La Quarta Classe fuori col primo disco

Folk punk diretto e originale nell’album di debutto della band sarda, uscito oggi sul mercato. Domani a Santu Lussurgiu la presentazione live

La Quarta Classe. Da sinistra Andrea Scanu (violino), Edoardo Meledina ( contrabbasso e voce), Enrico Masala (Chitarra)

Folk punk diretto, senza fronzoli che va dritto per la sua strada, senza compromessi, travolgendo ciò che si trova davanti. E’ uscito oggi il primo lavoro discografico de La Quarta Classe, gruppo fresco, nato nel 2023 ma composto da musicisti con pedigree e chilometraggio. La band, partorita con un’ intenzione irish, ben presto ha virato verso il fronte americano, fino a stabilizzarsi in una sorta di strada di mezzo in un crossroads di sonorità, costruendo una propria identità, che comprende sia forti e marcati elementi europei che d’oltreoceano.

 

Il contrabbasso pulsante e incalzante e la voce ruvida del leader Edoardo Meledina, le accattivanti e a tratti graffianti trame zingaresche del fiddle di Andrea Scanu e la chitarra puntuale di Enrico Masala, danno vita ad un lavoro energico, che all’approccio impetuoso e sporco del punk, fonde strumenti tradizionali con ritmiche potenti e testi che raccontano storie di personaggi borderline.

Il lavoro, costituito da nove tracce, tutte composte da Edoardo Meledina, ad eccezione di una cover di Tom Waits, scivola via fluido e naturale, catapultando l’ascoltatore su strade deserte, polverose e sconnesse, tipiche di certi paesaggi americani, ma anche e soprattutto della Sardegna.

Il disco, totalmente unplugged, è stato registrato presso il Sol Diesis Studio di Tissi, con la produzione di Luca Vargiu, solo con riprese microfoniche, mentre il mastering è stato effettuato presso “Drop Out Studio” a Sassari. Tra i brani spiccano singoli come “4th”, che è stato individuato dalla band come una sorta di manifesto rappresentativo, non a caso scelto come primo singolo.

C’è poi Francy-Fart, un’ altra canzone particolarmente cara al gruppo. Non mancano brani di respiro come “Tony”, una strizzata d’occhio allo stile New Orleans, con un featuring d’eccezione, quello del bluesman Francesco Piu, che per l’occasione si cimenta non con la chitarra, suo strumento principale, ma con il washboard.

L’album è disponibile su tutte le piattaforme digitali e in formato fisico CD, sotto la produzione dall’etichetta Talk About Records e verrà presentato live dalla band in diverse località della Sardegna, con la prima uscita prevista sabato 5 luglio a Santu Lussurgiu, in occasione deli festival “Vulcani Blues nel Montiferru”. L’artwork del disco è stato interamente curato da Elena Cabizza, mentre le foto sono di Laura Masala.

 

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il cantante e contrabbassista della band Edoardo Meledina

Da dove nasce il nome La Quarta Classe? Chiaramente volevamo ispirarci alla terza classe del Titanic, caciarona e casinara di stampo irlandese. La Terza classe però esisteva già, quindi abbiamo pensato che fosse maggiormente consono per noi scegliere la classe ancora più bassa, la quarta appunto, un po’ per esclusione e un po’ perchè forse alla fine ce la meritiamo (ride ndr).

La scelta di cantare in inglese immagino sia stata naturale, con la consapevolezza di andare ad inserirsi in un contesto di nicchia. Partendo dal presupposto che il mercato italiano è quello che è, dove può far breccia un disco come il vostro? La cosa che ci interessa maggiormente è far girare la nostra musica d’impeto, poi dove arriva, arriva. Se devo pensare a un filone, ci piacerebbe inserirci in un contesto underground di punk folk appunto, ma anche di rock in generale, perchè è vero che usiamo strumenti tradizionali ma con un impeto nervoso, se così posso definirlo.

Ascoltando il disco si percepiscono elementi europei (specialmente lo stile del violino) ma anche d’oltreoceano, che a mio avviso gli danno un bel tocco di originalità. Sei d’accordo su questa analisi e soprattutto, è questo il risultato che volevate raggiungere? Condivido la tua analisi, sono d’ accordissimo. Siamo europei ed è stato inevitabile inserire certi elementi, ci sono quelli americani alla luce della nostra passione per la musica d’oltreoceano, ma ci sono anche quelli più generici del rock, che sia statunitense o inglese. Il risultato che volevamo raggiungere? Niente di definito in realtà, un ibrido, non posso chiamarlo diversamente, che potesse raccogliere tutti questi elementi e avesse principalmente questo approccio, questo impeto, questa intenzione. Diciamo, che indipendentemente dal genere, era fondamentale questo aspetto. La composizione è andata in quella direzione, perchè quando scrivo mi viene naturale tenere ben presenti le caratteristiche e le peculiarità delle persone con cui suono. Individuare i punti forti dei musicisti e metterli a loro agio esaltandone le peculiarità. Andrea (il violinista) è appassionato di musica irlandese e delle sonorità europee, Enrico (il chitarrista) viene dal rock, io vengo dallo stoner, ma allo stesso tempo sono un musicista che ha suonato e suona jazz, swing e blues. Diciamo che ho cercato di unire il tutto per ottenere il meglio possibile da tre elementi di diversa estrazione e differenti stili.

In estate tendenzialmente si suona molto dal vivo. Come prima tappa avete in calendario il prestigioso festival Vulcani a Santu Lussurgiu, quali sono poi i vostri programmi? Si, esordiamo al festival Vulcani organizzato dalla nostra etichetta, la Talk About Records. I nostri programmi sono quelli di far girare il più possibile il prodotto, dandogli un ciclo vitale anche in inverno. Penso, che i frutti del lavoro potremmo raccoglierli principalmente l’estate prossima, considerato che ora siamo già a luglio. Avremo modo di piazzarci un pochino ovunque, iniziando dalla Sardegna per poi iniziare a portare il live anche fuori dall’isola e dall’Italia.

 

Aldo Gallizzi

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