Dinamo, rifletti e rialzati

Cambiare atteggiamento e recuperare gli infortunati rappresentano le chiavi per raddrizzare la barca finita già sugli scogli

Inutile girarci intorno, il tipo di sconfitta arrivata ieri contro la GeVi Napoli non era assolutamente preventivabile e i primi a rimanere sorpresi in questo senso sono stati Bucchi e il suo staff tecnico. Attenzione, il tipo di sconfitta e non la sconfitta di per se. Quella, nella situazione d’emergenza in cui versava la squadra poteva starci e lo stesso allenatore biancoblù, nella conferenza di presentazione del match di venerdì scorso aveva, tra le righe mostrato un certo timore per questa partita, quando alla domanda: < Cosa si aspetta da questa gara? >, aveva risposto con un < Mi aspetto prima di tutto un palazzetto pieno e il sostegno della nostra gente>. Una frase apparentemente normale e scontata, ma che probabilmente nascondeva la consapevolezza di essere in grave difficoltà e conseguentemente di temere particolarmente la partita.

Tant’è che la sconfitta è arrivata, ma è arrivata in maniera davvero netta e pesante. Ciò che non ci si aspettava è stata l’arrendevolezza dei biancoblù, ma è anche vero che, ogni qual volta la Dinamo ha provato a rimettersi in scia ai partenopei, loro hanno sempre trovato il modo di fare canestro, spegnendo la scintilla ai sassaresi e facendoli deprimere. Le attenuanti dunque, ci sono e non è il caso di esprimere giudizi affrettati, ma è doveroso focalizzarsi su alcuni aspetti.

Degli assenti parleremo dopo, il primo focus va fatto su chi in campo ci è andato.

Whittaker: l’americano ha pagato lo scotto dell’esordio nella serie A italiana, tra l’altro trovandosi dirimpettai di un certo lignaggio, in particolare Pullen. Il pick and roll, marchio di fabbrica del recente Banco, si è visto poco e niente. Qualche volta lo schema è iniziato ma non si è chiuso, in quasi tutte le altre circostanze si sono aspettati i tagli e le uscite dai blocchi in particolare di Kruslin. Con gente come Gombauld e Diop, il pick and roll è imprescindibile. La sensazione è che la difesa di Napoli abbia mandato in corto circuito i meccanismi e gli automatismi ancora ai minimi termini della Dinamo e che a quel punto a giochi rotti, non ci sia stato nessuno in grado di prendere la palla e fare da solo. Nelle previsioni, questo tipo di giocatore doveva e dovrà essere Tyree.

Treier: gli anni passano e senza volergli buttare addosso la croce, non si può sempre concedergli le attenuanti: è giovane, deve farsi le ossa. No, è giovane ma non giovanissimo, le ossa se le è fatte e lo scorso anno se le è anche rotte (nel vero senso della parola) e ieri per l’ennesima volta non ha sfruttato l’occasione di far vedere cosa vale. O forse lo ha fatto vedere? non si vuole stroncare nessuno, ma il buon Kaspar deve svegliarsi una volta per tutte e dimostrare coi fatti di essere un giocatore da serie A e soprattutto da Dinamo. Non basta fare il fenomeno in precampionato, gli attributi vanno tirati fuori nelle gare che contano.

McKinnie: cosa gli si può dire? niente di niente, dal momento che è arrivato a Sassari meno di una settimana fa, ha svolto due o tre allenamenti con i nuovi compagni, non ne conosce ancora caratteristiche, pregi e difetti, eccetera, eccetera. Alfonzo è piaciuto ed è uno che per qualità, esperienza e conoscenza del basket, potrà dare un’ottima mano.

Gombauld: anche per il francese il battesimo nella A italiana è stata una doccia gelata sulla fronte. In attacco ha mostrato buone movenze e senso della posizione, anche se non è stato innescato coi pick and roll, mentre in difesa è stato a tratti disastroso, latitando negli aiuti quando (spessissimo) gli esterni avversari andavano dentro in uno contro uno battendo gli esterni sassaresi. Non ha neanche mostrato doti intimidatorie e nel complesso ci sarebbe bisogno di un atteggiamento più aggressivo e “sporco” in difesa. Concludendo, deve crescere e in fretta.

Il capitolo assenti. Un capitolo ombroso, perchè dalla società non è mai arrivata una comunicazione ufficiale in merito alle condizioni fisiche di chi si è fatto male ed è fuori. Ma questo sembra proprio essere il modus operandi, perchè lo stesso è successo anche in passato e per una società così attenta, puntuale ed efficace nella comunicazione, questo stride e non poco. Di Charalampopoulos e Tyree ognuno sa ciò che è riuscito a carpire fra uno spiffero e l’altro, di Bendzius idem, non si è mai detto cosa significhi lesione al tendine d’achille. Tra lesione e rottura c’è una certa differenza come tempi di recupero e anche su questo non si è onestamente capito. Nella sostanza comunque Bendzius salterà tutta la stagione.

Charalampopoulos: il greco sarebbe alle prese con dei “dolori” per i postumi di un intervento riguardante un’ ernia inguinale effettuato diverso tempo fa e non è dato sapere esattamente quale sia il problema.

Per Tyree il discorso è da Servizi Segreti. Nel senso che, gli infortuni capitano, quindi perchè non dire chiaramente come stanno le cose e soprattutto, quando è ipotizzabile vederlo in campo? I misteri alimentano dubbi e non fanno bene a nessuno, mentre la chiarezza vince sempre. Per lui si è parlato genericamente di lesione muscolare (ufficialmente non si sa neanche dove, ufficiosamente ad una coscia) e considerando che sostanzialmente si è fatto male appena arrivato, è fuori già da fine agosto. Considerate le tempistiche di recupero dei vari infortuni muscolari è dunque ipotizzabile che il giocatore sia alle prese con uno strappo.

L’auspicio è che le nubi possano diradarsi e che sia i tifosi che gli addetti ai lavori possano vedere presto all’opera la Dinamo costruita in estate, magari con Tyree e Charalampopoulos in campo fin dalla prossima partita, anche perchè in queste condizioni la competitività della squadra risulta essere molto scarsa.

Aldo Gallizzi

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