Sassari

A Sassari Sel si divide

Frattura interna al partito dopo l’assemblea convocata nei giorni scorsi. Critiche alla gestione del coordinatore provinciale. Lettera al coordinatore regionale Pizzuto

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La presentazione della lista di Sel alle elezioni comunali di un mese fa: al centro Nicola Sanna con il coordinatore provinciale Sebastiano Muresu

Sassari. «L’assemblea provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà di lunedì scorso è stata l’ultima imbarazzante vicenda in ordine di tempo, ma anche l’ultima di una lunga serie di scelte politiche e organizzative che hanno portato il partito a scomparire dal panorama politico locale». Inizia così una nota di un gruppo di ex dirigenti regionali, provinciali e cittadini di Sel di Sassari, che hanno deciso di lasciare il partito. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’assemblea di lunedì scorso, alla quale, su 40 componenti, hanno partecipato meno della metà, una situazione che si verifica ormai costantemente. «L’assemblea – scrivono –, che avrebbe dovuto discutere delle dimissioni del coordinatore provinciale e del coordinamento, si è dovuta fermare davanti all’ennesima operazione di mantenimento in vita di un organismo che si è proposto di rilanciare l’attività politica di Sel in provincia di Sassari senza avere in mente un minimo progetto politico. Il contenuto del documento presentato dal coordinatore, Sebastiano Muresu, non presentava un minimo di autocritica sui risultati elettorali oltre a essere ingenuamente orientato verso la riproposizione di logiche improntate all’estromissione di coloro che la pensano in modo differente. In considerazione di ciò, verificata per l’ennesima volta l’impossibilità di procedere secondo le norme statutarie che consentono all’assemblea di sfiduciare il coordinatore, alcuni, compagne e compagni di Sassari e dei circoli della provincia, hanno deciso di lasciare il partito e inviare una lettera dettagliata sulla situazione al coordinatore e consigliere regionale Luca Pizzutto».

LogoSel«L’accusa principale nei confronti di questa dirigenza sta nel governare il partito in modo personalistico e organizzato in comitato elettorale, ora a favore dell’uno o dell’altro candidato, in spregio all’impegno profuso da tutte e tutti gli iscritti per far crescere il consenso intorno a Sel e al suo progetto politico. La scelta di lasciare il partito coincide con la presa d’atto di un’impossibilità assoluta nell’organizzare iniziative politiche che abbiano impatti concreti sui bisogni e sulle emergenze che ogni giorno colpiscono le persone di questo territorio e nella difficoltà di coinvolgere nuove compagne e compagni perché la credibilità di Sel in provincia è minima, appena sopra la soglia grazie ai singoli (iscritte e iscritti) che si spendono in prima persona. Il risultato elettorale alle recenti elezioni comunali (un insufficiente 3,18 per cento) ha fatto si che il secondo partito della coalizione di centrosinistra, a livello nazionale e regionale, sia riuscito a eleggere solamente un consigliere comunale. Il coordinatore provinciale, anziché compiere un’analisi critica circa il pessimo risultato elettorale del partito, ha pensato di scrivere al neo sindaco di Sassari Nicola Sanna per lamentarsi della mancata nomina di un assessore per Sel, in completa autonomia e senza attendere le indicazioni dell’assemblea. Sarebbe stato più coraggioso prendere atto di una disfatta e tentare di aprire al dialogo con l’intera coalizione per sostenere l’azione della giunta Sanna e portare in consiglio comunale i temi cari al nostro partito».

«Lunedi si è preso atto che, su oltre quaranta componenti l’assemblea provinciale, sono ormai meno della metà a partecipare alle riunioni e saranno ancora meno ora che altre e altri compagni andranno via. Sel si era presentata agli elettori come un progetto politico preciso, proponendosi come un movimento che facesse da catalizzatore per le energie della sinistra, mirando alla costruzione e all’ampliamento dell’area politica che rappresenta la parte della società e che raramente trova attenzione dentro le istituzioni, ovvero quella dei più deboli. Doveva essere il vettore delle istanze dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati. Doveva fare le battaglie al fianco dei docenti della scuola pubblica e per gli investimenti nella ricerca e nell’università. Doveva essere interlocutore delle associazioni e del terzo settore per affiancarli nelle battaglie di tutti i giorni. Sarebbe dovuto essere un nuovo soggetto politico, dallo spirito coraggioso, determinato nel coinvolgere le forze di tutti, attento a non lasciare nessuno indietro e pronto all’opposizione quando il centro sinistra ha deciso di allearsi con la destra. Modalità e intenti adeguati ai tempi; un partito “liquido”, qualcuno lo volle definire così, che si è trasformato in gassoso. In questo territorio si è pensato che fosse più importante sistemare le caselle perdendo di vista l’obiettivo politico e le caselle sono oramai vuote perché in pochi ci credono più. Alle regionali il risultato è stato positivo solamente perché il presidente Pigliaru ha superato il 40 per cento e, grazie a un sistema elettorale che si è rivelato particolarmente favorevole, Sel ha espresso un consigliere regionale dal territorio, ma il dato reale è che in Provincia abbiamo preso circa 800 voti in meno rispetto alle elezioni politiche di appena un anno prima. Le compagne e i compagni che escono da Sel – conclude la nota – vorrebbero riprendere da dove il progetto politico si è fermato, dialogando con le forze che si riconoscono nei valori cari alla sinistra e per tale motivo si sono organizzati in un gruppo di lavoro che ha già scelto alcuni temi (scuola pubblica, sanità, lavoro e diritti civili) che presto saranno anche oggetto di iniziative politiche sul territorio».

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