Irs Sassari chiede ad Abbanoa una riduzione della bolletta
Da alcuni giorni l’acqua non è potabile e può essere utilizzata solo per lavare la frutta e per l’igiene personale. L’ente gestore decurti la tariffa del 50 per cento
Sassari. Abbanoa pensi a dimezzare la bolletta. Sarebbe una prima riparazione del danno subito dai cittadini sassaresi che da alcuni giorni non possono utilizzare l’acqua del rubinetto tranne che per la pulizia della frutta e della verdura e per tutti gli usi igienici, come prescrive un’ordinanza del sindaco Nicola Sanna emanata in seguito ai controlli compiuti dal dipartimento di Prevenzione – servizio Igiene degli alimenti e della Nutrizione della Asl. La situazione non è ancora cambiata e non ci sono avvisaglie che questo possa avvenire nelle prossime ore. «Per l’ennesima volta l’ente di gestione idrica Abbanoa fornisce ai cittadini acqua non potabile ma il prezzo del servizio idrico rimane immutato. Il cittadino è indifeso di fronte a questa ennesima beffa. Solo coloro che dispongono di adeguati mezzi economici, potendo disporre di assistenza legale, riescono dopo lunghe trafile a vedere riconosciuti i propri diritti di utenti danneggiati. Per tutti gli altri non resta che accettare passivamente lo stato di fatto, ovvero i disagi provocati da una gestione terzomondista della risorsa più importante per la vita dell’uomo». Così Simone Maulu, portavoce di iRS indipendentzia Repubrica de Sardigna, che venerdì mattina nel Palazzo della Provincia insieme agli altri dirigenti cittadini di iRS ha illustrato alla stampa la richiesta rivolta ad Abbanoa.
Non si tratta, in ogni caso, di una provocazione, ma, anzi, di una proposta che trova un preciso riferimento normativo. Esiste un provvedimento (n. 26/75) del CIP (Comitato Interministeriale Prezzi) che all’art. 13 stabilisce un limite del 50 per cento del prezzo relativo alle forniture di acqua per ogni uso quando la fornitura abbia per oggetto acque idonee solo agli usi igienici. Alcune pronunce giurisprudenziali hanno già condannato i Comuni alla restituzione della metà dei canoni percepiti indebitamente. È vero infine che l’erogazione di acqua non potabile – senza naturalmente che ciò sia reso noto all’utente e sia oggetto di un apposito accordo – rappresenta un illecito amministrativo, sanzionato con diverse misure pecuniarie dall’art. 19 della L. 31/2001 (che ha recepito la disciplina dell’ormai abrogato D.P.R. 236/88). «Secondo la giurisprudenza – precisa Marta Spada, responsabile di iRS – se il Comune o l’ente gestore fornisce acqua non potabile perché inquinata si considera inadempiente. In tal caso l’utente ha diritto alla riduzione del corrispettivo dovuto per il consumo: in pratica, uno sconto sulla bolletta».

Una diversa decisione ha considerato la somministrazione di acqua non potabile un inesatto adempimento del contratto di fornitura, tanto da consentire all’utente di chiedere uno sgravio del canone per il periodo di mancata utilizzazione dell’acqua, oltre che al risarcimento dei danni per responsabilità contrattuale. Infine, una più recente sentenza ha chiarito che il cittadino ha diritto a chiedere il dimezzamento del canone mensile da corrispondere al fornitore e, nello stesso tempo, una somma a titolo di indennizzo per il disagio (come quello di aver dovuto acquistare, al supermercato, l’acqua potabile). Pertanto, in caso di fornitura di acqua non potabile Abbanoa dovrebbe decurtare la tariffa del cinquanta per cento, come prevede la legge, ma invece si continua a far pagare il servizio a prezzo pieno: 1,38 euro a metro cubo nella fascia media cioè quella con consumi compresi tra 141 e i 200 metri cubi annui.
I reclami nei confronti di Abbanoa rimangono in attesa per anni. «Per questo chiediamo che l’Amministrazione comunale si muova e intervenga. Sarebbe una voce più autorevole di quella del semplice cittadino. Tra l’altro questa situazione di non potabilità dell’acqua costituisce un danno anche economico per diversi locali pubblici». Disagio che si aggiunge all’altro problema del razionamento idrico notturno e poi anche alle interruzioni che si verificano in tante abitazioni del centro storico, dove tutti, o quasi, hanno la cisterna. Per i cittadini il disagio si traduce anche in una spesa supplementare. Per fare la pasta si deve acquistare l’acqua, con 8 litri al giorno per pranzo e cena. «iRS – concludono Spada e Maulu – sollecita la società di gestione idrica e gli organi competenti a provvedere a decurtare della bolletta per tutto il periodo in cui, contravvenendo al contratto stipulato con gli utenti, Abbanoa fornisce acqua non potabile».