Adozioni a distanza, un ponte con la Palestina
Incontro a Sassari con Suor Maria Mastinu. Le associazioni “Ponti non muri” e “HumaniorA” hanno presentato il progetto in favore dei bambini dell’orfanotrofio “La Crèche” di Betlemme

Sassari. Richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle condizioni di vita dei bambini nelle zone di guerra. È l’obiettivo che le associazioni “Ponti non muri” e “Humaniora” perseguono da anni con interventi che creano un ponte immaginario tra la Sardegna e la Palestina. “Bridge not wall”, primo progetto che ha visto la luce, fa proprio questo. Va oltre quel muro di cemento armato che si staglia, oltre i nove metri di altezza, in tutta la sua imponenza a dividere Betlemme da Gerusalemme, palestinesi da israeliani. Una recinzione fisica, che limita gli abitanti del luogo negli spostamenti, quindi nel lavoro, ma anche mentale che impedisce ai giovani di guardare al futuro e a una vita normale. Con una serie di iniziative musicali, culturali e formative, infatti, le associazioni da anni reperiscono i fondi necessari per sostenere concretamente diversi progetti. Tra questi spiccano “Adozioni a distanza” e “Sport: un ponte per la Palestina”.
“Adozioni a distanza” dal mese di gennaio 2006 finanzia l’orfanotrofio “La Crèche” di Betlemme con l’ausilio della Fondazione Banco di Sardegna, consentendo di adottare bambini orfani o poveri dei territori palestinesi. Per la prima volta, giovedì scorso i genitori delle adozioni a distanza hanno incontrato a Sassari Suor Maria Mastinu, la religiosa sarda di Milis che opera nell’orfanotrofio betlemita. Nella scuola “Sandro Pertini” del V Circolo didattico di via Gorizia Suor Maria ha raccontato la propria esperienza quotidiana di tanti anni dedicati ai bisognosi e quanto gli aiuti dei sostenitori abbiano concretamente cambiato la vita a molti bambini del luogo. L’orfanotrofio non beneficia di nessun tipo di sovvenzione, le suore riescono ad aiutare i piccoli solo grazie alle donazioni provenienti principalmente da Italia e Francia, che garantiscono tre pasti al giorno, un rifugio sicuro dove stare insieme, giocare e godere di quella spensieratezza che ai più piccoli non dovrebbe mai mancare.
Le Figlie della Carità di San Vincenzo, che gestiscono La Crèche dal 1895, si confrontano ogni giorno con la povertà e i problemi di una terra martoriata dalla guerra. Nonostante ciò riescono a rappresentare un punto di riferimento e a donare speranza all’interno della struttura, dove è stato creato dalle associazioni sassaresi anche un laboratorio musicale, ”Launeddas”, inaugurato nel 2007. Grazie al contributo dell’Associazione è stato chiamato al lavoro un insegnante di musica, e sono stati acquistati giochi e strumenti musicali. Attivo dal gennaio 2010, il progetto ha favorito l’adozione di cinquanta bambini fra orfani e non (quarantadue in Sardegna tra Assemini, Bessude, Cagliari, Ittiri, La Maddalena, Luras, Sassari, Sennori, Siligo e otto nel resto di Italia). L’istituto, diretto da Suor Elizabeth Noirot, può accogliere fino a centoventi bambini e attualmente ospita sessanta bimbi dai zero ai sei anni di età.