“L’estasi del cioccolato”, stasera la lezione inaugurale dell’Università di Aristan
Con il neuroscienziato Gianluigi Gessa, l’esperto Gialuca Aresu e la giornalista Virginia Saba. Giacomo Serreli introdurrà una canzone sul tema. In chiusura il filosofo Silvano Tagliagambe
Cagliari. Questa sera (mercoledì 27 novembre) dalle 19 nell’aula magna del Seminario Arcivescovile di Cagliari in via Monsignor Cogoni 9 si terrà la prima lezione dell’anno accademico 2024/25 dell’Università di Aristan. Il titolo della lezione è “L’estasi del cioccolato” e, accompagnati dalla Banda Musicale di Monastir diretta dal maestro Alessandro Cabras, interverranno il neuroscienziato Gianluigi Gessa, massimo esperto in droghe, il maître chocolatier e patissier Gianluca Aresu e la giornalista e scrittrice Virginia Saba, grande appassionata di questo irresistibile “cibo degli dei”. Terminata la lezione, dopo i 15 minuti dedicati alle domande dei presenti, il giornalista e storico della musica sarda Giacomo Serreli introdurrà (come da schema dottato per questo anno accademico) una canzone che riecheggerà l’argomento appena trattato eseguita da musicisti segnalati da Marcello Mazzella, fondatore di La Strega Record, prima casa discografica sarda. Chiuderà l’incontro il filosofo Silvano Tagliagambe, che in 180 secondi farà una sintesi epistemologica della lezione.
Ecco uno stralcio dalla presentazione di Gianluigi Gessa: Il cioccolato ha ammaliato i Maya, gli Atzechi, il Papa Pio V, le favorite (le escort di allora) di Luigi XV, Mozart, Goethe, Maria Antonietta, che perde la testa per il cioccolato prima che per la ghigliottina, Giacomo Casanova (lo usava come afrodisiaco!). Fidel Castro lo usava, a ragione, per limitare gli effetti nocivi del sigaro. Pio V nel 1569 emise una bolla pontificia che consentiva, durante i periodi di digiuno, l’uso di una tazza di cioccolato al giorno. Più tardi il dilemma dottrinale se il cioccolato fosse un liquido o un solido impegnò non poco le intelligenze speculative dei Gesuiti, poiché, se solido, non doveva essere consentito prima della comunione. Il dilemma venne risolto da Rudolph Lindt che produsse cioccolato fondente per i credenti praticanti e da Pier Paul Caffarel che lo produce in barrette per i cattolici non praticanti, i laici, gli eretici.
Soprattutto le donne impazziscono per il cioccolato: non resistono a mangiarne in eccesso. Provano benessere e piacere durante la consumazione: qualcuna riferisce: “è l’unica cosa su cui posso contare quando lo desidero”. A differenza dei soggetti dipendenti dall’eroina e dall’alcol, le donne dipendenti dal cioccolato non hanno pudore a confessare la loro dipendenza.