Dinamo, ora serve continuità
La squadra sta facendo passi in avanti importanti dal punto di vista dell’affiatamento e della chimica grazie anche agli aggiustamenti fatti da Bucchi e dal suo staff
I passi in avanti sono evidenti, il malato è convalescente ed è avviato (si spera) verso la guarigione. La vittoria, ma soprattutto la prestazione fornita dalla Dinamo contro la Dolomiti Energia Trento ha fornito segnali importanti, evidenziando una crescita che, basandosi su un atteggiamento difensivo finalmente all’altezza, ha portato enormi benefici in termini di fluidità e fiducia all’attacco. Ed è proprio partendo da questi concetti che, la Dinamo può pensare di crescere ulteriormente e provare a recuperare il tempo perduto e qualche punto in classifica. In tutto questo c’è sicuramente lo zampino di Bucchi e del suo staff che, come ha sottolineato l’americano Breein Tyree in sala stampa nel dopo Trento, in palestra ha fatto degli aggiustamenti che sono stati determinanti nella svolta. Ma questo va anche a confermare che, effettivamente, al di la delle vicissitudini già note riguardo alla preseason saltata, c’era anche qualcos’altro che non andava. Bravi il coach e il suo staff a capirlo e ad intervenire.
Guardare la classifica ora e porsi degli obiettivi a medio termine pensando ad un posto nelle Final Eight di Coppa Italia, sarebbe però probabilmente un errore. Prima di tutto è indispensabile trovare continuità e poi, fra qualche settimana tirare le somme e vedere quale può essere l’obiettivo alla portata. La parola d’ordine nella sostanza deve essere “testa bassa e pedalare” perchè una vittoria, seppur convincente (due con quella di Ludwigsburg), non può e non deve esaltare nessuno, semmai dare fiducia e maggior consapevolezza.
Gli elementi per essere cautamente ottimisti comunque ci sono e riguardano la crescita dei singoli e le gerarchie che si stanno delineando non solo sulla carta. Tyree ad esempio, non ha solo spezzato in due la partita, ma ha mostrato la personalità che serve e i compagni lo hanno cercato non solamente quando si eseguivano gli schemi per lui, ma anche quando i giochi si interrompevano grazie al lavoro della difesa avversaria, riconoscendone doti e leadership. Un aspetto questo che lascia ben sperare. Confortante è stata anche la prestazione di Charalampopoulos che, ora sta meglio fisicamente e si vede. Il greco non è efficace solo da tre, ma anche in post basso si fa rispettare, prende bene posizione, regge il confronto fisico e ha la mano educata. La sua crescita potrebbe far sentire meno l’assenza di Bendzius. Che dire poi di Gombauld, in due mesi ha fatto cambiare opinione a tutti, dai tifosi agli addetti ai lavori e questo è un suo grande merito. Senza contare che la sensazione è che i suoi margini di crescita siano ancora molto ampi.
In mezzo al guado ci sono ancora Whittaker e McKinnie che, sono migliorati ma ancora non hanno fatto quello step che ci si attende e di cui la Dinamo ha bisogno. Il play domenica scorsa oltre agli avversari in campo, ha dovuto fronteggiare un violento attacco febbrile che di sicuro non gli ha agevolato un compito già di per se non facile. L’ex Lakers e Golden State è un soldatino, si rende utile a rimbalzo e sta iniziando a dare equilibrio. Ha ancora qualche problemino col metro arbitrale e dunque coi falli e potrebbe/dovrebbe prendersi più responsabilità in attacco.
A margine una nota su Cappelletti, non per il suo rendimento in campo, quanto per uno spiacevole episodio accaduto nel corso della partita con Trento, nel quale il giocatore dopo aver ricevuto un “E bastaaa!!!”dagli spalti (non certo un insulto) in seguito ad una stoppata subita, ha pensato bene di lanciare sguardi di sfida, zittendo ripetutamente il gruppetto di tifosi in questione sino alla fine del match.
Un comportamento antipatico e fuori luogo per un professionista pagato per giocare nei confronti di chi paga per vederlo. Sicuramente generato dal nervosismo, ma che va stigmatizzato e che è auspicabile non si ripeta, anche perchè va a stridere terribilmente con la “universalmente” riconosciuta sportività del pubblico di Sassari che, solitamente non fa mancare il suo sostegno neanche nelle sconfitte e onestamente non si merita niente di tutto questo.
Aldo Gallizzi