Undici consiglieri del Pd chiedono a Nicola Sanna di ripartire da zero
Documento firmato da Ughi, Bazzoni, Benvenuto, Crobu, Fadda, Fundoni, Masala, Panu, Perrone, Piu e Sanna. Quello in carica, scrivono, è l’esecutivo del sindaco
Sassari. Nicola Sanna rifletta sulle conseguenze delle sue azioni e utilizzi le sue prerogative politiche e istituzionali per ripartire da zero. È quanto chiedono 11 consiglieri che fanno riferimento al gruppo di Palazzo Ducale (sempre che siano confermati i numeri che vedono in tutto 13 eletti per il Pd). Martedì scorso c’è infatti stata a Palazzo Ducale una riunione con il sindaco, gli assessori ed i (probabili) consiglieri, tutti del Pd. In quell’occasione il primo cittadino, secondo quanto riportano le cronache anche sui social network, in riferimento ai tre assessorati che spetterebbero alle componenti del Pd che fanno riferimento a Spissu, Lai e Demontis e che sono stati assegnati invece ai primi tre dei non eletti (Luca Taras, della componente di Gavino Manca e Bruno Dettori, Maria Francesca Fantato, civatiana, e Luigi Polano, del gruppo ex Progetto Sardegna di Mario Bruno e Monica Spanedda) ha chiarito che «gli assessori del Pd sono a tempo e lo sanno. Saranno sostituiti non appena mi indicherete i loro sostituti, ma devono essere tre consiglieri eletti, non esterni». Parole che non hanno per niente rasserenato gli animi. Il punto è infatti che Sanna, soprattutto in altre occasioni, ha precisato che i tre posti sono destinati a consiglieri che fanno riferimento alle tre componenti di Lai, Spissu e Demontis, che avevano appoggiato Angela Mameli alle Primarie di aprile. Niente esterni insomma.

«Le dichiarazioni, non necessarie, né utili, rilasciate dal sindaco in seguito a una riunione informale e interlocutoria con gli eletti nella lista del Pd, la prima dopo venti giorni dal risultato elettorale, confermano la determinazione, già dimostrata con la nomina di una giunta di non eletti o di bocciati dal corpo elettorale, di non tenere in alcun conto il risultato delle urne e la conseguente volontà degli elettori, e di rispondere a una esclusiva logica di parte, irrispettosa delle modalità con le quali Nicola Sanna è stato candidato a sindaco dopo il risultato di parità scaturito dalle primarie. La nomina di questa giunta, non deve sfuggire a nessuno, è avvenuta senza alcun preventivo confronto né con i rappresentanti del Partito Democratico né tanto meno con gli eletti, con chi, dunque, ha contribuito in maniera importante anche alla elezione del sindaco», scrivono Antonio Piu, Carla Fundoni, Pierpaolo Bazzoni e Lisa Benvenuto (vicini al consigliere regionale Salvatore Demontis), Esmeralda Ughi, Giuseppe Masala, Stefano Perrone, Gianni Crobu e Lello Panu (della componente riconducibile a Giacomo Spissu), Valeria Fadda e Salvatore Sanna (del gruppo che fa invece riferimento al senatore Silvio Lai).
«Il sindaco ha scelto di negare ogni principio di dialogo e confronto politico, ha scelto di non aprire un tavolo di condivisione e partecipazione, preferendo come modalità interlocutoria l’approccio ai singoli e la richiesta di ingresso in giunta a titolo personale, in un quadro fumoso di deleghe e di competenze. Solo a seguito dell’auto convocazione degli eletti il sindaco ha sentito il bisogno di un incontro. Durante la riunione il primo cittadino si è arroccato sulle sue posizioni, non consentendo di fatto un confronto concreto e responsabile, ma ha continuato ad avanzare la perentoria richiesta di ingresso in giunta dei soli eletti, che è apparsa più come risposta ai primi dei non eletti, tutti appartenenti alle aree che lo hanno sostenuto alle primarie, che rispondente a severi criteri di rappresentanza e rappresentatività o di competenza. Poiché non andiamo alla ricerca di posti assessoriali, a questa condizione non siamo interessati a una proposta insufficiente, inadeguata, non rispondente al risultato che gli elettori ci hanno affidato», continuano gli 11 consiglieri.
«Pertanto ribadiamo che l’esecutivo in carica è l’esecutivo del sindaco e, per quanto ci riguarda, è un esecutivo che non risponde nella maniera più assoluta all’equilibrio e alla rappresentatività prodottasi con il voto popolare, ma riproduce una banale e arrogante logica correntizia, la stessa che propagandisticamente egli stesso dice di voler superare. Accade così che un’area che non è riuscita ad eleggere nessun consigliere si ritrovi con ben due assessori e un’altra che ne ha letto uno, abbia ugualmente due assessori. I fatti – prosegue la nota – dicono più di quanto le parole possano esprimere».
«Chiediamo con fermezza, ancora una volta, al sindaco – ribadiscono gli 11 consiglieri – di riflettere sulle conseguenze delle sue azioni e di utilizzare le sue prerogative politiche e istituzionali per ripartire da zero e riportare nel dialogo e nel confronto democratico quei valori di condivisione, apertura, partecipazione, inclusione, solidarietà e assunzione di responsabilità verso il bene comune che ci caratterizzano come grande forza politica e che hanno permesso l’esaltante risultato elettorale del Partito democratico, non solo a livello cittadino. Il mantenimento della situazione attuale segna un pessimo inizio e può produrre soltanto tensioni nella amministrazione e nelle decisioni fra Consiglio e Giunta di cui ciascuno assumerà responsabilità ma che, come è evidente, vanno anzitutto ricercate nelle decisioni assunte dal primo cittadino».