantità le materie prime locali. È necessario infatti far crescere gli operatori e le produzioni, promuovere le reti d’impresa e la verticalizzazione con l’incremento dei processi di trasformazione e lavorazione in Sardegna, puntare con decisione sull’innovazione, la ricerca e la conquista dei nuovi mercati internazionali. In tal senso, occorrerà una azione forte del partenariato imprenditoriale e sociale affinché finalmente la spesa dei fondi europei del settore sia effettiva o non minimale e, soprattutto, volta a privilegiare lo sviluppo economico piuttosto che la mera assistenza o ridistribuzione sociale.

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