Artificio e devozione nella Sassari barocca

Restaurato l’Altare di San Antonio di Padova della chiesa di Santa Maria di Betlem. Venerdì prossimo conferenza di presentazione. Domenica in funzione il meccanismo mobile

AltareSAntonioSassari. Grazie all’intervento di restauro concluso dalla Soprintendenza di Sassari con finanziamenti statali, su progetto e direzione lavori di Alma Casula e Pietro Usai e condotto dalla ditta Paolo Oggiano di Cagliari, l’antico altare della chiesa di Santa Maria di Betlem, intitolato a Sant’Antonio di Padova, ha restituito l’antico aspetto che aveva a metà Settecento.

L’altare presentava un massiccio attacco in atto di termiti e se non si fosse intervenuti prontamente sarebbe crollato. L’azione devastante degli insetti infatti aveva minato alla base la tenuta del legno.

Oltre al recupero statico dell’altare il restauro ha permesso di recuperare la funzionalità di un altare dalle caratteristiche barocche uniche in tutta la Sardegna. L’esemplare conservato a Santa Maria di Betlem infatti costituisce una testimonianza importantissima di una categoria ormai pressoché scomparsa nell’Isola, ossia quella degli altari dotati di meccanismo di movimentazione. Tali particolarissimi altari – spiega Alma Casula – figurano in alcuni casi citati nei documenti d’archivio ma sono andati tutti distrutti, ad eccezione di alcuni esemplari conservati proprio a Santa Maria.

L’altare dedicato a S. Antonio di Padova è opera del grande maestro escultor y dorador Juan Antonio Contena, che lo portò a termine nel 1741. L’artista realizzò negli stessi anni anche il pregevole pulpito con storie di Sant’Antonio da Padova, in cui trionfa l’esuberanza ornamentale che contraddistingue la sua opera, aggiornata sui modelli della statuaria napoletana

Il retablo in legno dorato, intagliato e policromato poggia su un doppio ordine di plinti decorati a girali vegetali su cui poggiano due colonne affiancate da paraste avviluppate da girali vegetali e concluse da capitelli compositi. Nel fregio di coronamento, ad ali spezzate del timpano, è inserita un’edicola ospitante una piccola tela ad olio raffigurante l’estasi di Sant’Antonio. Al centro una nicchia ospita il simulacro del santo titolare in legno policromo che può essere velata o scoperta mediante la movimentazione di un dipinto che vi scorre davanti.

Tale insolita strutturazione movibile del quadro è documentata nell’atto notarile stilato il 31 dicembre 1774, tra i frati della chiesa e l’artefice Francisco Usay, per la realizzazione di un altare in onore di San Giuseppe da Copertino ubicato nell’attigua 2ª cappella. La sua lettura ha fornito preziose indicazioni ed individuato nell’altare ligneo di Sant’Antonio da Padova il modello al quale si sarebbe dovuto con i dovuti distinguo, rifare l’artigiano per la realizzazione del nuovo manufatto.

Per l’altare di San Giuseppe da Copertino viene infatti previsto un sistema di movimentazione del dipinto a libro, contrariamente a quello presente nel nostro altare di Sant’Antonio, dove un meccanismo più complesso a saliscendi permetteva ad un quadro su tela di coprire o scoprire la statua del santo titolare inserita nella nicchia centrale. L’impiego del congegno, restaurato e rimesso in grado di funzionare, permette al dipinto di scorrere teso, dal basso verso l’alto, entro una sottile e ben dissimulata asola ricavata nello spessore dell’altare. Questo espediente costituisce un interessantissimo stratagemma della devozionalità barocca tesa a sorprendere, suggestionare ed incantare il fedele durante le elaborate liturgie in cui si poteva velare e ri-velare la statua lignea retrostante, allo scopo di accendere nel fedele il desiderio di vedere l’invisibile, la corporeità dell’oggetto di sacra devozione.

Il restauro inoltre ha permesso di scoprire che la statua di S. Antonio è il frutto delle modifiche apportate ad una statua più antica e di scoprire al suo interno una serie di documenti sul suo potere tra cui la grazia della pioggia concessa nel maggio del 1755.

Venerdì 13 alle 10,30 in Pinacoteca al Mus’a verranno illustrate da Alma casula e Pietro Usai le interessanti particolarità del restauro e le novità scaturite dal restauro che non mancheranno di sorprendere mentre domenica dopo la santa messa delle 19 (quindi tra le 19,45 e le 20) in chiesa verrà mostrato in movimento il congegno barocco dell’altare.

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