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Il Consiglio regionale ha celebrato Sa Die de sa Sardigna

I discorsi dei presidenti Pigliaru e Ganau. La banda della Brigata Sassari ha eseguito l’inno “Dimonios” mentre i Tenores di Neoneli “Procurade ‘e moderare”

Consiglioregionale2014Cagliari. Seduta solenne del Consiglio regionale lunedì mattina in occasione delle celebrazioni per “Sa Die de Sa Sardigna”. I lavori sono stati aperti dal presidente Gianfranco Ganau. Sono seguiti gli interventi musicali della banda della Brigata Sassari, diretta dal Maresciallo Capo Musica Andrea Azteni, che ha eseguito il ballo sardo “Is Launeddas” e l’inno della Brigata, “Dimonios”, e dei Tenores di Neoneli, guidati dallo storico fondatore Tonino Cau, che hanno cantato il brano classico sardo “Procurade ‘e moderare”. Subito dopo il presidente Ganau ha tenuto il suo intervento per celebrare Sa Die de Sa Sardigna.

GanauPresidente
Gianfranco Ganau

«La data del 28 aprile è stata scelta come giornata simbolica in riferimento allo stesso giorno del lontano 1794, che passa alla storia per l’insurrezione dei sardi e la cacciata dei dominatori piemontesi. Quel giorno a Cagliari, migliaia di sardi di tutte le appartenenze sociali, uomini e donne, giovani e meno giovani, insorsero contro i piemontesi, dando l’assalto al Castello espugnandolo e catturando lo stesso Viceré che fu poi imbarcato con tutti i cortigiani e i burocrati di regime e rispedito a casa», ha ricordato Ganau. «La data del 28 aprile 1794 e l’episodio storico ricordato che ha rappresentato un vero e proprio atto rivoluzionario diventano oggi simbolo dell’orgoglio sardo e il riferimento per un percorso non ancora compiuto che proprio qui trova le ragioni più profonde nella ricerca di autonomia, nella sua difesa e nell’ampliamento verso il pieno riconoscimento dei Sardi all’autodeterminazione. Quando fu promulgata la legge istitutiva di Sa Die de Sa Sardigna, nel 1993, nello stesso anno, qualche tempo prima furono approvate altre due leggi, di grandissimo valore dal punto di vista identitario, quella sulla cultura e sulla lingua sarda. Leggi che devono ancora trovare piena attuazione ed efficacia. Un percorso, non sembri irrispettoso il paragone, simile a quello che i padri costituenti fecero per arrivare all’atto fondante della nostra Repubblica. Ecco, credo che quell’esempio di buona e alta politica costituisca l’esempio da seguire e il riferimento per arrivare a quell’obiettivo, da troppo rinviato, della riscrittura del nostro Statuto».

«Su questi temi – ha detto ancora Ganau – dobbiamo dare risposte ai sardi. La riforma dello Statuto è un passo fondamentale ed un obiettivo non rinviabile di questo Consiglio. Sono convinto che questo compito sia prerogativa specifica del Consiglio Regionale e che a tutti noi spetti il compito di lavorare alle modifiche e trovare gli strumenti di coinvolgimento più ampi ma facendo riferimento al Consiglio come organo pensante, proponente e deliberante».

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Francesco Pigliaru

La cerimonia si è chiusa con l’intervento del presidente della Regione Francesco Pigliaru. «Assumersi con coraggio le proprie responsabilità per un futuro migliore: è questo il modo giusto di onorare la giornata. Lo è soprattutto perché è anche il modo più giusto per affrontare gli enormi problemi economici e sociali che abbiamo di fronte a noi. Assumersi con coraggio le proprie responsabilità significa, innanzitutto, richiedere con forza, in tutti i livelli di Governo di cui facciamo parte, la nostra partecipazione a pieno titolo a tutti i processi decisionali che ci riguardano. Il recente episodio con cui il Parlamento della Repubblica ha negato il diritto della Sardegna ad avere un collegio proprio per le elezioni europee, è un primo esempio tra quelli che farò che dimostra che la nostra Regione ha ancora molte e difficili battaglie da combattere per vedere riconosciuti diritti essenziali di questa natura».

«Un secondo esempio – ha proseguito Pigliaru – è sotto gli occhi di tutti in questi giorni. Dobbiamo, ancora oggi, combattere per il diritto a poter usare le nostre risorse per erogare servizi essenziali ai nostri cittadini. In questi giorni, come sapete, stiamo discutendo con lo Stato, lealmente e fermamente, l’adeguamento del patto di stabilità; è un adeguamento che è un nostro chiaro diritto, sancito non solo da una sentenza della Corte costituzionale, ma anche e soprattutto dal buon senso. Il diritto dei sardi di compartecipare al gettito erariale prodotto nella nostra Regione, oggi è infatti gravemente limitato da una norma statale che ha impostato un tetto irragionevole, quanto arbitrario, alla misura nella quale quelle risorse possono essere trasformate in spesa effettiva e dunque in servizi erogati alla nostra gente. La nostra disponibilità a contribuire al risanamento dei conti pubblici nazionali, a contribuire dunque a un processo da cui alla fine trarremo tutti dei benefici, non può avvenire a discapito dei nostri attuali spazi di sovranità responsabile. Come ultimo esempio è giusto ricordare che ancora oggi dobbiamo lottare per il nostro diritto a disporre di un territorio non vincolato dalla presenza di una quota spropositatamente grande di servitù militari, e per il nostro diritto a disporre di un territorio non irreversibilmente danneggiato da attività che quelle servitù consentono di svolgere, e che ancora oggi tengono al riparo da un nostro effettivo controllo. Dobbiamo dunque rivendicare ancora oggi, con forza e unità, coniugando lealtà istituzionale e massima determinazione politica, la nostra piena partecipazione al governo dei più importanti processi decisionali che ci riguardano. Allo stesso tempo, mentre rivendichiamo verso l’esterno i nostri essenziali diritti, è giunto il momento di affermare con altrettanta forza che la soluzione di molti dei nostri problemi è nelle nostre mani, nei nostri attuali spazi di sovranità; è giunto il momento di ricordarci che ogni rivendicazione di nuovi spazi di sovranità ci obbliga a dimostrarne la giustezza e il valore attraverso una migliorata azione di governo del nostro territorio».

«Questa legislatura ha l’opportunità in particolare di unire un’idea moderna e responsabile di sovranità, con una forte e concreta cultura di governo. Cogliere questa opportunità per noi significa prima di tutto applicarsi al difficile compito di riformare le nostre istituzioni: la macchina regionale, i suoi enti, le sue agenzie, per migliorarne il funzionamento, l’efficacia, i costi, per migliorare la sua capacità di rispondere rapidamente alle esigenze dei cittadini, di semplificare i processi, di fornire servizi essenziali allineati nei costi e nella qualità alle migliori pratiche italiane ed europee. I prossimi mesi – ha concluso il presidente della Regione – saranno dedicati alla proposta, alla discussione e all’adozione di queste essenziali riforme delle nostre istituzioni regionali».

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