Transizione energetica in Sardegna, non sarà un’invasione di pale eoliche

Se ne è parlato a Ozieri in occasione di EnerLoc, il meeting annuale organizzato dalla PromoPA Fondazione e dalla Camera di Commercio di Sassari

L’intervento dell’assessore Cani

Ozieri. Entro metà novembre la legge sulle aree idonee, poi il via ai bandi: il punto della situazione lo ha fatto nei giorni scorsi l’assessore regionale dell’Industria Emanuele Cani insieme a numerosi esperti del settore nel corso del meeting annuale di EnerLoc, organizzato dalla PromoPA Fondazione e dalla Camera di Commercio di Sassari con il sostegno della Fondazione di Sardegna e del Consorzio Industriale della Provincia di Sassari. Sistema delle regole, programmazione, produzione di energia per l’Europa, aree idonee, decarbonizzazione, comunità energetiche ed energie rinnovabili i temi di discussione.

L’argomento della transizione energetica è complesso e sta tenendo banco da settimane nel dibattito regionale. EnerLoc, l’appuntamento sulle energie rinnovabili, incentrato in questa 18ª edizione su “Decarbonizzazione, tutela dell’ambiente ed energie rinnovabili: problematiche e prospettive della transizione energetica in Sardegna”, ha cercato di mettere ordine in uno scenario di informazione che mai come in questa fase necessita di chiarezza, riunendo attorno a un tavolo amministratori ed esperti nel meeting annuale ospitato a Ozieri in un luogo fortemente simbolico per l’intera isola, l’edifico della prima centrale elettrica in Sardegna, oggi splendidamente restaurato e adibito a Pinacoteca comunale.

Un incontro al quale non è voluto mancare l’assessore regionale dell’Industria Emanuele Cani, a Ozieri non per un semplice saluto, ma per illustrare nel dettaglio e in maniera chiara il lavoro dell’agenda regionale, le attività, la programmazione, le scadenze, gli investimenti che si stanno definendo perché la Sardegna possa fare la propria parte nel processo della transizione energetica, necessaria per il futuro dei territori e nel rispetto di quanto richiesto dall’Europa. Una presenza non limitata all’articolato intervento che ha introdotto i lavori ma che ha accompagnato con estremo interesse l’intera sessione di lavori della giornata.

«Partiamo da un concetto fondamentale – ha detto l’assessore – che è quello di energia a favore del cittadino. L’obiettivo deve essere proprio quello di capire attraverso quali meccanismi possiamo restituire ai sardi e alla Sardegna il massimo, in relazione a una risorsa che abbiamo e che vogliamo utilizzare».

Due le questioni fondamentali: il sistema di regole e la programmazione. «La prima attività che abbiamo sviluppato è stata quella sulle regole – ha spiegato Cani –. Ci siamo trovati e ci troviamo in una condizione in cui la mancata definizione del sistema di regole ha prodotto una situazione ingovernabile dal punto di vista amministrativo. Per questo abbiamo deciso di dare uno stop al sistema, solo temporaneo, per poter ragionare, definire le regole e fare bene i progetti. Questo è l’obiettivo, non certo quello di bloccare i progetti e impedire la transizione energetica».

Tra i passaggi più delicati dell’attività del governo regionale, quello sulle aree idonee, attualmente in discussione in Consiglio: «Prevediamo che l’intera legge possa essere definita entro i primi 15 giorni di novembre – ha precisato l’assessore dell’Industria – quindi verosimilmente a metà novembre dovremmo avere in Sardegna un quadro di norme definito sul quale costruire tutta la nostra programmazione relativamente ai progetti e credo che dai primi mesi del 2025 saremo operativi con queste misure. La legge in discussione ha come obiettivo quello di rispettare ciò che legislatore nazionale, sulla base dell’intesa con l’Europa, ci ha assegnato ovvero 6,2 gigawatt di produzione, con la consapevolezza di essere all’interno di un contributo che la Regione Sardegna vuole dare per una giusta transizione energetica».

Il ragionamento alla base rimanda non soltanto al fotovoltaico e all’eolico ma a quel mix di energia da fonti rinnovabili che comprende anche l’idroelettrico, «che – ha sottolineato l’assessore – declinato alle nuove tecnologie potrebbe incidere in maniera importante sulla quota dei 6,2 gigawatt».

E poi tutto il resto della filiera di produzione di energie rinnovabili, le biomasse e tutta la parte che riguarda autoconsumo e comunità energetiche. Ancora, gli impianti off-shore con eventuali installazioni a non meno di 25 miglia dalla costa (50 chilometri circa), e produzione caricata sul versante Sardegna. «Ecco perché quando si parla dei 6,2 GW bisogna mettere assieme una serie di valutazioni – ha sottolineato l’assessore – evitando di speculare dal punto di vista della comunicazione rappresentando una Sardegna piena di pale eoliche. Non è così, perché la norma che noi stiamo scrivendo va esattamente in direzione contraria».

Nella legge si prevede anche una importante parte economica e finanziaria anche su progetti di autoconsumo e di comunità energetiche con una dotazione importante (700 milioni di euro), che passa attraverso l’analisi delle situazioni attuali di sistema dopo il Superbonus, in relazione al sostegno alle famiglie, ai privati e alle imprese.

Uno spazio importante della giornata di studi è stato dedicato al sistema delle comunità energetiche, che, come sottolineato dallo stesso assessore regionale e dagli esperti intervenuti, in Sardegna finora non ha decollato. «Il nostro obiettivo è quello di favorire il più possibile le amministrazioni comunali per la realizzazione delle CER e fornire delle risorse che ne permettano l’avvio e la gestione».

Intanto in tema di CER, muovono passi importanti iniziative come quella della Camera di Commercio di Sassari che con i laboratori dello Sportello Energia ha creato un modello di accompagnamento per la costituzione delle comunità energetiche. Nel corso di quest’anno sono stati presi in esame 10 progetti su diversi territori (Olbia, Alghero, Ozieri, Martis, per citarne alcuni) le cui esperienze sono state presentate nel corso del convegno. Un passo importantissimo, anche sul piano del cambio culturale necessario nel complesso processo, a tutti i livelli.

L’assessore si è soffermato anche sugli strumenti di programmazione. «Ci siamo ritrovati in una situazione in cui abbiamo ereditato un piano energetico fermo al 2016 – ha spiegato – che non è connesso alla situazione attuale e che quindi non può essere adottato. Senza questo strumento di pianificazione è possibile definire quello di cui veramente ha bisogno in termini di fabbisogno, aree da destinare, consumo, prospettive, situazione industriale. Stiamo quindi lavorando per definire il piano energetico regionale, abbiamo adottato una delibera, istituito l’ufficio del Piano all’interno del quale ci sono le due università, di Cagliari e Sassari, per condurre un lavoro importante e articolato».

Un lavoro che traccia la politica di sviluppo della Sardegna affrontando le questioni delle energie rinnovabili, del gas della valorizzazione dell’idroelettrico e dell’idrogeno, abbracciando anche altre forme innovative di produzione di energie rinnovabili attraverso progetti di sperimentazione.

Elementi questi ultimi sottolineati anche da Giacomo Spissu, presidente della Fondazione di Sardegna, che ha messo sul tavolo del confronto il grande tema della decarbonizzazione. «Al di là delle scadenze delle tappe e delle modalità con le quali questo processo di transizione energetica si svilupperà – ha detto Spissu – occorre affrontare la criticità che riguarda l’uso di combustibili che siano diversi da quelli fossili e di quelli che la ricerca indica come prospettive future, idrogeno o nucleare di ultimissima generazione, insieme a tutto ciò che deriva dalle fonti rinnovabili. In Sardegna stiamo usando l’energia prodotta esclusivamente o quasi esclusivamente da fonti fossili e al momento alla sostituzione delle fonti fossili non ci sono tante soluzioni. Non si vogliono le pale perché ci disturbano la vista, non si vogliono i pannelli fotovoltaici, il tirrenian link, possibilmente non il gas, in un momento nel quale consumiamo sempre più energia e ne abbiamo sempre maggior bisogno a partire dal quotidiano, dall’uso dei telefoni cellulari ai computer. Senza l’energia non ci saranno investimenti, non ci sarà innovazione e non ci sarà sviluppo e non ci saranno imprenditori disposti a investire in Sardegna. È facilissimo girare interruttore accendere qualsiasi cosa ma in un sistema così complesso occorrono le migliori decisioni ma anche un netto cambio culturale, soprattutto se vogliamo chiudere le due centrali a carbone che ci alimentano in Sardegna fino ad oggi».

Temi che riguardano l’intera isola e che coinvolgono un fronte ampissimo di attori del territorio, dagli amministratori pubblici ai tecnici del settore, dalle imprese ai singoli cittadini, come singoli e come comunità. E infatti alla giornata di lavori animata dai relatori esperti delle diverse materie, da quelle giuridiche a quelle ambientali, hanno preso parte in maniera straordinariamente significativa sindaci di vari centri dell’isola, rappresentanti delle istituzioni locali e regionali, tecnici e cittadini, che hanno seguito anche con grande interesse i contributi di sostegno e di idee del sindaco di Ozieri Marco Peralta, del presidente della Camera di commercio di Sassari Stefano Visconti, della vice presidente Maria Amelia Lai, del vicesindaco e assessore all’Ambiente del Comune di Sassari Tore Dau, dell’amministratore straordinario della Città Metropolitana di Sassari Gavino Arru, del rettore dell’Università di Sassari Gavino Mariotti e del presidente del Consorzio Industriale Provinciale Valerio Scanu.

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