Candelieri d’Oro e d’Argento, assegnato il “Premio della nostalgia”

Lo hanno vinto Luciano Sebastiano Augusto Sanna, all'estero dal 1981, e Grazietta Marras, emigrata dal 1964. Candeliere speciale a don Gaetano Galia

Sassari. Era il 1963, quando Raimondo Rizzu, allora presidente della Pro Loco (poi dal 1983 al 1988 sindaco), insieme all’allora capocronista della Nuova Sardegna Roberto Stefanelli, istituì, con una felice intuizione, il Candeliere d’oro e d’argento. Ribattezzato il Premio della Nostalgia, da assegnare al sassarese residente da più tempo all’estero o nella Penisola, quel doppio riconoscimento successivamente, dal 1991, fu affiancato dal Candeliere d’oro Speciale. Nei primi anni il Candeliere d’oro e il Candeliere d’argento venivano consegnati a Palazzo di Città prima del brindisi “A zent’anni” il giorno stesso della Faradda. Poi, insieme al Candeliere d’oro speciale, si passò a dedicare una cerimonia apposita il 13 agosto nel cortile di Palazzo Ducale. Evento spostato in piazza del Comune e, infine, da pochi anni, in piazza Santa Caterina, che garantisce uno spazio più ampio per il pubblico, dal 2022, passata la pandemia, anticipato di un giorno al 12 agosto. E così ieri sera quell’emozione è stata rinnovata in una riuscita 59ª edizione. Dopo i saluti del sindaco Giuseppe Mascia, la conduttrice della serata, Rachele Falchi, ha annunciato i nomi dei vincitori. Prima il Candeliere d’Argento, destinato al sassarese che da più tempo vive nella Penisola e che torna in città in occasione della Discesa dei Candelieri: a vincerlo è stato Grazietta Marras, nata a Sassari il 7 giugno 1940, emigrata dal 22 ottobre 1960 e residente a Torino. Sul palco è stata accompagnata dal marito, originario di Tripoli e poi, terminata la Seconda Guerra Mondiale, arrivato con la famiglia a Sassari, dove si sono conosciuti. E 64 anni fa il trasferimento della coppia nella città prima capitale d’Italia. «Tutti gli anni ritorno a Sassari per i Candelieri. Solo lo scorso anno ho saltato il viaggio. Provo un’emozione fortissima, adesso non riuscivo ad alzarmi dalla sedia», ha detto, commossa. Si è sempre occupata della famiglia, quattro figli e nipoti «che capiscono il sassarese». A consegnare il riconoscimento è stato il professor Antonello Mattone.

Il candeliere d’Argento

Il Candeliere d’Oro, destinato al sassarese che da più tempo vive all’estero e che arriva in città in occasione della Faradda, è andato invece a Luciano Sebastiano Augusto Sanna, ingegnere, nato a Sassari il 2 giugno 1956 ed emigrato dal 24 maggio 1981, residente attualmente a Kashuri, in Georgia, dove è arrivato da pochi anni dopo tappe in altri Paesi sempre per motivi di lavoro. «La lingua georgiana è impossibile da imparare. E poi chi me lo fa fare? Preferisco il sassarese. Ritornavo sempre in ferie… e finalmente sono riuscito a vincere il Candeliere d’Oro. La nostra tradizione, sarda e sassarese, è una cultura enorme e rimane dentro di noi ovunque siamo nel mondo. Mia moglie è sassarese e mi raggiunge quando può. Tutti e dui sassaresi in ciabi», ha detto Sanna. Il premio è stato consegnato dall’assessora comunale alla Cultura Nicoletta Puggioni.

Il candeliere d’Oro

È intervenuto Fabio Madau, presidente dell’Intergremio e componente della Commissione che assegna i Candelieri d’Oro, d’Argento e d’Oro Speciale. Ne fanno inoltre parte, oltre al sindaco Giuseppe Mascia, che la presiede, l’assessora della Cultura, Nicoletta Puggioni, il dirigente del settore Cultura del Comune, Alberto Mura, lo storico Antonello Mattone, già componente della Commissione storica della Faradda, lo storico Paolo Cau, già direttore dell’Archivio storico comunale, e Cosimo Filigheddu, giornalista e scrittore.

Particolarmente atteso il momento dedicato al Candeliere d’Oro Speciale, destinato a chi ha dato lustro e benemerenza a Sassari e alla Sardegna. Come annunciato nei giorni scorsi, la Commissione lo ha assegnato a don Gaetano Galia, sacerdote salesiano, attualmente cappellano del carcere di Bancali, con questa motivazione: «Ha svolto un lavoro prezioso per la nostra città, diventando imprescindibile punto di riferimento per i singoli, per i gruppi, per le associazioni e per le istituzioni del territorio. Guardando in controluce la sua vita, si può scorgere la somma di molte vite: quelle dei tanti sassaresi e non a cui ha teso una mano, aiutandoli a rialzarsi da una condizione di disagio verso una vita piena e indipendente. Tra di essi molti detenuti ed ex detenuti».

«Il lavoro che faccio io non è personale, non si può fare da soli. Ed è questo il primo messaggio che vorrei lanciare – ha detto don Gaetano –. Dobbiamo riprendere in mano il concetto di collaborazione, lavorare anche con chi non la pensa come me, sia sul piano della fede sia sul piano metodologico. È il concetto di collettività, di comunità e di società che lavora con obiettivi. E dobbiamo iniziare a far esercitare i nostri ragazzi da piccoli al valore della gratuità, allo spendersi per gli altri. Ho iniziato così, nell’oratorio salesiano di Arborea. Vedere gli altri felici dà senso a me. Gettatevi sulla gratuità, che dona il senso della vita». E il carcere. «In Italia non c’è un’attenzione verso il mondo carcerario, visto come repressivo e punitivo. Le persone che lavorano all’interno invece ci mettono l’anima perché diventi un ambiente rieducativo. Questo candeliere speciale ha allora la valenza di portare un’attenzione particolare e con il Comune possiamo lavorare insieme, ne sono sicuro. Una sola cosa mi preoccupa: in questi giorni ho ricevuto troppi complimenti. E, come riporta il Vangelo (secondo Luca), “Guai se tutti parleranno bene di te”».

«Abbiamo voluto riprendere a chiamare la Faradda come i sassaresi l’hanno sempre chiamata, Faradda. Altrove non hanno difficoltà, reticenze o paura a chiamare le loro feste come le hanno pensate – ha spiegato il sindaco Giuseppe Mascia, al suo esordio alla festa da primo cittadino –. Anche chi volta le spalle alla Faradda o dice di essere indifferente fa parte del movimento caotico. Con il Candeliere d’Oro a don Gaetano premiamo la gratuità che consideriamo il più bel gesto che si possa fare. Un premio che diamo a lui per darlo a tutta la comunità, ma anche a Sassari, affinché possa ripensarsi e riprendersi in un momento forte di crisi. Come l’opera di don Gaetano è rivolta al riscatto delle persone, Sassari deve pensare al proprio riscatto tentando di essere inclusiva, una comunità. E tutto questo è la Faradda, una festa di liberazione e che chiede libertà, con i piedi piantati per terra e con lo sguardo rivolto al cielo».

Tante le autorità nelle prime file, dalla prefetta Grazia La Fauci all’arcivescovo Gian Franco Saba e all’ex ministro Arturo Parisi. E poi la Giunta e il Consiglio comunale, assessori e consiglieri regionali, rappresentanti delle forze dell’ordine. Ospite il vescovo di Alghero-Bosa, Mauro Maria Morfino, originario di Arborea, come don Gaetano Galia.

Sono state inoltre attribuite tre targhe. Una per Edoardo Toschi Pilo, decano del gremio dei Viandanti, che quest’anno parteciperà alla sua 75ª Faradda. Un’altra ad Antonio Cossu, conosciuto come “Ciclone”, già portatore e da diversi anni capo candeliere del gremio dei Contadini, in occasione della sua 50ª Faradda. «Sarà l’ultima come capo candeliere», ha spiegato. Infine, un ricordo particolare è stato dedicato a Patrizia Incollu, l’ex direttrice del carcere di Bancali deceduta l’ottobre dello scorso anno in un incidente stradale. Ai parenti, presenti la sorella Marisa e il compagno Flavio Arre, è stata donata una targa a nome di tutta la collettività. In piazza Santa Caterina è stato fatto “ballare” in sua memoria il candeliere dei detenuti, realizzato nel 2018, portato da alcuni componenti dei candelieri medi, al ritmo del tamburo di Angelino Russo e con le canzoni sassaresi (tra cui “Li Candareri” di Ginetto Ruzzetta e “Sassari” di Giovannino Giordo) eseguite da Emanuele Manca. (lufo)

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