Alessandra Giudici: Sono sola contro tutti
Presentazione della candidatura alle Primarie per sindaco di Sassari. «Lo so, sono una rompiscatole. Contro di me il mio stesso partito». Per lei 5mila firme. «Voglio dare voce ai sassaresi»
Sassari. «Lo so, sono una rompiscatole, quella che rompe gli schemi. La mia candidatura non è un’alzata di testa. E non è una candidatura contro qualcuno». Alessandra Giudici, forte delle 4700 firme a suo favore, tenta Palazzo Ducale. Da presidente della Provincia a sindaco: la strada è ancora lunga. E per lei sarà una traversata tutta in solitario. Le primarie per la designazione del candidato sindaco per il centrosinistra sono il primo ostacolo. Bisogna vincerle: con il Pd? «La mia presenza qua, nella federazione di via Mazzini, dice che io sono del Partito Democratico. La mia candidatura non può sorprendere più di tanto i vertici del partito. Con loro se ne è parlato più volte. Non è una sfida, non è la soddisfazione di un’ambizione personale, non è brama di potere», dice Alessandra Giudici. «Ho scelto convintamente di sottopormi ad un giudizio, che è quello dei cittadini, il più importante. Desidero che il centrosinistra non dilapidi i risultati conseguiti in questi anni in provincia, che rivendico».
Il dito è però puntato proprio contro il Pd. «Voglio ricordare la vergognosa campagna negativa nei miei confronti portata a tutti i livelli dal mio stesso partito. Eppure in Provincia abbiamo mandato avanti programmi importantissimi e giocato partite decisive per tutto il territorio. Nonostante questo, devo con amarezza sottolineare il fatto che c’è stato il tentativo reiterato di fare emergere la mia presunta inadeguatezza e incompatibilità con gli ambienti politici ed intellettuali. Di me è stata data un’immagine distorta in questi nove anni, sebbene abbia vinto le elezioni anche nelle seconda legislatura al primo turno», prosegue Alessandra Giudici. «Devono adesso decidere i sassaresi. Il centrosinistra ha cercato di sottrarsi alla necessità di fare analisi serie, continuando a concentrare il giudizio solo su di me. Il Pd, in particolare, evita di dire che abbiamo lavorato bene ed allo stesso tempo evita di disconoscere se stesso perché non dice che abbiamo governato male».
«La mia candidatura è contro un’idea: che il sindaco di Sassari possa essere deciso a Cagliari, per quanto autorevoli possano essere questi leader che si sono lì incontrati per un patto che da Sassari deve essere solo ratificato. Trovo sconcertante che si ritenga che i sassaresi non possano scegliersi il loro sindaco», insiste Alessandra Giudici. «La mia non è una autocandidatura, voglio dare voce ai sassaresi», spiega e con orgoglio ricorda le 4700 firme depositate per potersi candidare, il numero più alto tra i cinque aspiranti sindaci (in realtà sono state molte di più, oltre 5mila, ma ne sono state presentate di meno, tutte comunque certificate).
Gli altri candidati hanno però alle spalle aree, gruppi, componenti del partito. «Io nessuno. E qui sono sola. Non perché mi senta sola. Stanno con me le persone che mi stimano. Le firme dimostrano che i cittadini non mi vedono come una rottura di scatole, ma come una risorsa per la città». Rimane il fatto che la conferenza stampa si svolge nella sede della federazione, ma non si vede nessun dirigente del partito. «È ora che il Pd sassarese e sardo faccia chiarezza con se stesso. Le primarie sono una preziosa occasione di approfondimento di contenuti comuni oppure cosa sono? Una gara di riposizionamento in vista del congresso, un contarsi tra correnti, un regolamento di conti? Io so come la penso. L’idea che la partecipazione di tanti candidati abbia spaventato tanto il sistema partitico per me è sconvolgente. Stiamo scegliendo il sindaco di Sassari o il rappresentante di un partito? I veri avversari li incontreremo il 25 maggio. Non adesso».
«Sono io la vera novità assoluta di queste primarie. Tutti si cimentano e si sforzano di parlare di cambiamento. Io nutro la massima stima sulle persone adesso candidate. Ma come si può parlare di un cambiamento quando di questo squadrone tre sono assessori uscenti ed una era nella Giunta predecente. Io no, per Palazzo Ducale sarei la novità assoluta. Dentro il partito sono sola? Questo non mi spaventa. Fuori di qui, lo ripeto, sono con i sassaresi che vogliono cambiare davvero, che desiderano una città migliore per tutti», conclude Alessandra Giudici.