Campus: «Il virus è qua e dobbiamo combatterlo stando a casa»
A Sassari un’ordinanza del sindaco stabilisce la chiusura di parchi e giardini pubblici e la sospensione di qualsiasi pratica sportiva e le attività motorie svolte all’aperto
Sassari. «Dobbiamo proteggere noi stessi e i nostri anziani, che sono l’anello debole. Il virus è già qua. Non ci basta più chiudere l’aeroporto di Alghero o non fare arrivare i vacanzieri. Dobbiamo combatterlo stando a lavorare a casa». Il sindaco di Sassari lo ha ricordato questa mattina, nel corso di una conferenza stampa convocata nella sala consiliare di Palazzo Ducale. Giornalisti sistemati a distanza di quasi due metri tra di loro, presenti anche, come pubblico, il presidente del Consiglio comunale Maurilio Murru e il direttore generale Claudio Castagna.
«Il virus è già qua»
È il momento adesso della responsabilità da parte di tutti. Perché l’obiettivo deve essere sconfiggere il virus e la sua diffusione. Ma per poterlo fare è necessario osservare e rispettare le prescrizioni previste dalle norme introdotte dai Dpcm del Governo e non solo. A Sassari infatti un’ordinanza del sindaco – che segue l’ultimo Dpcm dell’11 marzo – stabilisce la chiusura di parchi e giardini pubblici e viene anche sospesa qualsiasi pratica sportiva e le attività motorie svolte all’aperto. Un divieto che ha già sollevato grandi critiche, soprattutto sui social. «Bisogna uscire di casa solo per comprovate necessità, comprovate esigenze primarie non rinviabili. La corsettina fa bene ma non è una situazione adesso di comprovata necessità, ficchiamocelo bene in testa. E un metro di distanza non basta: se starnutisco e mi appoggio su un palo della luce per fare stretching, poi arriva un altro e resta a due metri, sì però… magari passa lì le mani e si asciuga il sudore o le lacrime… abbiamo avuto la trasmissione. Il virus rimane sulla superficie per giorni. L’unica maniera per fermare questa tragedia è limitare i contatti standocene a casa». Nel Dpcm del 9 marzo era considerata l’attività motoria, ammessa solo se è possibile mantenere il metro di distanza, in quella dell’11 invece no. «Interpreto quel “non dico più nulla sulle corse” come un “beh, finalmente se ne rendono conto”. E così chiudo i parchi e i giardini. Impediamo di uscire per motivi che non sono essenziali e la passeggiatina non è essenziale. In condizioni di rischio gravissimo si assumono decisioni per il bene della collettività».
«Non sopporto la superficialità»
Qualcuno ha già detto che si rivolgerà al Tar per annullare quella parte di delibera, che va anche contro una circolare esplicativa del Gabinetto del Ministero dell’Interno ai prefetti. «Sono pronto ad affrontare il giudizio. Ma non c’è una soluzione alternativa a quella di limitare i contatti. In maniera conscia l’ho fatto per il bene collettivo». L’ordinanza non verrà revocata. «Sono disposto a presentarmi di fronte a qualsiasi Tar. È evidente che questa è una falla nel sistema. E non lo dice il sindaco, ma tutti gli esperti che in questo momento a Sassari sono in prima linea».
«Importante rispettare le norme igieniche»
E sulle polemiche e le critiche sui social per l’isolamento dei giorni scorsi? «Stiamo giocando con un virus che uccide, non abbiamo cure, manda in rianimazione cittadini e cittadine, alcuni da quella rianimazione non escono più».
«Non giochiamo su un virus che uccide»
Forse però ai cittadini andava spiegato che il sindaco non era stato contagiato, anche se era in quarantena. «Ho fatto quattro giorni di quarantena cautelare, come tutti gli altri passeggeri sassaresi, quando è saltato fuori il paziente per un contagio che più che sulla nave con 5mila persone di tutto il mondo poteva essere avvenuto sul volo (dell’aereo da Alghero verso il Golfo Persico dove è poi stata effettuata la crociera su una nave con circa 5mila persone, ndr). Il problema del contagio possibile era legato quindi a questo passaggio, almeno è la mia lettura».
«In questi giorni non ho parlato prima perché ero in quarantena»
«Non ho bisogno di fare comparsate. La mia carriera politica finisce qua. Ho però pensato che occorreva fare vedere alla città che non era una bufala e la maniera migliore per smentire le bufale è smentirle con i fatti», ha concluso Campus. (lu.fo.)