Torres, ieri si è chiuso un ciclo

Il 7-1 subito in casa dell’Atalanta Under23, non rappresenta solo la fine di un sogno, ma mette la parola fine a un ciclo e a un gruppo di lavoro, che ha portato la squadra ai vertici della serie C

ph credits Michele Maraviglia

Inutile girarci intorno, inutile archiviare il tutto come una giornata storta. Il 7-1 subito a Caravaggio dai giovanotti rampanti dell’Atalanta rappresenta molto di più e la società dovrà prenderne atto ed essere in grado di fare valutazioni oggettive e distaccate per ripartire con rinnovate ambizioni, ma senza assilli. Lo sport insegna che dalle macerie delle sconfitte più pesanti, spesso si gettano le fondamenta per costruire le vittorie più importanti ed è da questo che in casa Torres si deve prendere spunto. Gli schiaffi così forti, inizialmente fanno molto male, ma servono per ritrovare la giusta umiltà e per crescere. Prima di imparare a vincere, bisogna imparare a perdere e la lezione di ieri deve servire a questo e dare lo spunto alla società per dare una svolta decisa, senza guardare in faccia nessuno, prendendo decisioni drastiche, con molti grazie e arrivederci. Lo sport funziona così, i sentimentalismi in certi casi non sono ammessi e sarà necessario superare questo “scoglio”.

Punto uno. La squadra più vecchia della serie C, ha messo in evidenza tutti i problemi che, la carta d’identità comporta, ma non solo. Questo è ciò che si è visto, ciò che non si è visto e onestamente è l’aspetto che ha lasciato sconcertati, è stata una reazione d’orgoglio da parte dei rossoblù, che anzi si sono ammosciati per non dire sciolti come ghiaccio sotto il sole di agosto. Siamo forti, siamo consapevoli della nostra forza, vogliamo regalare un sogno ai nostri tifosi, tutte parole che nessuno ha visto tramutate in fatti. Orgoglio che gli oltre 200 tifosi sassaresi presenti sugli spalti del Caravaggio e che possono “fregiarsi” di essere stati testimoni della storica Caporetto rossoblù, hanno dimostrato dall’inizio alla fine, insieme all’attaccamento alla maglia, incitando i giocatori per 90 minuti, nonostante tutto. E non è stato onestamente bellissimo, che la società non abbia voluto quantomeno ringraziare loro pubblicamente nel dopo partita, evitando di rilasciare dichiarazioni e trincerandosi nel silenzio. Anche da questo punto di vista c’è ancora da crescere, troppo facile cercare visibilità solo quando si vince e si portano avanti pregevoli iniziative sociali.

Punto due. L’incapacità di Greco di leggere la partita e di provare a porre rimedio alle più che evidenti difficoltà della sua squadra, sistematicamente asfaltata nell’uno contro uno, è stata disarmante. Presuntuoso? poco lucido? probabilmente entrambe le cose. E questo è gravissimo, perchè non si può affrontare la partita più importante della stagione senza un piano B e con la giusta umiltà, che talvolta consiste anche nel chiudere la diga se l’acqua  sta rischiando di sommergerti. Cambiare e adeguarsi in corso d’opera non significa sconfessarsi, ma saper leggere le partite e fare anche un passettino indietro se necessario, con tanti saluti al bel gioco e alle bollicine, perchè alla fine ciò che conta è la concretezza, il resto è fuffa, come si dice in città. Anche da questo punto di vista, con tutto il rispetto per un allenatore che comunque a Sassari ha dato il suo massimo, è necessario fare uno step di crescita.

Punto tre. La società. Anche e soprattutto i vertici societari dovranno farsi un bel bagno di umiltà, riconoscere i propri errori e individuare una strada da battere. Il ciclo è finito, punto, c’è poco da girarci intorno, la squadra è da rifondare, con calma, ma è questo il momento. Salutare e ringraziare chi ha portato in alto la Torres in questi anni, abbassare decisamente l’età media con giocatori giovani, a posto fisicamente e affamati, magari stringendo qualche alleanza con club importanti. Imboccare una strada, iniziare a tracciare un nuovo solco e seminare, rinforzando e allargando le fondamenta della società, strutturandola sempre meglio e rendendola sempre più “professionistica” in tutte le sue figure.

In tutto questo c’è ancora una gara da giocare, fra due giorni al Vanni Sanna. Ci sarebbe piaciuto scrivere che ancora tutto è possibile e che bisogna andare tutti in massa allo stadio a spingere la squadra all’impresa, ma non vogliamo prenderci in giro da soli e non lo scriviamo, se poi chi andrà in campo ci smentirà compiendo l’impresa, saremo i primi a sottolinearlo. Andare comunque allo stadio per “salutare” con un applauso i protagonisti di una stagione comunque positiva al di la del finale, è doveroso.

Aldo Gallizzi

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