Gremio degli Autoferrotranvieri in festa
Domenica scorsa al mattino l’Intregu, in serata la processione in onore del patrono San Cristoforo
Sassari. Domenica scorsa 16 luglio il gremio degli Autoferrotranvieri ha rinnovato la festa maggiore. I riti si sono svolti nel duomo di San Nicola, dove qualche mese fa era stato portato il candeliere. La “casa” del gremio è in realtà Santa Maria di Betlem. La chiesa dei frati minori conventuale è però in gran parte inagibile a causa dei lavori di messa in sicurezza della navata. Ecco perché i gremi che hanno lì le cappelle quest’anno hanno dovuto chiedere ospitalità per le loro feste in altre chiese cittadine.
Tre sono state le giornate dedicate a cerimonie ed eventi, come d’uso per tutti i gremi. Venerdì 14 luglio si è proceduto alla vestizione del simulacro processionale del santo patrono, con la sua esposizione all’altare maggiore. Sabato 15 invece sono stati celebrati i primi vespri solenni, al termine del corteo partito dall’Azienda Trasporti Pubblici in via Caniga. Domenica 16 luglio si è tenuta la festa vera e propria. Al mattino, a San Nicola, il padre guardiano di Santa Maria di Betlem Salvatore Sanna (OFMConv) ha celebrato la messa solenne. Al termine, con l’Intregu, è avvenuto il passaggio della bandiera dall’obriere maggiore uscente Raimondo Fois al nuovo obriere Carlo Gaspa. L’obriere di candeliere per il 2023-24 sarà invece Antonio Oggiano, mentre l’obriere di cappella Giovanni Antonio Mamusi, fisco maggiore Raimondo Fois. La liturgia è stata animata dal coro femminile Melodias di Uri diretto da Fabrizio Mangatia. Erano presenti il sindaco Nanni Campus, il presidente del Consiglio regionale Michele Pais, l’assessora comunale alla Cultura Laura Useri e il presidente del Consiglio comunale Maurilio Murru.
In serata, sempre dal duomo di San Nicola, è uscita (e al termine rientrata) la processione con il simulacro di San Cristoforo e la partecipazione di tutti i gremi. L’accompagnamento musicale è stato curato dalla Banda Giuseppe Verdi. San Cristoforo, come consuetudine, è stato trasportato da un mezzo meccanico, affiancato da Vigili del Fuoco, e non a spalla dai portatori come invece avviene per gli altri gremi.
Infine, lunedì 17 luglio, sempre nella chiesa di San Nicola, è stata celebrata l’eucarestia in suffragio dei gremianti defunti.
Sabato 15 luglio, inoltre, la bandiera di San Cristoforo è stata issata nella sede dell’Azienda Trasporti Pubblici a Caniga.
Il gremio degli Autoferrotranvieri è il più giovane tra i sodalizi oggi attivi a Sassari che si rifanno alla tradizione delle corporazioni di arti e mestieri. Nasce infatti nel 1938, in anni nei quali il Comitato provinciale per le arti popolari puntava ad un rinnovo della Faradda del 14 agosto, entrata in una fase di crisi nei primissimi decenni del XX secolo. Le maestranze riconducibili al gremio comprendono non solo motoristi ferrovieri e tranvieri, ma anche automobilisti, piloti e viaggiatori in generale.
Il candeliere, che partecipa alla Faradda dal 2022 (pur essendo stato ammesso nel 2021, ma quell’anno la Faradda si svolse in versione ridotta per via dell’emergenza pandemica), è stato benedetto il 23 luglio 2022 nella sede dell’Atp a Caniga dal padre guardiano di Santa Maria Salvatore Sanna. Il fusto è di color tabacco e presenta alla base una bombatura a forma di botte, a ricordo del fatto che San Cristoforo è protettore anche dei Bottai.
La bandiera del gremio è di colore rosso bordeaux con bordi dorati. È impressa l’immagine di San Cristoforo e lo stemma del Gremio, con gli elementi già riprodotti sul candeliere, ovvero rotaia, ruota di treno alata e pneumatico di autobus.
La divisa dei gremianti è nera ed è costituita da una giacca con striature dorate alle maniche e bottoni dorati, camicia bianca, corpetto rosso, pantaloni, scarpe, papillon e guanti, tutti neri.
Chi era San Cristoforo. Secondo la leggenda, diffusa durante il Medioevo, un uomo, che alcune fonti classificano come cananeo, altre come gigante, faceva il traghettatore su un fiume, in Licia, nell’odierna Turchia. Viveva da solo in un bosco, di cui era il padrone. Una notte si presentò un bambino chiedendogli di farsi portare al di là del fiume. L’uomo, chiamato Reprobus, sebbene fosse grande e robusto, si piegava sempre più sotto il peso del bambino. A complicare le cose ci si mise anche la corrente del fiume, che diventava vorticosa. Stremato, Reprobus riuscì però a raggiungere l’altra riva. Solo a questo punto il bambino rivelò all’uomo di essere Gesù Cristo e che aveva portato sulle sue spalle il peso del mondo intero. Cristoforo, in greco, significa infatti “portatore di Cristo”. Secondo altre fonti agiografiche orientali Cristoforo era un omone dall’aspetto animalesco entrato nell’esercito imperiale e convertitosi al cristianesimo. Annunciò la sua fede ai commilitoni ma ancora la religione cristiana non era stata riconosciuta nell’Impero romano. Scoperto, Cristoforo venne sottoposto a numerose torture. Due donne, Niceta e Aquilina, scelte per corromperlo, furono invece da lui convertite. Alla fine, Cristoforo venne decapitato.
Nelle icone bizantine è spesso raffigurato un San Cristoforo cinocefalo, ovvero con la testa di cane. La Passio Sancti Christophori martyris, testo diffuso nel Medioevo, racconta la leggenda del santo, un cinocefalo convertito al Cristianesimo. Ma Cristoforo Cinocefalo ha tratti comuni anche al dio egizio Anubi, che traghettava le anime dal regno dei vivi a quello dei morti.
San Cristoforo Martire è da sempre considerato il patrono di tutti coloro che hanno a che fare con il trasporto: barcaioli, pellegrini, pendolari, viaggiatori, ferrovieri e autisti. Da ultimo il suo culto è stato rilanciato con la proclamazione di protettore degli automobilisti. È uno dei quattordici Santi ausiliatori, ovvero «che recano aiuto», invocati per la protezione da disgrazie o altri pericoli.
San Cristoforo è venerato dai sassaresi con particolare devozione. Nel centro storico esiste una via così intitolata. Fino agli anni ‘70 nel piazzale di Santa Maria venivano benedette dal padre guardiano le automobili, le moto e i camion appena acquistati, insieme ai loro autisti, che in segno di ringraziamento suonavano poi i clacson per le vie della città.










