Primarie sindaco di Sassari – Monica Spanedda
«Per chi si aspetta un vero rinnovamento della vita amministrativa sassarese, con una svolta di genere e di generazione, io sono qui». Puc e Ztl i due principali “tormentoni” dell’Amministrazione sassarese
Monica Spanedda è nata a Sassari nel 1969. Laureata in Giurisprudenza nell’Università cittadina, nel 1996 diventa avvocato. Nel 1997 è funzionario del Comune (settore servizi ed iniziative sociali). Dal 2000 funzionario dell’Inps. Nel 2005 l’elezione con Progetto Sardegna in Consiglio comunale, di cui è presidente fino al 2010, quando, rieletta consigliere, entra in Giunta come assessore alle Politiche Ambientali e Verde Pubblico. È la più giovane tra i candidati alle Primarie del 2014 per sindaco di Sassari.
Perché ha deciso di candidarsi alle Primarie?
«Ho sempre fatto una bandiera personale degli ideali di condivisione e partecipazione, fin da quando ho iniziato la mia esperienza politica nei movimenti e nelle associazioni poi confluite in Progetto Sardegna e quindi nel Pd. Le primarie sono uno strumento democratico indispensabile che permette ai cittadini di scegliere direttamente il proprio candidato. In questi nove anni, prima come presidente del Consiglio comunale e quindi come assessore alle Politiche ambientali, ho avuto modo di maturare un’esperienza significativa che ora è il momento di mettere a disposizione della comunità. Per chi si aspetta un vero rinnovamento della vita amministrativa sassarese, con una svolta di genere e di generazione, io sono qui».
Qual è l’emergenza in città più grave da risolvere e come intende intervenire?
«Puc e Ztl sono i due principali tormentoni dell’Amministrazione sassarese. Il primo va sbloccato quanto prima per dare respiro all’edilizia, rispondendo alle osservazioni della Regione e iniziando con i Piani particolareggiati. La Ztl avrebbe dovuto fare del centro un importante polo attrattivo, una vera Area blu, e quindi un’opportunità per i residenti, per i commercianti dei quartieri storici e per tutta la città. Penso che siano mancati due aspetti. In primo luogo uno studio preventivo a 360 gradi, che mettesse in evidenza le possibili ricadute negative e le opportunità di crescita offerte da questa innovazione epocale. In secondo luogo un dialogo costante con gli esercenti e i residenti della zona. A due anni dall’istituzione della Ztl è necessario fare un preciso bilancio dei suoi pregi e difetti, in un serrato confronto con le categorie di cittadini più coinvolte. Dopodiché l’“Area blu” potrà essere rimodellata in funzione delle criticità emerse, nell’ottica di farne un luogo d’incontro dove sia possibile fare economia senza più barriere per nessuno».
Un punto del programma che promette di realizzare nei primi 100 giorni.
«Ho chiarito che voglio fare di Sassari un città sostenibile. Ma prima di tutto deve essere rimessa in moto la macchina amministrativa del Comune. Una struttura efficiente, snella e rapida nelle procedure per le imprese, per le associazioni e i cittadini. Questa è la mia idea di pubblica amministrazione. Un Ente che non funzioni a compartimenti stagni, ma sia in grado di superare le lungaggini burocratiche attraverso la semplificazione delle procedure, lo sfoltimento delle comunicazioni e degli adempimenti, pronto a favorire i servizi che possono rendere più attraente e vivibile la nostra città».
Siete tutti e cinque candidati espressione del Partito Democratico. Sono queste Primarie del centrosinistra o del solo Pd?
«Il Pd è il partito più forte del centrosinistra, e non credo sorprenda nessuno che i candidati alle primarie siano suoi esponenti. Ma le primarie sono uno strumento aperto a chiunque senta di voler affrontare la sfida e ritenga di poter essere rappresentativo, di avere le giuste capacità e il sostegno per mettersi in gioco. Questo vale sia per chi appartiene al Pd, sia per chiunque altro. Affrontare la sfida richiede coraggio. Io ci sono, ma non posso parlare per chi è fuori. Posso solo precisare che voglio condividere il programma elettorale con tutte le anime della coalizione e con i cittadini volenterosi. Perché se è vero che il Pd è il mio partito, è anche vero che ho intenzione di essere la candidata di tutto il centrosinistra e il sindaco di tutti i sassaresi».
Sullo strumento delle Primarie: non si rischia ogni volta di portare lacerazioni e divisioni, di innescare una sorta di resa dei conti tra componenti e correnti interne? E poi: cinque candidati non sono troppi?
«Tutt’altro. Penso piuttosto che le lacerazioni siano frutto della mancanza di condivisione. Le primarie hanno lo scopo di unire perché, qualunque sia il risultato, questo è legittimato direttamente dalla volontà popolare. La resa dei conti la fanno gli elettori. Sono troppi cinque candidati? Rispondo che è meglio un sindaco voluto dalla gente con una scelta tra cinque contendenti, piuttosto che un candidato unico imposto da vecchie logiche di palazzo».