Stagione lirica sassarese, la bella sorpresa di Sibelius autore d’opera

Dimenticabile invece la prima parte della serata di venerdì, con il “Mandrake” scombinato di Colabianchi

La fanciulla nella torre (foto Elisa Casula – Ente Concerti “Marialisa de Carolis”)

Sassari. Il dittico “Mandrake” e “La fanciulla nella torre” di venerdì scorso (in replica domenica pomeriggio) ha costituito il terzo appuntamento della stagione lirica 2025 dell’Ente Concerti “Marialisa de Carolis”, dopo l’apertura in maggio al Teatro Comunale con “Giselle around Le Villi”, spettacolo che metteva insieme uno dei più famosi balletti della storia della musica come “Giselle” (1844) di Adolphe-Charles Adam con la prima opera scritta da Giacomo Puccini nel 1883, “Le Villi”, e la “Madama Butterfly” ancora di Giacomo Puccini in luglio in piazza d’Italia. Se per “Giselle around Le Villi” la risposta del pubblico sassarese non è stata certo esaltante, la “Madama” ha dovuto scontare tutti i limiti di uno spazio con parecchie pecche da un punto di vista soprattutto sonoro (domanda: ma è proprio necessario insistere su un’opera completa in una piazza che non si presta per niente alla lirica anche con il ricorso all’amplificazione?).

Con l’arrivo dell’autunno è il momento di entrare nella stagione vera e propria, per decenni unico periodo di programmazione e stavolta ridotto a un dittico e due opere, la “Salome” di Richard Strauss il 7 e il 9 novembre e “Lucia di Lammermoor” di Gaetano Donizetti in dicembre, più la “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi a fine novembre. Il pubblico sassarese, quello degli appassionati, che ne rappresenta lo zoccolo duro, si aspettava magari il ritorno a titoli più conosciuti, anche musicalmente rassicuranti (e in tre anni non è mai stato rappresentato niente di Mozart e un solo titolo di Rossini, un poco riuscito “Barbiere”). C’è al contempo la necessità di allargare le presenze al Comunale a chi il teatro lo frequenta poco, incentivandone la partecipazione. I risultati però dicono che si sta andando nella direzione di scontentare un po’ tutti. La scelta del dittico “Mandrake” di Nicola Colabianchi e “Jungfrun i törnet” (La fanciulla nella torre) di Jean Sibelius è stata semplicemente infelice.

Alessandra di Giorgio in “La fanciulla nella torre” (foto Elisa Casula – Ente Concerti “Marialisa de Carolis”)

La fanciulla nella torre. Va subito detto che l’opera di Sibelius, grande sinfonista, simbolo musicale della Finlandia, definito “maestro del romanticismo nordico”, si è rivelata una bella sorpresa. “La fanciulla nella torre”, rappresentata nell’ostica lingua svedese, ha confermato la competenza compositiva di Sibelius, colpevolmente ancora non apprezzato a sufficienza in Italia, sebbene abbia scritto celebri poemi sinfonici, sette sinfonie, varia musica da camera e un ottimo concerto per violino e orchestra. Finlandese, di famiglia in parte svedese, frequentò poco invece il versante vocale. Un centinaio di lieder, per dirla alla tedesca, e una sola opera, “La fanciulla nella torre”, rappresentata appena quattro volte, in forma di concerto, nel 1896, per una raccolta fondi per la Helsinki Philharmonic Society, allo Svenska Teatern, istituzione teatrale finlandese di lingua svedese (la Finlandia fu per secoli parte del regno svedese prima di passare sotto il dominio zarista, del quale si liberò solo nel 1917). L’autore non restò particolarmente soddisfatto, tanto che ne ritirò subito la partitura con l’intenzione di migliorarla. Non lo fece mai e l’opera cadde così nell’oblio, finché, nei primi anni ’80, fu riscoperta e nel 1985 il direttore estone Neeme Jarvi la incise per la prima volta per l’etichetta svedese Bis con la Gothenburg Symphony Orchestra. La musica è pregevole, di chiara impronta wagneriana, con un flusso musicale continuo, senza pezzi chiusi, migliorabile senz’altro in alcuni passaggi ma nel complesso la partitura è di ottima fattura, tra l’altro con voluti riferimenti allo stile compositivo di Mascagni, ammirato da Sibelius che nel 1891 rimase affascinato da “Cavalleria Rusticana”. I limiti sono più che altro nel libretto lezioso e prolisso di Rafael Hertzberg, scrittore finlandese di lingua svedese. L’opera, seppure di breve durata (neanche 40 minuti), non può che essere giudicata positivamente.

L’intero cast di “La fanciulla nella torre” (foto Elisa Casula – Ente Concerti “Marialisa de Carolis”)

A Sassari, “La fanciulla nella torre” è stata presentata per la prima volta assoluta, meritoriamente, in forma scenica, con la regia (e scenografia) di Alberto Gazale, direttore artistico dell’Ente Concerti. I costumi invece erano di Luisella Pintus (riconoscibilissimo il suo stile). Bene Alessandra di Giorgio (La Fanciulla), soprano lirico spinto con una voce che è sembrata più che adatta al contesto musicale. Il baritono Francesco Landolfi era “Il Balivo”, il tenore Nicolas Resinelli “L’amante” e il mezzosoprano Irene Molinari “La Castellana”. L’Orchestra dell’Ente è stata diretta da Sergio Oliva, per la prima volta al Comunale, dopo che negli ultimi anni aveva guidato la compagine orchestrale del de Carolis in piazza d’Italia per “Cavalleria Rusticana”, “Otello” e “Madama Butterfly”. Il coro dell’Ente è stato preparato da Francesca Tosi. Completavano lo staff: assistente alla regia Siria Colella, assistente alla scenografia Gianpaolo Salis, light designer Tony Grandi. Applausi convinti del pubblico (non numeroso) del Comunale.

Nicola Colabianchi

Mandrake. Completamente diverso invece il giudizio sulla prima parte della serata, con il “Mandrake” di Nicola Colabianchi (autore anche del libretto), soprintendente e direttore artistico del Teatro la Fenice di Venezia, in queste settimane al centro della bufera per la nomina di Beatrice Venezi a direttrice musicale. Una prima in realtà non prima. Si è trattato semplicemente della riproposizione con qualche aggiunta di una composizione già rappresentata nel 2000 al Teatro Brancaccio di Roma con il titolo “Il Mago”. Allora non fu possibile utilizzare il nome di Mandrake per una questione di diritti, adesso superata. Sono cambiati anche i nomi degli altri personaggi, Cassius è diventato il servitore Lothar e Lara è ora Narda, la fidanzata di Mandrake, Theofrasto nella versione del 2000. Qualificata come la prima opera che prende spunto da un personaggio dei fumetti, in questo caso americani, dovrebbe raccontare le imprese a fin di bene di un mago-illusionista con baffetti e frac, cilindro e mantello, popolare in Italia parecchi decenni fa (“Non sono mica Mandrake” si dice nella nostra lingua, per dire “Non sono mica un mago”), il cui nome è stato reso ancora più celebre nel nostro Paese da uno dei protagonisti di un film comico di culto come Gigi Proietti in “Febbre da cavallo” nel 1976, ovvero Bruno Fioretti, detto “Mandrake” per doti trasformistiche e per il sorriso, perdigiorno appassionato di scommesse alle corse dei cavali.

L’intero cast di “Mandrake”

Opera dalla trama quasi inesistente, “Mandrake” ha spiazzato il non numeroso pubblico (galleria con pochi posti occupati e in platea ampie porzioni vuote), che si aspettava qualcosa di più compiuto. Complicato anche esprimere un giudizio sul piano musicale, caratterizzato da citazioni pucciniane, jazzistiche e perfino un accenno di cha-cha-cha. Alla fine, un applauso per educazione, più convinto per il bravo Tiziano Rosati che ha interpretato Mandrake. Gradita, e non poteva essere diversamente, quasi una liberazione, l’esecuzione verso la fine dell’opera di ampie sequenze della celeberrima “Danza delle ore” di Amilcare Ponchielli, tratta da “La Gioconda”, con tanto di balletto (due ballerine e un ballerino), inserto di non chiara comprensione. Stesso discorso per i canti del Tenore Su connottu di Fonni, un omaggio alla Sardegna di cui si poteva fare a meno. Tutti doni alla fidanzata Narda per il suo compleanno? Dopo i ringraziamenti del cast, un’ultima scena a luci smorzate con uno sfrenato ballo collettivo, demenziale come tutta l’opera. 

Tiziano Rosati era Mandrake (foto Elisa Casula – Ente Concerti “Marialisa de Carolis”)

A interpretare Mandrake, come detto, è stato il basso Tiziano Rosati, che aveva brillantemente debuttato a Sassari nel 2023 nel “Barbiere di Siviglia” di Rossini nel ruolo di Don Basilio. Il cast vocale comprendeva inoltre Francesco Landolfi (un Lotar rockettaro dedito allo spinello), Alessandra di Giorgio (Narda), Nicolas Resinelli (Un servo cinese), tutti nella seconda parte della serata protagonisti di “La fanciulla nella torre”, e Carlo Ventre Alce (Taurus). Come per l’opera di Sibelius (che ne riprendeva la scenografia), la regia e le scene sono state curate da Alberto Gazale, direttore artistico dell’Ente, i costumi erano di Luisella Pintus, le coreografie di Luigia Frattaroli, oltre agli altri nomi: assistente regia Siria Colella, assistente alla scenografia Gianpaolo Salis, light designer Tony Grandi.

Il prossimo titolo in calendario è il 7 e 9 novembre “Sàlome” di Richard Strauss, con la direttrice Beatrice Venezi (sì, proprio lei). Aggiornamento 15 ottobre: il sito Operabase, archivio della lirica mondiale, riporta che la “Sàlome” sarà diretta da Federico Santi, che quindi sostituirà la direttrice Beatrice Venezi.

Luca Foddai

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