Conclusi gli eventi di Sa Die de sa Sardigna

Il presidente Solinas: «Si chiude una tre giorni di festa. Lo spirito identitario che ci accomuna non si fermi e illumini idee, progetti e azioni»

L’evento di venerdì a Sassari con la presenza del presidente Solinas (foto di Luigi Marras)

Cagliari. «Ogni 28 aprile rievochiamo la Storia con orgoglio per tenere viva la memoria del grande e glorioso popolo sardo ma quest’anno, a trent’anni dall’istituzione di questa importante giornata i cui festeggiamenti per l’occasione sono stati spalmati su tre differenti giornate, lo abbiamo fatto con ancora più emozione e trasporto. Oggi si chiude questa edizione de Sa Die de Sa Sardigna con più consapevolezza rispetto alla nostra Storia e con uno spirito rinnovato che deve spingerci ad affrontare in maniera ancora più concreta temi importanti come l’autodeterminazione, la sovranità territoriale, la nostra specialità». Lo ha detto ieri, domenica 30 aprile, il presidente della Regione, Christian Solinas, in occasione della chiusura dei festeggiamenti per Sa die de Sa Sardigna, che nel trentennale dall’istituzione della giornata dell’orgoglio del popolo sardo, si sono dipanati lungo tre giornate – il 28, il 29 e il 30 aprile, appunto – con cerimonie solenni, rappresentazioni storiche, occasioni di studio e approfondimento, laboratori, iniziative culturali. Una molteplicità di eventi e appuntamenti che partendo dal capoluogo hanno interessato diverse città e paesi sardi tra cui Sassari, Nuoro, Bono, per culminare, sempre a Cagliari, domenica sera, a Sa Manifattura.

«Il 28 aprile e nei giorni a seguire abbiamo celebrato la rivolta e il sogno di liberazione nazionale dei sardi – ha proseguito Solinas –. Ecco, quel sentimento identitario che ci accomuna deve continuare a tenere vivo il nostro spirito e le nostre menti per incentivare un percorso di rifioritura del popolo sardo. Conoscere il nostro passato vuol dire volgere lo sguardo verso il futuro potendo contemplare orizzonti più vasti. È con questo spirito – ha concluso il presidente della Regione – che dobbiamo fare tesoro della Storia, con la stessa determinazione e la stessa fermezza d’un tempo nel difendere i diritti inalienabili del nostro popolo, sempre orgogliosi delle nostre radici, fieri di essere popolo e nazione sarda».

La rievocazione storica a cura della Compagnia Teatro Sassari (foto di Luigi Marras)

A Sassari l’evento patrocinato dalla Regione. Venerdì 28 aprile la città ha celebrato la festa del popolo sardo e i suoi “Vespri”: l’insurrezione popolare del 28 aprile 1794 con la quale si allontanarono da Cagliari i piemontesi e il vicerè Balbiano. Il programma è stato organizzato dalla compagnia Teatro Sassari, in collaborazione con la compagnia S’Arza e con il patrocinio della Regione Sardegna e del Comune di Sassari.

I movimenti insurrezionali partirono da Cagliari per poi coinvolgere le altre città sarde. A Sassari schiere di contadini provenienti da tutto il Logudoro tumultuarono contro i feudatari all’inno “Procurade’e moderare, barones sa tirannia” dell’ozierese Francesco Ignazio Mannu. Fu allora che per sedare i tumulti venne inviato da Cagliari Giovanni Maria Angioy col grado di Alternos, cioè con poteri uguali a quelli del viceré, per convincere i riottosi cittadini e in particolare i suoi feudatari, a piegarsi al “nuovo corso”.

La compagnia Teatro Sassari, venerdì, a partire dalle 18, ha presentato lo spettacolo itinerante “1796 Alternos Giovanni Maria Angioy” di Michele Pio Ledda. Primo quadro Palazzo di Città dove è stato rivissuto l’incontro dei notabili sassaresi con la popolazione in attesa dell’arrivo di Giovanni Maria Angioy. La vicenda è proseguita in piazza Tola (Palazzo del duca dell’Asinara) rievocando la fase in cui la popolazione rivoltosa tenta di prendere d’assalto il Palazzo e il suo proprietario, ma il Duca è già scappato, insieme ad altri nobili della città. Il quadro conclusivo in piazza Duomo, di fronte alla cattedrale di San Nicola, con la festa di popolo per l’arrivo di Angioy ormai passato dalla parte dei rivoltosi, che lo accolgono in un bagno di folla come liberatore, mentre l’arcivescovo lo benedice per il prosieguo della missione ed il clero gli dedica il “Te Deum”.

Lo spettacolo nasce nel 1998 da un testo di Michele Pio Ledda, con la regia di Giampiero Cubeddu e l’attore Gianpaolo Poddighe nei panni di Giovanni Maria Angioy ed è stato rappresentato come spettacolo itinerante dalla Compagnia Teatro Sassari nel 1996 a Bono, nel 1998 e nel 2001 a Sassari, nel 1997 e nel 2000 al Verdi in versione teatrale. Il lavoro è diretto da Mario Lubino, coordinamento scenico Alfredo Ruscitto, fonica Grandi, luci di Tony Grandi. In scena 24 attori della Compagnia Teatro Sassari, con il Coro Logudoro Usini – Corpo di ballo San Giorgio Usini, la Polifonica Santa Cecilia diretta da Matteo Taras, la Banda Musicale “Luigi Canepa”, diretta da Michele Garofalo, e l’Associazione Ippica Osilese.

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